Sanremo uguale polemiche

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Polemiche sanremesi

Sanremo uguale polemiche. È così da sempre, da quel lontano 1951 anno in cui il festival nacque.
È successo anche quest’anno, ci sono state polemiche su tanti argomenti e non solo musicali. Perché le polemiche, sono d’obbligo per il palco più atteso della musica leggera italiana.

Tante: dal “blasfemo” bikini di Victoria dei Maneskin ad Ornella Muti e la cannabis.

Della presunta blasfemia di quest’edizione non si parlerà mai abbastanza.

Ad ogni modo un gruppo di uomini di fede è arrivato al punto di organizzare un controfestival di matrice cristiana: Il Festival della Canzone Cristiana.

Ma a scandalizzare più di tutti è stata Victoria De Angelis, bassista e fondatrice dei Maneskin, che ha sfoggiato su Instagram una provocatoria foto in bikini con le scritte “Padre, Figlio e Spirito Santo“.

Uno scatto considerato irrispettoso da molti e che ha fatto non poco discutere. E non dimentichiamo Achille Lauro che si è autobattezzato, gesto che ha indignato il Clero e tutti i cattolici.

Nella seconda puntata della kermesse abbiamo assistito ad una “lezione” sul razzismo. Lezione tenuta da una non meglio conosciuta giovane attrice, Lorena Cesarini, che si lamentava delle offese ricevute sui social, a suo dire, sul fatto che è di colore.

Dopo aver sciorinato, leggendo su un maxi schermo, frasi dirette a lei dopo che il suo nome è trapelato un mese fa, come co-conduttrice di Sanremo. La signora Cesarini, quasi piangendo, si scandalizza di quanti credono che sia stata invitata a Sanremo solo perchè di colore.

Ma vedendo lo svolgersi della serata, a mio parere è vero, è così.

Da quello che ho potuto vedere ieri sera, non conoscendo professionalmente la signora Cesarini, se fosse stata chiamata per solarità, simpatia, talento, bravura non avrei detto niente. Ma lei, sul palcoscenico dell’Ariston, non ha brillato per nessuna dote a cominciare da quella dell’abbigliamento.

E poi, lei stessa lo ha dichiarato in questo giorni, di avere bisogno di pubblicità visto la professione che svolge, si è prestata a questo gioco al massacro, in auge da qualche tempo, da parte di una pessima sinistra che vuole conformare il pensiero planetario, secondo il loro dictat.

Non mi è piaciuto il monologo perché la Cesarini ha calcato un po’ troppo il ruolo della vittima, ma del resto è un’attrice, dovrebbe quindi sapere come fare.

Certo, danno molto fastidio, fanno indignare le parole con chi si è a lei rapportato, mi riferisco ai famosi leoni da tastiera.

C’è chi l’ha definita “extracomunitaria“, e chi ha trovato le ragioni della sua presenza come addetta alle pulizie. Lei poteva far ricredere tutti mostrandosi in modo diverso, non piangendo o recriminando. Contrapponendosi alle fin troppo facili lacrime della Cesarini, nel corso della serata, con ironia e facendo sorridere, il bravissimo Checco Zalone ha parlato anch’egli di discriminazione.

Per lui è stata la prima volta a Sanremo, e ha trattato l’argomento un po’ piccante, ha messo in scena una favola riguardante gli LGBTQ, e udite udite, favola ambientata in un villaggio in Calabria, regione che si presume sia indietro su argomenti analoghi.
Basandosi sulla favola di Cenerentola, il racconto comincia con Oreste, un uomo trans di origini brasiliane, che viene invitato al ballo di corte, da un re omofobo.

Al ballo Oreste e il figlio del re hanno un colpo di fulmine, ma il re si oppone.

Una storia immersa in quel sistema intollerante e pieno di pregiudizi che Zalone cerca di affrontare con la sua satira e, con molta ironia.
Ma si scopre che lo stesso re era cliente di Oreste, poiché si prostituiva, quindi una ipocrisia bella e buona, quella di impedirne l’unione col figlio.

Ma, come spesso succede, i social si sono divisi tra in chi vede in Zalone il nuovo Alberto Sordi, e chi invece ha visto lo scandalo dietro questa favola.

È risaputo che la satira può essere un mezzo per far riflettere la società, ma può anche dividere l’opinione, come è successo nei due casi di Sanremo.

In effetti perché associare la figura trans sempre a quella delle prostitute?

Angela Amendola

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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