Tornano le donne invisibili in Afghanistan

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“Voi avete l’orologio, noi il tempo” è uno dei motti preferiti dai talebani.

Sono immagini molto tragiche, di dolore, di caos e disperazione, quelle che arrivano in queste ore dall’Afghanistan.

È successo, i Talebani hanno ripreso il controllo del Paese dichiarando la nascita dell’Emirato Islamico. L’aeroporto di Kabul è stato preso d’assalto, perché in migliaia cercano la fuga. All’arrivo dei talebani, centinaia di disperati hanno preferito aggrapparsi fuori dagli aerei in fase di decollo, per poi precipitare nel vuoto, dopo poche centinaia di metri.

Una scena da apocalisse. Da film horror.

Ma come mai siamo arrivati a questo?

Sotto accusa finiscono gli Usa, ma è tutto l’Occidente ad essere chiamato in causa.

Guardando le immagini che manda la tv, il mio pensiero va ai più deboli, ai bimbi e alle donne, a tutti coloro che torneranno ad essere invisibili, senza diritti e voce. Eh sì, perché per i talebani gli animali hanno più diritti delle donne.

Loro odiano vedere gli animali rinchiusi in gabbia, ma le donne devono restare prigioniere, quasi murate vive. Le donne saranno di nuovo coperte da veli, non potranno uscire se non in compagnia di un uomo e sono nuovamente viste solo come prede, e come uteri in cui generare.

Donne che non possono guardare né vedere ciò che c’è fuori dalle mura di casa. Le donne, devono essere da ora in poi, interamente coperte, compresi da guanti neri e il velo sul viso. Non possono uscire di casa senza un uomo di famiglia maggiorenne. Ma le donne, non hanno aspettato che arrivasse una legge specifica. Per evitare problemi, per paura di rappresaglia, anche le ragazze giovani si sono coperte ancora prima di vedere le milizie talebane per la strada.

Durante il vecchio regime talebano, il burqa era obbligatorio, le donne non potevano truccarsi, usare smalto, indossare gioielli. Non potevano lavorare, frequentare la scuola. Non potevano ridere. Il contatto con gli uomini veniva filtrato in ogni modo. Non solo gli abiti coprivano ogni parte del corpo, ma lo sguardo non deve incrociare quello di un maschio, la mano non poteva stringere quella di sesso opposto. Esseri invisibili, impercettibili, cancellate al punto da dover limitare il rumore prodotto mentre si muovevano, il rumore prodotto dei tacchi venne vietato nel luglio del 1997.

Le limitazioni si accompagnavano a punizioni esemplari in caso di trasgressione, con amputazioni e pene di morte eseguite in pubblico. Tantissime in quegli anni si sono tolte la vita.

Con la caduta dei talebani del 2001, le donne hanno ottenuto alcune progressive concessioni. Hanno potuto nuovamente rendersi visibili, dopo anni trascorsi dietro un burqa, non più obbligatorio. I loro passi hanno ricominciato a fare rumore nelle scuole, nei posti di lavoro.

Ed ora? Cosa sarà di loro!

Ma tutto questo accade solo per crudeltà umana, non ha invece nulla di religioso, di leggi e insegnamenti del Corano, è solo per la crudeltà di un popolo. Fra il 1996 e il 2001, quando gli americani invasero l’Afghanistan, i talebani imposero la sharia, la legge islamica.

Ciò si tradusse in una nazione che diventò profondamente violenta, repressiva e instabile che accolse anche terroristi. Nel 1996, dopo aver conquistato Kabul, i talebani usarono squadre di “polizia morale” per la “Promozione della virtù e l’eliminazione del vizio”. Le donne che uscivano non accompagnate da uomini venivano picchiate per strada. Il gioco del calcio e la musica vennero banditi. Lo stadio di Kabul venne usato per le esecuzioni pubbliche.

“È la libertà delle donne a misurare il destino dei bambini. Dei bambini maschi, altrimenti spinti a diventare apprendisti fanatici, preti guerrieri e picchiatori. Delle bambine, altrimenti addestrate a esser cancellate dall’esistenza civile. La storia della nostra parte di mondo – che si intreccia peraltro da sempre alla storia delle altre parti – non riesce più a meritarsi il nome di progresso se non per questo lentissimo e tormentato sprigionarsi della libertà delle donne. Le donne sono la posta di mutue aggressioni, naturalmente.

E’ tuttavia innegabile una posizione sottomessa e oscurata della donna nei paesi di tradizione islamica. Come l’argomento addotto a proposito delle mutilazioni genitali femminili, o dell’abbigliamento che occulta la vista della donna”.

Oriana Fallaci

Angela Amendola

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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