Seduti in poltrona, uno di fronte all’altro, presso un grande camino acceso, in atmosfere rosso bruciato, ci guardiamo negli occhi, cerchiamo un bagliore reciproco, una altalenante certezza, un lieve soffio di vento.
Un sorriso enigmatico avrebbe potuto svelare il mistero che rappresentiamo in un luogo di cui non abbiamo ricordo.
Il tempo dei cavalli bianchi in riva al mare non potrà ritornare e non sappiamo, in realtà, se mai sia esistito, chissà…
Meglio non andare oltre quella soglia di coscienza da cui è difficile far ritorno, meglio tenere la chiave chiusa in un cassetto, meglio concentrarsi in un punto fisso sulla mattonella per prendersi del tempo ormai trascorso.
Fuori, i passi sono frutto di una fantasia nata col nascere del crepuscolo, indolente, come il silenzio del sole in una estate tropicale, nascosta, come poesie su pagine ingiallite dalle notti e dai giorni.
Su una parete un quadro in ombra non si fa interpretare, le nostre parole sono superflue, spesso ingombranti, probabilmente inutili, perché refrattari ad analizzare quello spazio su cui mai abbiamo creduto realmente.
Intanto spostiamo il nostro sguardo sulla finestra e riusciamo a carpire un pezzetto di cielo, seduti in poltrona, uno di fronte all’altro, senza più chiederci per quanto, senza più chiederci dello spazio che ci separa. Intanto un vento di mare…
Tommaso Cozzitorto
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