Chi mi conosce sa quanto io ami la notte, le sue atmosfere, le sue ombre, le sue luci, il silenzio, i pochi suoni che la notte offre.
La notte è una narrazione interiore, nella notte i pensieri defluiscono su vallate ovattate, è una essenza fragile, sento lo scorrere di ogni secondo, vorrei trattenere il tempo, rimandare il sorgere dell’alba, il momento della prima luce che annuncia un nuovo dì, in cui anime a nudo devono necessariamente mettersi in gioco, nel circo della vita, noi tra dramma e commedia, tra poesia e prosa.
La notte sintetizza i vissuti, evapora le passioni, armonizza le alterazioni, stai sulla linea, pur sentendoti al di sopra o al di sotto di essa.
La Notte stellata di Van Gogh rappresenta pienamente le mie notti, in quel preannuncio del giorno vi leggo una considerazione della notte come se fosse un tesoro da conservare gelosamente, una preziosa aura, un incantesimo puro che la luce corrompe impietosamente, perché la notte rende puro ciò che è impuro, copre di anestetico le ferite, distende le rughe dell’anima.
Il paesaggio di Van Gogh è un iconico immaginario universale, dal 1889 ad ora, il viso stupito della notte rimane immutato, le “girandole” sparse nel cielo si rinnovano e così sarà per i secoli successivi.
In ogni anima abita quel piccolo borgo e l’albero in primo piano… E la notte è una speranza, ritornerà fino all’ultimo respiro.
Tommaso Cozzitorto
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