Tutump…

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Credo in Dio.

Tutte le volte in cui mi reco in chiesa, lo faccio a prescindere dall’evento occasionale della Santa Messa.

Amo il confronto con nostro Signore, basato talvolta su una personale schiettezza che rimanda ad un colloquio unilaterale con un vecchio amico.

Sono certamente una peccatrice e detesto il perbenismo di facciata.

Ambisco a migliorare e a progredire sulla strada del bene, cercando di agire in maniera onesta e coscienziosa, soprattutto attraverso le buone opere.

Già…

Le buone opere…

Oggi desidero porre l’attenzione sulla sfera “anomala” della partecipazione all’appuntamento domenicale con Dio.

Conosco degli ottimi praticanti, delle persone squisite che infondono tanto amore, talvolta servendosi solamente del loro sguardo.

È gente che aiuta, che si prodica per giungere in soccorso delle anime, che predica bene… e che agisce ancora meglio.

Ma purtroppo, nel corso della mia esperienza all’interno delle realtà parrocchiali, mi sono anche imbattuta in quelli che mi piace definire “percussionisti di petto domenicali”.

Si tratta di teatranti esperti, di attori che meriterebbero un Oscar per la migliore interpretazione, di personaggi talvolta grotteschi e goffi, che amano celare numerose pecche e malvagità, al di là di un’apparente e pubblica buona condotta.

Il male perpetrato da costoro, una volta terminata la celebrazione eucaristica, semina un amaro e profondo senso di sgomento.

Preferisco di gran lunga l’astensionismo ad una malsana partecipazione.

Dunque, attraverso uno scritto sarcastico, pensato appositamente per narrare dei suddetti meri “percussionisti”, mi auguro di indurre il lettore
ad uno spunto di riflessione profondo e, allo stesso tempo, di suscitare una gradevole sensazione di goliardia.

Tutump, tutump, tutump”.
Il rimbombo è quasi assordante,
di mani sull’arido cuore, ahimè,
se ne posan così tante!
” Tutump, tutump, tutump”.
I “percussionisti di petto domenicali”
tentano invano di scacciar via tutti i mali. Questi non sono color che vanno in Chiesa
con intenzioni di pace,
ma quelli che all’egoismo
danno solo gran voce.
Ed esibiscon con cura pellicce ed orpelli,
ma una volta fuori dalla casa del Padre annientano i propri fratelli.
Suvvia, ipocriti cari,
perchè di bontà siete tanto avari?
Il Santo Natale è ormai alle porte,
troppa incoerenza condanna l’anima a morte. Meglio stare a casa se questo è il risultato, scagli la prima pietra chi giammai ha peccato. È vero, lo ammetto,
abbiamo tutti grandi colpe,
ma perseverare con astuzia
è prerogativa della volpe.
Il frastuono del male s’avverte ed intona, lasciate ” tammuriniar”
chi lo sa fare, per la festa della Patrona!!!

Maria Cristina Adragna

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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