Il tatuaggio ha origini antichissime, deriva dal francese tatouage, a sua volta dal verbo tatouer e questo dal termine anglosassone tattoo, adattamento del samoano tatau.
È una tecnica di decorazione pittorica corporale dell’uomo, decorazione destinata a durare per molto tempo, a volte per sempre.
Di recente però sono state scoperte ed inventate tecniche per realizzare tatuaggi temporanei.
Prima che il Cristianesimo divenisse religione lecita e, successivamente religione di Stato, molti cristiani si tatuavano sulla pelle simboli religiosi per marcare la propria identità spirituale.
La religione ebraica ha da sempre vietato tutti i tatuaggi permanenti, come prescritto del Levitico (19, 28).
Anche per l’Islam tutti i tatuaggi permanenti sono vietati, come spiegato dal Profeta Maometto, sono consentiti solo i tatuaggi temporanei fatti per mezzo dell’henna (pigmento organico di color rosso-amaranto, ricavato dalla pianta della “Lawsonia inermis“, “Henna” in arabo).
Nella tradizione araba e anche in quella indiana sono le donne a tatuarsi con l’henna, sia le mani che i piedi; molte spose vengono completamente tatuate per la loro prima notte di nozze, infatti la sera prima delle nozze viene chiamata “Lelet al Henna” (la notte dell’henna).
I tatuaggi d’henna sono estremamente decorativi, quasi sempre con motivi floreali stilizzati; quelli molto elaborati finiscono per sembrare delle opere d’arte che hanno la durata media di qualche settimana di vita.
Il tatuaggio cadde in disuso durante il medioevo, riemergendo nella seconda metà del XIX secolo, con la pubblicazione, nel 1876, del saggio “L’uomo delinquente” di Cesare Lombroso.
Egli mette in stretta correlazione il tatuaggio e la degenerazione morale innata del delinquente.
Dalla fine degli anni sessanta e inizio anni settanta in poi la cultura del tatuaggio ha conosciuto una progressiva diffusione, prima nella controcultura underground, giovani hippy, nelle carceri e fra i motociclisti e poi ha conquistato lentamente ogni strato sociale e ogni fascia d’età.
Tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila il tatuaggio ha avuto una diffusione via via crescente, spinto dalla popolarità dei personaggi pubblici che li hanno sul corpo e da semplice fenomeno di costume, è divenuto una moda per persone di tutte le età.
Benché il tatuaggio mi affascini, non ho mai avuto il coraggio di farne uno.
Al contempo, ho scritto una poesia premiata al Quarto Premio Letterario Internazionale Magna Graecia Arte e Poesia – Sezione Poesia Inedita – con il “Premio Atlantide”
Tattoo
Colori dalle mille sfumature
intrise da calde tonalità,
per impreziosire e adornare
corpi caldi che respirano.
Tatuaggi che prendono forma e vita
dalle mani esperte e sapienti
che creano opere d’arte
simili a dei quadri,
da sfoggiare
come vestiti di
autentica manifattura.
Non importa del dolore
che si prova quando
l’ago intriso di colorante
penetra effimero nella cute.
Marchiata rimarrà la pelle
Anche quando il tempo
per lei passerà.
Dalle nuance sempre accese,
perdurare nell’infinito del tempo.
chi lo vanta è consapevole
del delineato che persisterà
fino all’eternità.
Occhi lo guarderanno affascinati,
taluni capiranno l’essenza
che l’anima esprime
attraverso il motivo decorativo
sigillato sull’epitelio!
Antonia Flavio
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