Tamara de Lempicka (parte prima)

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Tamara de Lempicka (parte prima)

“La ragazza in verde”

Olio su compensato 61,5 x 45,5 cm.

Parigi, Musée National d’Art Moderne.

Tamara Rosalia Gurwik-Gorska, in arte De Lempicka (dal cognome del marito Lempicki ebreo russo) nasce il 16 maggio 1898 a Varsavia.

A seguito della prematura scomparsa del padre, Tamara vive con la madre polacca Malvina Decker e la nonna Clementine.

Nel 1907 compie il suo primo viaggio in Italia e ha l’occasione di visitare le città d’arte italiane.

Successivamente si sposta in Francia e impara alcuni rudimenti di pittura.

La sua formazione scolastica, seguita dalla nonna Clementine, va posta tra una scuola di Losanna in Svizzera e un prestigioso collegio polacco di Rydzyna.

L’anno successivo, alla morte della nonna, si trasferisce a San Pietroburgo in casa di una zia.

Qualche anno dopo è a San Pietroburgo, per conoscere il facoltoso avvocato Tadeusz Lempicki.

Facendo colpo sul maturo aristocratico lo sposa nel 1916.

Durante la rivoluzione russa del 1918, suo marito è arrestato dai bolscevichi, ma liberato grazie alle conoscenze politiche della moglie.

Considerata la situazione sociale che c’era in Russia, i Lempicka decidono di trasferirsi a Parigi.

Per far fronte alla vita di stenti da rifugiata, Tamara inizia a lavorare come disegnatrice di cappelli e s’iscrive ai corsi di pittura dell’Académie Ranson con maestri come Maurice Denis e André Lhote.

Qui affina il suo stile personale, fortemente influenzato dell’Art Déco, ma unendo cubismo e neoclassicismo.

Nel 1922 espone al Salon d’Automne e in breve tempo diventa famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka.

Bisessuale dichiarata, nel 1928 divorzia dal marito.

Dopo aver viaggiato intensamente per l’Europa, compreso in Italia e in Germania, all’inizio della seconda guerra mondiale si trasferisce a Beverly Hills in California con il secondo marito, il barone Raoul Kuffner de Diószegh suo sposo dal 1933.

Nel 1943 si spostano nuovamente, questa volta a New York, dove la pittrice continua la sua attività artistica.

Dopo la morte del barone Kuffner nel 1961, Lempicka va a vivere a Houston in Texas.

Le sue nuove opere, vicine all’arte astratta, vengono accolte freddamente dalla critica, tanto che la pittrice giura di non esporre più i suoi lavori in pubblico.

Nel 1978 si trasferisce a Cuernavaca in Messico.

Muore nel sonno il 18 marzo 1980.

Il suo corpo viene cremato e le ceneri sparse sul vulcano Popocatépetl.

“LA RAGAZZA IN VERDE”

“La Ragazza in verde”, è ritratta con rigidi boccoli biondi, dei guanti bianchi e un cappello a larga falda, che probabilmente era un modello femminile realizzato dai grandi stilisti di moda dell’epoca.

La seducente fanciulla ci appare inoltre fasciata da uno svolazzante abito verde estremamente aderente che mette in risalto i seni, i fianchi e il ventre.

La modella, in un intreccio di linee e curve che creano una anatomia deformata ma sempre ben riconoscibile mostra un atteggiamento che colpisce noi spettatori.

È uno sguardo provocatorio di una donna consapevole del suo essere oggetto di desideri che lascia incantati coloro che l’ammirano.

Nettamente influenzata dai nudi di Ingres e dalle figure cubiste di Picasso e di Braque, con l’utilizzo di pochi colori, ma forti e decisi, Tamara De Lempicka conferisce all’opera un erotismo seducente.

CONCLUDENDO:

Bellezza, successo, talento: Tamara ha avuto tutto questo dalla vita, offuscata da un’acuta forma di depressione che non le ha mai dato tregua e che l’ha costretta a fuggire, a guardare sempre più lontano, come fanno le donne dei suoi quadri, con quegli occhi malinconici che sembrano scrutare un orizzonte distante, forse sereno.

In ognuno delle sue opere è ritratta una donna diversa ma che poi è sempre la stessa: Tamara de Lempicka

Bruno Vergani

(cliocca sul mio nome per leggere i miei articoli)

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