Quanto può spaventarci il cambiamento?
Ma quanto è necessario?
Prova a raccontarlo con una narrazione semplice ma non banale Chiara Gamberale, attingendo come sua consuetudine ad un autobiografismo che la contraddistingue e che ha fatto dei suoi romanzi dei best seller venduti in tutto il mondo.
Per dieci minuti è la storia di un Amore che finisce, ma non uno così, avvenuto per caso e poi sfumato.
Racconta dell’Amore, quello che ti accompagna da una vita, che dai ormai per scontato mentre invece sta languendo a tua insaputa, quello che ti vede crescere con una persona accanto ma che poi vede intraprendere sentieri diversi, pensieri nuovi, scoordinate direzioni.
E allora è il caos, è il crocevia del “cosa posso fare adesso?”, è l’abisso che sembra inghiottirti annullando quello che sei stato fino a quel momento.
E’ tempo di ricostruirsi, di reinventarsi fuori dall’altro, di ripartire verso una nuova rotta ma chi te la può fornire?
Parte da questo spunto il romanzo della Gamberale e procede con un consiglio cruciale da parte della psicologa verso cui la protagonista (Chiara) cerca consiglio: sulla linea proposta da Rudolf Steiner e l’importanza del gioco, la soluzione fornita è quella di dedicare dieci minuti al giorno al cambiamento: fare qualcosa di mai fatto prima e farlo per dieci minuti: dal cucinare, all’andare in palestra o ballare l’hip hop o semplicemente mettere uno smalto fucsia.
Cominciando per disperazione, l’esperimento proseguirà per 31 giorni di gioco-terapia con risvolti interessanti e nuove prospettive in pagine in cui davvero non si fa fatica ad identificarsi a volte tanto realistica è la maniera della Gamberale di proporre dialoghi e situazioni.
Una scrittura che sembra a tratti forse un pò semplicistica, ma che coglie l’essenziale e lo propone nella maniera più idonea a quella che è la tendenza poi del lettore contemporaneo: rapidità di lettura, linguaggio non articolato, situazioni reali.
Nonostante la protagonista affronti un dolore importante (la perdita dell’amore, il fallimento sentimentale e coniugale, l’abbandono), Per dieci minuti si presenta come un romanzo leggero, che porta alla riflessione personale ma se ne discosta, allargandosi nella visone generale della costruzione personale, svincolata dalla dipendenza di coppia; la dimensione proposta è quella dell’Io, una dimensione che, soprattutto per quanto riguarda l’universo femminile, è troppo spesso occupata quasi esclusivamente da un’ assoluta assimilazione al ruolo di “moglie di, compagna di” e che porta a molte situazioni di depressione e sconforto alla fine di una relazione sentimentale fallimentare.
La scoperta è il Nuovo, l’uscire dalla routine quotidiana; i ritmi cadenzati e sempre uguali sono fatti per essere spezzati di tanto in tanto per ridare linfa e stimolo a delle abitudini giornaliere pur fondamentali e rassicuranti in parte.
Non siamo certo di fronte ad un capolavoro, ma non è questo l’intento: con migliaia di copie vendute, una scrittura semplice e scorrevole, poco costruita, adatta ad ogni tipo di lettore e pensata per un largo pubblico, Chiara Gamberale ha costruito un romanzo ironico e originale
“un inno alle nostre potenzialità, citando la stessa autrice, che sono molte di più di quelle che conosciamo e su cui appoggiamo la nostra personalità”:
“In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza del mondo”
( Rudolf Steiner)
Sandra Orlando
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[…] Lo dice la stessa autrice rivolgendosi ad un lettore stordito da un evento talmente improvviso da non potersi metabolizzare prima dei 3 anni: […]