Può capitare che…

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Può capitare, in questi giorni, di entrare in un supermercato e non trovare ciò che si cerca, tutto è stato spostato per dar posto a colorate confezioni di panettoni, pandoro, torroni e delizie varie per il palato che anticipano il prossimo Natale.

<<Non abbiamo ancora finito di comprare lumini e fiori da portare ai nostri defunti e già siamo invitati a pensare alle prossime e non vicinissime festività>> è il primo banale pensiero che attraversa la mente.

Che poi tanto banale non è, sottintende un incessante lavorio della pubblicità, del mercato che deve funzionare a ritmi elevati e, rivolto al profitto, tratta gli uomini non come persone ma come consumatori.

Si vive, comunque, nell’illusione di essere protagonisti, di scegliere, di decidere liberamente; raramente viene il dubbio di essere indotti a sentire un bisogno, una necessità.

Inizierà anche una maratona culinaria che farà aumentare pericolosamente il peso sulla bilancia, e anche qui non è tutto semplice perché la gola, il bisogno di rimpinzarsi di cibo nasconde una mancanza che il cibo dovrebbe compensare ma non è quasi mai così, ci si riempie lo stomaco e il vuoto esistenziale resta.

La gola è anche un brutto vizio condannato fin dal Medioevo quando la miseria e la fame erano molto diffuse, si condannò quindi l’ingordigia di cibi e bevande perché vista soprattutto come ingiustizia sociale.

Ne parlò anche Tommaso d’Aquino che considerò la gola un vizio capitale:<< quando l’uomo eccede la giusta misura nel dedicarsi ai piaceri del cibo e delle bevande >>.  La Chiesa, in verità, non nega l’importanza del cibo e dello stare a tavola insieme ma condanna l’esagerazione, l’eccedere la giusta misura.

Anche Dante nella Divina Commedia condannò i golosi costretti nell’Inferno, (canto VI), a ingoiare la poltiglia di fango prodotta dalla pioggia; nel Purgatorio, (canto XXIII), invece, i golosi magri ed emaciati vedono alberi carichi di frutti ed acque sgorganti ma non possono avvicinarsi a questi.

Il cibo come mancanza da compensare mi riporta alla psicologia, mi fa pensare ad un incontro su Dostoevskij, grande indagatore dell’animo umano, a cui ho partecipato giorni fa e mi torna in mente un suo libro, Memorie del sottosuolo (1864), in cui racconta di un funzionario, ormai in pensione, che da giovane ha compiuto azioni abiette di cui si compiace.

IL sottosuolo è l’inconscio, quando l’autore scrive queste cose, Freud, definito scopritore dell’inconscio, ha solo 8 anni e non immagina sicuramente le future scoperte.

Anche il filosofo Nietzsche prese da Dostoevskij il tema del risentimento che rivede nell’uomo – topo del sottosuolo che si consuma nell’invidia e nel desiderio di rivalsa <<impiattato in una malvagità fredda, avvelenata, eterna >>.

Così Nietzsche considera il risentimento l’origine di ogni desiderio di rivalsa su chi è signore e padrone di sé, libero pensatore e attore protagonista della propria vita.

Nelle intuizioni del grande scrittore russo, c’è la grandezza di un autore capace di leggere magnificamente esperienze di vita propria e altrui…appena arriverò a casa, vorrò leggerne ancora qualche pagina.

La fila alla cassa mi riporta alla realtà. Mentre, sotto una pioggia sottile, mi dirigo verso l’auto penso che aveva ragione Eraclito quando, ricevendo i suoi ospiti in cucina, disse: <<Anche qui sono gli dei>>.

Che meraviglia la mente! Anche tra i freddi scaffali di un supermercato nascono pensieri, libere associazioni, chissà, forse per consolare dello sgradevole compito del “fare la spesa”, o forse perché le cose intorno a noi suscitano pensieri che tengono compagnia in ogni momento.

Lo sanno bene i filosofi spesso accusati di essere astratti, distratti, assenti, loro, però, sanno di essere capaci di guardare lontano, spesso meglio di altri e di cogliere prima di altri il significato delle cose …  d’altra parte hanno fatto un lungo esercizio.

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

3 COMMENTS

  1. Prius est esse et inde philosophari.
    A pancia vuota non è piacevole pensare ( se non a come riempirla ).
    Alla lettera: prima mangiare (per esistere) e, poi, (si può certamente meglio) pensare/filosofare…
    Michele dr. DI GIUSEPPE

  2. Gentile Michele, naturalmente sono d’accordo con lei e con Aristotele che ha citato. Non sono d’accordo sul concedersi passivamente a un consumismo di maniera che attraversa, ormai da anni, la nostra società.
    Le auguro una buona giornata, Gabriella Colistra

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