Umberto Boccioni (parte seconda)

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Umberto Boccioni (parte seconda)

Tre donne – 1910-11

Olio su tela 180 x 132 cm.

Collezione Banca Commerciale Italiana, Milano.

Il dipinto è un ritratto familiare ed è dedicato a tre donne che hanno segnato nel profondo del cuore gli affetti del pittore: la madre Cecilia Forlani, la sorella Amelia e, al centro, l’amante Ines, ritratta più volte.

Con quest’opera Boccioni segna un’evoluzione decisiva per la pittura italiana nel novecento perché, dal punto di vista tecnico, la tela si avvicina all’arte divisionista.

“TRE DONNE”

“Tre donne” è un quadro meravigliosamente intimo, solare, che raduna in un unico spazio tutte le presenze care, quasi ti permettesse di sentire il loro respiro e il profumo delle loro presenze.

È una delle opere più riuscite del “Boccioni prefuturista” e un dipinto che evidenzia la maestria di Boccioni nel ritratto, mai banale e intriso di profondità

Nella grande tela protagonista della composizione è la luce.

I raggi luminosi provengono da una finestra posta a sinistra ed esprimono con pennellate allungate le tre figure ricche di sfumature vagamente malinconiche.

In realtà non sono definite da un tratto preciso, che delimiti e definisca esattamente i loro corpi. Piuttosto, come dicevo, sono parte della luce, apparizioni, e gli abiti leggeri, accentuano questa sensazione.

Le opere di Boccioni hanno sempre avuto al loro interno delle forti presenze femminili e questo capolavoro lo conferma perché riprende, non casualmente, il soggetto delle “tre età della donna”, caro al simbolismo, e svolto anche da altri artisti, come l’immenso Klimt.

Questo dipinto è stato realizzato anni prima della svolta futurista, che segnerà definitivamente la carriera artistica di Boccioni e la storia dell’arte europea, che vi parlerò in seguito.

CONCLUDENDO:

In quest’opera si evidenzia una tendenza divisionistica, più descrittiva di Segantini e Pelizza da Volpedo, che non visionaria o lirica di Previati.

L’intera composizione inoltre è permeata da una forte componente emozionale che contraddistinguerà i successivi ritratti di Boccioni.

Bruno Vergani

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