Poeti e luoghi della Basilicata: Rocco Scotellaro

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Nel 2019, anno in cui Matera è stata capitale della cultura, la Mondadori ha pubblicato in un unico volume tutte  le opere di Rocco Scotellaro: le poesie, i racconti, le prose giornalistiche, gli scritti cinematografici, con  l’obiettivo di offrire una rappresentazione il più possibile completa delle  opere di Scotellaro.  La  Basilicata è naturalmente protagonista come in questa poesia che parla della Festa più importante di Matera, la Madonna della Bruna

Matera Panorama

Era la cavalcata della Bruna

Afflitti ulivi
sui tufi di Matera.
O gli amari poemi
delle morte stagioni!

È una notte che fugge la faina
con i suoi occhi di brace. 
E gli antenati ecco sentirsi in canti
per la campagna acquattata:
erano i cafoni in quadrigliè, 
passava la cavalcata della Bruna
a risvegliare le caverne
sui bordi delle rocce
al di là della collina,
era il silenzio dell’acqua infossata
che faceva tuonare la Gravina.

(1947)

(In “E’ fatto giorno”  pag  54-55  Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Nelle sue opere Scotellaro ha  dipinto un quadro del sud che ne ha colto  la sua anima più profonda con un’analisi  che può considerarsi ancora attuale.

Questa bellissima e completa edizione dell’opera  dell’autore lucano permette al lettore di accostarsi all’opera di Scotellaro in modo completo, scegliendo gli itinerari all‘interno della sua produzione piena di umanità e passione, amore per la sua terra e per il mondo contadino

Assemblea di contadini

Sempre nuova è l’alba

Non gridatemi più dentro,
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi, contadini.

Beviamoci insieme una tazza colma di vino!
che all’ilare tempo della sera
s’acquieti il nostro vento disperato.

Spuntano ai pali ancora
le teste dei briganti, e la caverna –
l’oasi verde della triste speranza –
lindo conserva un guanciale di pietra…

Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perché lungo il perire dei tempi
l’alba è nuova, è nuova.

(1948)

(In “E’ fatto giorno”  pag  55-56  Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Rocco Scotellaro

Rocco Scotellaro è nato a Tricarico (Matera) nel 1923, un piccolo paese di origine saracena-normanna. Figlio di un ciabattino e di una sarta che sapendo leggere e scrivere, scriveva le lettere per i migranti. Muore a soli trent’anni, lasciando attoniti e orfani una grande schiera di illustri amici  tra  quali  Carlo Levi, Manlio Rossi Doria, Ernesto De Martino. I suoi scritti ora raccolti in modo unitario, ci parlano di tutto il suo mondo e delle sue idee ancora attuali.

Tricarico

Lucania

M’accompagna lo zirlio dei grilli

E il suono del campano al collo

D’una inquieta capretta

Il vento mi fascia

Di sottilissimi nastri d’argento

E là, nell’ombra delle nubi sperduto,

giace in frantumi un paesetto lucano.

(In “E’ fatto giorno”  pag 11-12  Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Poeta e studioso del mondo contadino partecipa intensamente alla vita politica e culturale: nel ’43 si iscrive al Comitato di Liberazione Nazionale e al Partito Socialista. Fu eletto sindaco di Tricarico a soli 19 anni. Intensa fu la sua partecipazione alle lotte contadine per rivendicare i loro diritti contro lo sfruttamento dei latifondisti.

Quarto Stato

Primo sciopero

A passi volenterosi

Siamo qui giunti io e te

Come truppe di riserva,

compagno della Camera di Bernalda,

e possiamo solo emettere un grido.

Sperduti siamo in questo mezzogiorno

Nella lunga mulattiera

Cordonata da agavi sempreverdi.

E ancora dietro le agavi i padroni

Puntano i fucili sulle bocche

Dei foresi silenziosi come bestie.

1947

(In “E’ fatto giorno”  pag  46  Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Considerava l’apertura delle scuole una conquista basilare affinchè potesse essere attivato un processo di elevazione culturale e democratica dei popoli attraverso la lotta all’analfabetismo. Ci ha lasciato un centinaio di liriche che Eugenio Montale ha definito “le più significative del nostro tempo”: Maurizio Cucchi, poeta contemporaneo, lo ha definito “il poeta più rappresentativo” del nostro neorealismo.

I testi dello scrittore-politico lucano non solo ci portano a riflettere sui problemi del Mezzogiorno di ieri e di oggi  ma sul sud del mondo, sui paesi nei quali con l’emigrazione gli emarginati cercano nuove strade ed è qui che resta evidente l’attualità del pensiero di Scotellaro.  Esemplare è la poesia 

“ La mia bella patria”

Io sono un filo d’erba

 un filo d’erba che trema.

 E la mia Patria è dove l’erba trema.

 Un alito può trapiantare

 il mio seme lontano”.

1949

(In “E’ fatto giorno”  pag 92  Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

E ancora in

 “ Terronia”

Noi siamo tutti un’anima di un Dio

Siamo gli innocenti nocivi

E i penitenti ignavi.

E i nostri avi furono latini

Che lasciarono i lupi far lamenti

Padroni dei boschi recinti.

1948

( In “ Margherite e rosolacci” pag 212 Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Calanchi

Ho “incontrato “Rocco Scotellaro a 13 anni, quando la mia insegnante delle medie mi ha dettato e fatto commentare

 “ Passaggio alla città”

Ho perduto la schiavitù contadina,
non mi farò più un bicchiere contento,
ho perduto la mia libertà.
Città del lungo esilio
di silenzio in un punto bianco dei boati,
devo contare il mio tempo
con le corse del tram,
devo disfare i miei bagagli chiusi,
regolare il mio pianto, il mio “sorriso.
Addio, come addio? distese ginestre,
spalle larghe dei boschi
che rompete la faccia azzurra del cielo,
querce e cerri affratellati nel vento,
pecore attorno al pastore che dorme,
terra gialla e rapata
che sei la donna che ha partorito,
e i fratelli miei e le case dove stanno
e i sentieri dove vanno come rondini
e le donne e mamma mia,
addio, come posso dirvi addio?
Ho perduto la mia libertà:
nella fiera di Luglio, calda che l’aria
non faceva passare appena le parole,
due mercanti mi hanno comprato,
uno trasse le lire e l’altro mi visitò .
Ho perduto la sçhiavitù contadina
dei cieli carichi, delle querce,
della terra gialla e rapata.
La città mi apparve la notte
dopo tutto un giorno
che il treno aveva singhiozzato,
e non c’era la nostra luna,
e non c’era la tavola nera della notte
e i monti s’erano persi  lungo la strada
.

Roma 1° luglio 1950

(In “E’ fatto giorno”  pag 90-91   Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

E’ stata una folgorazione: in questa poesia erano racchiusi tutti i sentimenti e i pensieri di mio padre, che da contadino lucano era diventato un operaio della Fiat, che aveva lasciato le colline brulle della sua infanzia e della sua giovinezza, il sole, il profumo della ginestra per chiudersi nella nera fabbrica. Anche lui mi diceva di aver perduto la schiavitù contadina, quella schiavitù dovuta ai capricci del tempo e delle stagioni, al raccolto non abbondante ma che allo stesso tempo lo faceva sentire libero come l’aria, padrone del suo tempo e dei ritmi della vita che coincidevano con il tempo e la luce del sole. L’arrivo a Torino, con quel tempo grigio e plumbeo e la certezza di provare per sempre la nostalgia per la sua terra .

Fiat

La grandezza di Rocco Scotellaro è anche nella sua capacità di saper interpretare ed esprimere i sentimenti ed il dolore degli ultimi, di coloro che non hanno avuto scelta, negli anni ’50 come oggi. Nella poesia “Montescaglioso” racconta   la tragica morte del bracciante Giuseppe Novello, ucciso nel 1948  a Montescaglioso da una raffica di mitra dei carabinieri durante l’assalto al latifondo materano

Tutte queste foglie ch’erano verdi:

si fa sentire il vento delle foglie che si perdono

fondando i solchi a nuovo nella terra macinata.

Ogni solco ha un nome, vi è foglia perenne

Che rimonta sui rami di notte a primavera

A fare il giorno nuovo

È caduto Novello sulla strada dell’alba

 a quel punto si domina la campagna

 a quell’ora si è padroni del tempo che viene

 il mondo è vicino da Chicago a qui

 sulla montagna scagliosa che pare una prua

una vecchia prua emersa

 che ha lungamente sfaldato le onde.

Cammina il paese tra le nubi ,cammina

Sulla strada dove un uomo si è piantato al timone

Dall’alba quando rimonta sui rami

La foglia perenne in primavera

Gennaio 1950

( In “ Margherite e rosolacci” pag  232-233 Rocco Scotellaro [tutte le opere] Mondadori Milano 2019)

Come non pensare all’attualità di questi versi , come non pensare alla bracciante di Andria , Paola Clemente morta di fatica in un vigneto di Andria, o a Soumaila Sacko, bracciante ventinovenne del Mali,  ucciso a fucilate in Calabria?

Braccianti

Rocco Scotellaro merita a pieno titolo l’appellativo di “Poeta  delle Lucanie del mondo”. Studioso del mondo contadino ci ha parlato di valori fondamentali e attuali come la solidarietà internazionale, il valore della libertà, il valore della dignità del lavoro, il valore della scuola, il valore della partecipazione di tutti alla politica.

La pubblicazione di tutti i suoi scritti , con la bella introduzione critica dello studioso Franco Vitelli dal titolo emblematico “Perché abbiamo bisogno di Rocco Scotellaro” può  costituire un importante momento di riflessione e sollecitare il risveglio sociale e culturale di cui oggi , in un’epoca di analfabetismo funzionale ed emotivo avremmo tanto bisogno.

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Maria Fiorenza Virgallito
Sono Maria Fiorenza Virgallito, professoressa di italiano e storia in un istituto tecnico. Sono nata a Matera, cresciuta a Torino, vivo da più di trent'anni a Roma: insomma, radici meridionali, rigida impostazione piemontese stemperata da un pizzico di allegra romanità. Convinta di fare il lavoro più bello del mondo, “sempre in trincea” per cercare di far appassionare i ragazzi alla lettura, al cinema e al teatro. Sono una lettrice onnivora e scrittrice sporadica. In realtà sognavo davvero di fare la scrittrice ma poi, come la mia eroina Jo March di "Piccole Donne", ho lasciato il mio sogno nel cassetto e sono diventata per scelta e non per ripiego un'insegnante. Con ScrepMagazine posso far sì che il mio sogno esca finalmente dal cassetto per volare tra le pagine di un giornale di qualità che fa cultura sul web. In fondo il mio motto è "La cultura è il mondo".

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