Tutti al voto

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Tra qualche settimana, nella regione Calabria e in alcune grandi città si andrà a votare per eleggere coloro che rappresenteranno i cittadini nei prossimi anni.

Ed è proprio seguendo una tribuna elettorale che mi ha colpito il dato conosciuto ma, in quel momento, trascurato dell’alto tasso di astensione del voto.

Eppure Il voto è un diritto, regolato dalla Costituzione che al comma 2 dell’art. 48 elenca le caratteristiche del voto:

<< Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è un dovere civico >>.

Il voto quindi è personale ed ogni cittadino ne può esercitare il diritto, nessuno può sostituirlo, con delega, se non per gravi motivi.

Rende uguali, il voto di uno equivale al voto di un altro non ci sono differenze di ceto, né di sesso.

È libero, nessuno deve condizionare l’altro con pressioni o limitazioni.

È segreto, nessuno deve carpire come si sia votato, così come nessuno è obbligato a dire a quale schieramento politico appartenga. Infine è un dovere civico, questo per far sentire ad ogni cittadino la responsabilità di dover partecipare con il voto alla vita politica italiana.

Il senso civico degli italiani da un po’ di tempo non brilla molto, i tanti che non vogliono fare il vaccino a danno di tutta la comunità ne sono un esempio ma per tornare al voto anche in questo caso, come dicevo prima, da molti anni la partecipazione diminuisce.

L’astensione del voto potrebbe derivare non tanto da disinteresse quanto dall’intenzione di far emergere il proprio disaccordo con la classe politica.

Nel corso della storia, la conquista del voto per tutti i cittadini è stata accompagnata da lotte che sono state condotte contro il potere assoluto dei monarchi e si legavano alla richiesta della libertà e dell’uguaglianza nei confronti di nobiltà e alto clero.

In epoche successive, crollati i regimi monarchici, il voto fu stabilito per censo, è il periodo del trionfo della borghesia che impose il diritto di voto a coloro che possedevano un certo patrimonio, erano esclusi dal voto i nullatenenti.

È da questo momento che si iniziò a pensare al suffragio universale, impropriamente detto poiché dal voto erano escluse le donne.

Il suffragio universale maschile fu esteso in Europa, nei vari stati, nel corso dell’Ottocento quando, a causa dell’esclusione, le donne si organizzarono in vari movimenti femministi.

Le suffragette, così furono chiamate, ponevano come obiettivo delle loro proteste il voto alle donne che fu conquistato solo nel Novecento e soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Fu così anche in Italia e foto dell’epoca ci mostrano lunghe file di donne uomini sorridenti e felici, immagino, di esprimere un voto finalmente libero dopo la dittatura fascista che aveva imposto la lista unica, non consentendo a partiti diversi da quello fascista di presentarsi al voto.

Il voto ci consente di esprimere liberamente il nostro parere, è un diritto faticosamente conquistato, non dobbiamo rinunciarne con leggerezza.

Da quei giorni molte cose sono cambiate, si è spento l’eco di lotte per la libertà, si è perduto il senso civico che spingeva le persone a lavorare per costruire un mondo diverso, si è persa la fiducia in una classe politica che ha pensato sempre più a se stessa e al proprio interesse piuttosto che al benessere della collettività.

Malata di protagonismo, lontana dai problemi dei cittadini, non ispira più fiducia. Ma fra tutti i candidati, anche in un piccolo partito, uno scelto dal capo, ma che ha in sé qualcosa di buono ci sarà.

Con questa speranza mi accosto al voto a cui non mi sono mai sottratta, è un diritto che voglio sempre esercitare anche per non far pensare a qualcuno che basti lui a risolvere i problemi di tutti.

Anni fa un giornalista, Indro Montanelli, usò l’infelice espressione: << andare a votare turandosi il naso>>.

Non facciamo come lui, respiriamo libertà andando ad esprimere il nostro voto, non rinunciamo ad un diritto che potrebbe non essere per sempre.

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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