“Ti amo” e le altre

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I tormentoni estivi

Per chi è nato come me, dagli anni Sessanta in poi, il Festivalbar ha sempre annunciato l’arrivo dell’estate.

Ma cos’era per noi ragazzi l’estate?

La fine della scuola, le prime storie d’amore che duravano il tempo di una stagione o anche meno, e ascoltare in tv e alla radio, la musica del momento, che era rigorosamente in playback .

Con tanti artisti che si esibivano ogni settimana in una piazza italiana, da giugno a settembre. Una costante in quei mesi vacanzieri, per tutti noi, tra le settimane al mare e i progetti per il futuro. Ciò che era importante per gli artisti partecipanti al Festivalbar, era indovinare il pezzo giusto, il tormentone, il brano irresistibile da canticchiare in auto a squarciagola coi finestrini aperti. Il Festivalbar ci ha regalato tante canzoni divenute nel tempo grandi classici dal sapore nostalgico di mare, flirt e prime sbronze.

E ogni estate ha il suo tormentone musicale, perché ci sono ritornelli che immediatamente ci portano in spiaggia, tra aperitivi , birre ghiacciate e balli di gruppo.

Ma quello del tormentone estivo è uno strano destino. Tutti lo conoscono, lo cantano, eppure tutti quanti sembrano volerne prenderne le distanze. Ma è un grande errore perché, il tormentone, è molto di più di una semplice canzone.

E’ un marchio indelebile sui nostri ricordi dell’ estate , primi tormentoni risalgono agli anni Sessanta.

Tra i più conosciuti c’è i WATUSSI di Edoardo Vianello.

Dagli anni ’60 a oggi il “Sia-amo i Watu-ussi” di Vianello ha riecheggiato in ogni festa che si sia svolta in Italia, con tanto di ballo incorporato che gli over 50 ancora oggi adorano insegnare ai gruppetti di under 10 nei paraggi. Certo in quegli anni si badava di più al contenuto, alcune canzoni volevano anche fare riflettere.

Basta pensare a Spiagge di Renato Zero, il testo parla della caducità della stagione estiva e tutto quello che gli ruota intorno. Ma sono tantissime le canzoni della fine degli anni Settanta che hanno dei testi che fanno riflettere.

Chi non ricorda  “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti? Una canzone quasi visionaria .

E “Splendido splendente” di Rettore, con il testo precursore sulla chirurgia estetica di cui si parla tanto oggi? S

e dovessi scegliere tra i miei tormentoni estivi avrei bellissime canzoni come “Luna“di Gianni Togni, per arrivare alla voce unica di Giuni Russo nella sua “Un’ estate al mare“.

Adesso le canzoni che ci propongono come ritmi per l’estate sono tutte uguali, e ogni anno troviamo quasi dei rifacimenti degli anni precedenti.Ritmi caraibici e il meneito tanto usato da artisti come Amoroso, Lamborghini e quest’anno anche Annalisa che ha preferito questa carriera alla sua laurea in Fisica.

Da pochissimi anni tra gli artisti tormentoni estivi, troviamo la sempre giovane Orietta Berti, che si riinventa e ogni volta è un successo per lei.

Ma i miei tormentoni estivi quali sono?

Sono tanti non saprei stilare una classifica sul gradimento, ma su uno dei gradini più un alto metterei senza dubbio “Ti amo” di Umberto Tozzi con quella frase che riecheggia nella mente di molti, me compresa, per il significato che non sappiamo dargli.

Aprì la porta ad un guerriero di carta igienica“.

Poche canzoni come queste hanno segnato una generazione. L’abbiamo ascoltata e cantata per anni, eppure, quando chiedo a qualcuno il significato del testo di questa canzone, mi sento sempre rispondere cose del tipo: “facile, è una canzone d’amore”. Sicuri? Si, va bene, si sente ripetere mille e mille volte il ritornello “ti amo”, ma ne siete sicuri?

Allora spiegatemi cos’è un guerriero di carta igienica, e perché “un soldo ti amo”, e cos’è questo vino leggero?

Insomma, sembra un calderone di frasi senza senso e, forse, in parte lo è davvero.

Alla fine, se pur con uno spessore differente, si cade ancora una volta sul classico degli anni settanta: il marito, la moglie e l’amante.

Questa canzone infatti è divisa in due parti: nella prima l’autore si rivolge all’amante, esternando il suo amore, ma anche i suoi dubbi e le sue paure, nella seconda alla moglie, alla quale invia quasi una preghiera disperata, implorandola di fargli riscoprire il fascino del matrimonio, quel fascino che si è perso.

Nella prima parte parla alla sua amante. Un’amante che gli dona passione. Una donna con la quale resterebbe tutto il tempo possibile, ma purtroppo è il primo maggio, e non ha scuse da raccontare alla moglie, è la festa del lavoro.

E quindi torna a casa.

Appena tornato dalla moglie le prime cose che gli escono dal cuore sono un “ti amo” e un “ti chiedo perdono”. Apri la porta ad un guerriero di carta igienica è una delle frasi che sono ancora oggetto di discussione.

Alla moglie, differentemente dall’amante, non chiede passione, ma chiede un bambino, che forse è l’unica cosa che può dare un po’ di ossigeno al rapporto.

“Ti amo” nel 1977 vinse il Festivalbar entrando nella memoria collettiva del pubblico internazionale anche per una serie di cover incise successivamente: dai Ricchi e Poveri a Dalida, passando per Laura Braningam, Helene Segara e Anastacia incisa in duetto con lo stesso Tozzi in occasione del quarantesimo compleanno della canzone.

Ti amo,
in aria
ti amo
se viene testa vuol dire che basta
lasciamoci.
ti amo, io sono, ti amo, in fondo un uomo
che non ha freddo nel cuore, nel letto
comando io
ma tremo davanti al tuo seno,
ti odio e ti amo,
è una farfalla che muore sbattendo le ali
l’amore che a letto si fa
prendimi l’altra metà
oggi ritorno da lei
primo Maggio, su coraggio
Io ti amo e chiedo perdono
ricordi chi sono
apri la porta a un guerriero di carta igienica
e dammi il tuo vino leggero
che hai fatto quando non c’ero
e le lenzuola di lino
dammi il sonno di un bambino
che fa
sogna
cavalli e si gira
e un po’ di lavoro
fammi abbracciare una donna che stira
cantando
e poi fatti un po’ prendere in giro
prima di fare l’amore
vesti la rabbia di pace e sottane sulla luce
io ti amo e chiedo perdono
ricordi chi sono
ti amo, ti amo, ti amo ti amo
e dammi il tuo vino leggero
che hai fatto quando non c’ero
e le lenzuola di lino
dammi il sonno di un bambino
che fa
sogna
cavalli e si gira
e un po’ di lavoro
fammi abbracciare una donna che stira
cantando
e poi fatti un po’ prendere in giro
prima di fare l’amore
vesti la rabbia di pace e sottane sulla luce
io ti amo e chiedo perdono
ricordi chi sono
ti amo, ti amo, ti amo ti amo…

Angela Amendola

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Cataleya e gli altri bambini scomparsi

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