Vorrei cominciare oggi un viaggio nella mia terra di origine, la Basilicata, parlando di alcuni poeti a cui questa Regione ha dato i natali.
Isabella Morra : la poesia come affermazione del diritto alla libertà e all’autodeterminazione
Isabella Morra (1520-1548) era una poetessa, vissuta a Favale, oggi Valsinni, un piccolo paese della Basilicata. Coetanea di Gaspara Stampa, poetessa veneziana, come lei e tanti altri poeti a lei contemporanei è una “petrarchista”, si ispira, nei temi e nei modi alla poesia del Petrarca. Come Gaspara Stampa, voleva essere una donna libera ma mentre la Stampa era una “donna di mondo”, che ebbe molti amori tormentati e furoreggiò nella ricca società veneziana dell’epoca (“Vivere ardendo e non sentire il male”), Isabella visse in solitudine nel suo castello che dominava tutta la Valle del Sinni, in un, un luogo ”aspro e solitario”, lontana dallo splendore delle corti dell’epoca, senza interlocutori intellettualmente alla sua altezza e che potessero comprendere la bellezza della sua poesia. Gaspara Stampa parlava nelle sue poesie soprattutto delle sue relazioni amorose, della sua sofferenza per amore. Isabella ci parla invece della Fortuna avversa che la costringe a vivere in solitudine.
“Quella che è detta la fiorita etade,
secca ed oscura, solitaria ed erma
tutta ho passato qui cieca ed inferma,
senza saper mai pregio di beltade,
E’ stata per me morta in te pietade,
e spenta l’hai in altrui, che potea sciorre
e in altra parte porre
del carcer duro il vel de l’alma stanca,
che come neve bianca
dal Sol,così da te si strugge in ogni ora
e struggerarsi infin che qui dimora
“Qui non provo io di donna il proprio stato
Per te che posta m’hai in sì ria sorte
Che dolce viva mi saria la morte”
(Alla Fortuna vv 22-36)
Isabella Morra è stata vittima di femminicidio: uccisa a 25 anni dai suoi fratelli perché credevano avesse una relazione con un nobile, Diego Sandoval De Castro e quindi dovevano vendicare il loro onore, di lei non si trovarono mai i resti. Anche Gaspara Stampa morì giovanissima, forse suicida: forse questo il prezzo da pagare per le donne dell’epoca che volevano essere libere in una società dove non era possibile esserlo?
Isabella dimostrò fin da bambina la sua attitudine alla poesia: fu per questo che ottenne dal padre, che ne era rimasto colpito, di poter studiare con il pedagogo che si occupava di suo fratello Scipione. Sembra che la madre soffrisse di depressione non passasse molto tempo con lei. Adorava il padre ma lui la lasciò presto sola: nella Basilicata dominata dagli spagnoli, fu costretto all’esilio in Francia perché sembra avesse mantenuto un atteggiamento filo-francese durante l’assedio di Napoli. Restò In Francia senza mai più fare ritorno in Basilicata. Isabella agognava al suo ritorno e dall’alto del suo castello la cui vista arrivava al mare Ionio sognava un giorno di vedere la nave che lo riportava a casa.
D’un alto monte onde si scorge il mare
Miro sovente io,tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te padre, a me doni novella
Ma la mia adversa e spietata stella
Non vuol che alcun conforto possa entrare
Nel tristo cor, ma di pietà rubella,
lasalda speme in pianto fa mutare:
che io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è l’infelice lito)
Che l’onde fenda o che la gonfi il vento.
Contra Fortuna allor spargo querela,
ed ho in odio il denigrato sito
come sola cagion del mio tormento.
( Rime III)
Isabella vide il suo spirito libero imprigionato dalla “Fortuna” che la privò del padre, dal quale forse si sentiva guardata con amore, sentimento che non provavano la madre che si aggirava depressa tra le mura del castello senza degnare di attenzione Isabella. Lei era “solo una donna”, rinchiusa dai suoi fratelli, rozzi e privi di sensibilità, nel castello di Valsinni, piena di angoscia, di sogni e di desideri che trovano forma nelle sue poesie.
Una luce sembra arrivare con l’amicizia di una nobildonna, probabilmente Antonia Caracciolo, moglie di Diego Sandoval De Castro, nobile ricco e bello, anche lui poeta. Benedetto Croce definì inevitabile il fatto che Isabella e Diego cominciassero una relazione intellettuale: lui le scriveva lettere firmandosi con il nome della moglie e lei rispondeva con i suoi versi. La relazione epistolare, si avvalse della complicità del pedagogo che si fece latore delle lettere ma questa relazione epistolare portò entrambi alla morte. Isabella fu uccisa dai fratelli insieme al pedagogo, del suo corpo non si seppe più nulla; a Diego tesero un agguato mentre tornava di notte nella sua tenuta dell’attuale Nova Siri. Sarà proprio l’omicidio del nobile Diego Sandoval De Castro a costringere i fratelli di Isabella a scappare in Francia dal padre per non essere imprigionati: l’uccisione di Isabella non contava nulla, era solo una donna e aveva infangato l’onore dei Morra, ma l’uccisione di un nobile non poteva restare impunita. I fratelli di Isabella non pagarono mai per i loro delitti, anzi fecero carriera alla corte francese.
La leggenda vuole che il fantasma di Isabella si aggiri intorno al Castello e ai boschi di Valsinni e che di sera, come una vera eroina romantica, si possa sentire tra le pieghe del vento la voce di Isabella che declama i suoi versi.
Di Isabella ci sono giunti tre canzoni e dieci sonetti, che furono pubblicati separatamente: sei nel 1556 e successivamente tutti e tredici nel 1559.
La scoperta di Isabella la dobbiamo al grande filosofo Benedetto Croce, che si appassionò alla sua storia , alle sue poesie tanto da dedicarle un libro e da voler visitare il luogo della sua breve vita che così descrive:
“Il piccolo abitato è aggrappato e come conficcato nelle falde del ripido colle, che il castello sovrasta: il castello, anch’esso scosceso per tre lati e inaccessibile […] Dal lato verso borea, che è quello dell’ingresso, si vede dai suoi spalti svolgersi a valle in lungo nastro il Sinni, che ha qui il suo corso più stretto, e qui si gonfia torbido e impetuoso, e il suo mormorio accompagna l’unica vista dei monti tra i quali è rinserrato, tutti nereggianti di elci e di querce.” (da “Isabella di Morra e Diego Sandoval De Castro“ Benedetto Croce, Sellerio Editore)
A Valsinni c’è un Parco letterario a lei dedicato che tutte le estati si anima di bellissimi eventi nel borgo del centro storico. E’ possibile visitare una parte del castello e aggirarsi nei luoghi dove Isabella passeggiava e componeva le sue poesie.