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…Quell’uomo di bell’aspetto, gentile e premuroso, non era altro che uno spacciatore di droga che in breve tempo la coinvolse e la indusse a drogarsi.
Mamma rimase turbata nell’apprendere le vicissitudini di Orietta, l’amica con la quale in gioventù aveva condiviso momenti felici e di spensieratezza, e pensò che adesso che si erano ritrovate, le cose per lei sarebbero andate molto meglio…almeno così, sperava!
Orietta veniva spesso a trovarla, e qualche volta uscivano insieme per svagarsi un po’.
Naturalmente mio padre non approvava, e ogni giorno diventava sempre più violento.
La situazione era diventata ingestibile, e quando poteva, mamma correva a rifugiarsi in casa dell’amica, infischiandosene anche di noi figli.
Ma la sua insofferenza cresceva ogni giorno di più, e una sera in cui la disperazione aveva preso il sopravvento, in un momento di debolezza, si lasciò trasportare dall’oblio e dalla spensieratezza insieme all’amica, affogando i dispiaceri nell’alcol e nella droga.
Si supponeva fosse un caso isolato, infatti per un periodo di tempo riuscì a farne a meno; ma l’ecstasi è una droga che s’insinua in modo violento nel corpo e nella mente rendendo le persone schiave di dipendenza, e fu così che mamma si trovò nel periodo più buio della sua vita. Inizialmente non fu facile, per lei, procurarsi la droga, e si limitò a farne uso discontinuo, ma Orietta aveva svariate conoscenze che estese anche a lei.
Che tristezza!
I lineamenti di mamma si erano deformati e non era più lucida come una volta, anzi, continuava a dormire e chiudersi nel suo piccolo mondo…
Che famiglia!!!
Il babbo si ubriacava e mamma si drogava. Cosa avrei potuto desiderare di meglio???
La nostra vita scorreva fra ansie e paure, e anche papà, più alcolizzato che mai, non si rendeva conto di ciò che girava attorno a noi.
I giorni scorrevano lenti e tutti uguali, e noi figli eravamo le uniche vittime di quell’obbrobrio, affinchè, un giorno, nostro padre si ammalò di cirrosi epatica, e senza curarsene continuò a bere come un forsennato, le sue condizioni si aggravarono e i medici dovettero intervenire tempestivamente con un trapianto al fegato.
Ancora oggi mi chiedo se sia stato un bene o un male, perchè una loro negligenza provocò la morte di mio padre, e il tribunale dei malati decise di risarcirci per una consistente somma di denaro che ci avrebbe permesso di vivere agiatamente.
A ripensare quel tragico momento provo ancora vergogna…
C O N T I N U A…
Grazia Bologna
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[…] Tutto può succedere (Parte 2a) […]
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