Nessuno ci tocchi l’estate!
Ce lo siamo ripetuto continuamente.
Non eravamo pronti a privarcene per nessuna ragione.
Ma è davvero strana questa estate ancora in itinere.
Dopo il lockdown avevamo tutti bisogno di respirare venti di libertà.
Non c’è stato il tempo né di pensare a come affrontare la prova costume né di programmare le vacanze.
Sembrava ci fosse buio fitto all’orizzonte.
Dovevamo fare i conti con i vari DPCM, bollettini di morte, ordinanze regionali emanate in piena notte.
Nel nostro intimo nutrivamo una forte esigenza di normalità, quella piatta e monotona quotidianità, proprio quella di cui tante volte ci siamo lamentati e da cui, abbiamo spesso tentato la fuga nella speranza di far perdere le nostre tracce.
Quanto ci è mancata questa normalità!
Non ci siamo sentiti più padroni della nostra vita e delle nostre scelte.
Abbiamo aspettato l’arrivo della bella stagione in apnea, come se aspettassimo la manna dal cielo, come se la riconquista dei nostri spazi fosse oramai diventata necessaria e indispensabile. Ricordo una pubblicità che durante il lockdown veniva proposta continuamente in tv.
Si vedeva il mare, alcuni bambini che giocavano con la palla e si rincorrevano gioiosi in spiaggia, mentre il droghiere, anziano, inizialmente li osservava da lontano, compiaciuto, per poi partecipare alla felicità del gruppetto di amici.
I bambini e gli anziani, sia pur coinvolti in modi e tempi diversi in questa pandemia, hanno pagato il prezzo più caro.
Ed io ogni volta che guardavo tale pubblicità, mi fermavo perché mi assaliva la malinconia e mi chiedevo se ci sarebbe stata la possibilità concreta di voltare pagina.
Ma, vista la situazione drammatica che attraversavamo, l’estate, la stagione della spensieratezza, mi sembrava davvero una utopia.
C’erano giorni in cui io cercavo di ricordare il profumo del mare, ma le notizie tristi e sconfortanti rendevano inutile, quasi fuori luogo, anche questo ricordo.
Mi sono aggrappata alle memorie ogni qualvolta si presentava necessario sopperire alla penuria delle presenze importanti.
E poi, come per un miracolo, il cielo si è riappropriato del suo azzurro, le nuvole hanno preso il largo e tutto sembrava fosse ritornato al suo posto. Eppure io ho avuto sempre la sensazione che il pericolo fosse dietro le spalle.
Mi spaventava l’idea che quella piccola felicità riconquistata potesse essere nuovamente minacciata.
Avrei voluto vivere questa estate come una liberazione dalla paure, dalle angosce, dalle immagini di morte che per lunghi mesi non ci hanno dato tregua.
Forse avremmo voluto dimenticare, lasciare ogni cosa nel dimenticatoio, dare loro una sepoltura.
Ma non è stato così.
Infatti abbiamo portato con noi la mestizia di un periodo difficile sotto tutti gli aspetti.
Le privazioni degli affetti e della nostra libertà di circolazione, ma soprattutto la crisi economica sono stati momenti drammatici per le famiglie.
Ancora adesso mi capita di accarezzare mia mamma e di non voler allontanare la mano dalla sua guancia, perché mi è mancato tanto quel contatto.
L’estate è oramai agli sgoccioli e ci prepariamo ad affrontare l’autunno che ci auguriamo sia tranquillo.
Ma le nostre speranze, per il momento, brancolano nel buio.
Piera Messinese