Mimmo Cavallaro e la musica folk calabrese

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Intervista a Mimmo Cavallaro

il più grande esponente della musica folk calabrese

Mimmo Cavallaro è uno dei musicisti e cantanti di musica popolare calabrese.
Se “vogliamo dirla tutta“, è il suo massimo esponente.
Fin da ragazzino ha amato questo stile musicale e oggi, grazie alla sua passione è conosciuto in tutto il mondo. Conosciamo meglio Mimmo

Mimmo raccontaci di te…

La passione per la musica popolare è nata in me da ragazzino, quando a Gozza una delle tante frazioni di Caulonia (RC) dove sono nato e trascorso la mia infanzia, ascoltai e conobbi per la prima volta, i canti e i ritmi dei pastori e contadini del luogo. Gozza era una frazione distante 18 km dal paese, collegata al resto del territorio soltanto da impervie mulattiere che scendevano verso la valle e conducevano al paese e alla marina. All’epoca non era ancora servita né dalla rete elettrica né da quella telefonica. Agli inizi degli anni 60 fu costruita la prima pista rotabile, negli anni settanta venne istituito l’unico posto telefonico pubblico e alla fine degli ottanta arrivò la corrente elettrica. Quindi non avevo accesso al mondo esterno e l’unica cultura che potevo conoscere era quella locale tramandata oralmente da generazioni in generazioni. Mio nonno Pasquale era un suonatore di zampogna e, spesso, specie nel periodo delle festività ricordate (Il Natale, la Pasqua, battesimi, matrimoni, ecc.), suonava per allietarci. Anche i miei genitori, i mie zii e tutte le persone del luogo, mentre lavoravano i campi o si spostavano da un luogo ad un altro, cantavano le “canzoni ad aria” che gli erano state tramandate oralmente dalle generazioni passate. Lì in quella piccola contrada frequentai la scuola elementare. Una scuola di campagna a calendario speciale. Speciale perché nel periodo invernale, a causa delle intemperie e per le difficoltà del territorio, era impossibile frequentarla. Infatti iniziava a Marzo e terminava a Settembre. Ho frequentato la scuola Media a Caulonia Centro, dove per arrivarci, ogni mattina percorrevo a piedi più di un’ora e mezza di strada mulattiera, impervia e scoscesa, prima di prendere il pulman alla contrda Pezzolo che mi portava in paese. Ultimata la scuola Media, per frequentare l’istituto Superiore e, non potendo, per ovvie ragioni, percorre ogni giorno tutta quella strada a piedi in pieno inverno, i miei genitori decisero di prendermi in fitto una piccola casetta a Caulonia Superiore. Qui inizia a frequentare il coro parrocchiale e a suonare la chitarra. Dopo qualche anno con alcuni ragazzi del paese iniziammo a formare i primi gruppi di musica con i quali ci esibivamo nelle feste paesane eseguendo repertori di musica leggera, pop e cantautorale. Un bel giorno mi sveglia con il pensiero e la voglia di ritornare a quella musica che avevo ascoltato da bambino nelle contrade di Gozza, e da quel momento inizia la mia straordinaria avventura nel mondo fantastico della musica popolare. Avventura che sempre più mi appassiona e mi fa sognare in ogni attimo della mia vita.

Nel 2009 formi il gruppo TaranProject, con il quale ti sei esibito in Italia e in vari paesi europei. Ci vuoi raccontare com’è nato il gruppo?

A tutti gli effetti il gruppo “Mimmo Cavallaro TaranProject” nasce già nel 2004 quando finisce l’esperienza con il gruppo Tarankhan con il qualeavevo già alle spalle diverse esperienze di concerti nella Locride e all’estero con Taranta Power. In quel periodo Eugenio Bennato e Taranta Power mi produssero il Disco “Sona battenti” e in quel lasso di tempo abbastanza lungo, che va dal 2005 al 2009, congelai il progetto in attesa, appunto, dell’uscita del CD. Il gruppo riprende la sua attività musicale dopo la presentazione del CD avvenuta alla Finac di Napoli nella primavera 2009. A questo punto nasce lanuova band composta oltre a me, da Andrea Simonetta alla Chitarra Classica, Alfredo Verdini al tamburello e set misto, Carmelo Scarfò al basso elettrico. Già alle prime uscite in pubblico il nuovo progetto riscuote un grande successo con le piazze gremite soprattutto di giovani che apprezzano e si lasciano coinvolgere dal ritmo della tarantella. Successivamente si aggiungono al gruppo Cosimo Papandrea, Giovanna Scarfò e Gabriele Albanese .

Il vostro CD “Sona Battenti”, pubblicato nel 2009 viene premiato come “miglior album di musica popolare del 2009” al Festival della Cicala di Napoli. Ci racconti questa esperienza?

Il CD “Sona Battenti” viene registrato interamente a Caulonia sotto la direzione artistica del maestro Eugenio Bennato e presentato alla Finac di Napoli. In quell’anno viene premiato appunto al Festival della Cicala di Napoli come miglior album di musica popolare. E’ stata una grande esperienza per me personalmente ma anche per tutti i ragazzi che avevano partecipato alla realizzazione del disco: Francesco Loccisano alla chiarra battente; Alfredo Verdini al tamburello, percussioni e lira calabrese. Hanno dato il loro apporto artistico al disco anche i musicisti: Daniela Buonvento; Stefano Simonetta; Bruno Giurato, Domenico Panettae Francesca Badolato. La gran parte del lavoro di arrangiamento del cd era stato curato da Francesco Loccisano. Il risultato di quel lavoro arriva dopo tanti anni di ricerca e di esperienze musicali maturati nei locali e piazze della locride. Un costante lavoro di innovazione e di riproposizione delle melodie e del ritmo della tarantelle del territorio che, finalmente, con questo lavoro discografico ha potuto varcare i confini regionali e farsi conoscere da un pubblico più vasto ed eterogeneo.

Il repertorio dei brani da voi presentati sono per lo più di canti della tradizione popolare calabrese, con l’utilizzo del dialetto. Questo fa di voi dei cantanti di musica folk.

Le canzoni che oggi fanno parte del mio repertorio sono in parte recuperate sul territorio, intervistando e registrando gli anziani detentori della cultura agro-pastorale del passato, e altre, invece, sono scritte da me, apportando elementi di novità ritmiche e melodiche, ma cercando sempre di non tradirne mai l’amina identitaria.

Quali sono gli strumenti musicali che vengono utilizzati per la musica folk?

Per rendere la nostra musica riconoscibile e coerente con il lavoro che portiamo avanti utilizziamo, oltre alla chitarra classica, al basso elettrico e alla batteria, anche gli strumenti musicali della tradizione (Lira calabrese, zampogna, pipite, flauti di canna, marranzani, tamburelli, organetti, chitarre battenti, ecc…). La combinazione delle sonorità di questi strumenti magistralmente utilizzati dai miei musicisti, nonché l’accurata ricerca delle melodie e dei ritmi, rendono il nostro sound unico e riconoscibile.

A livello sociale, come viene accolta la musica folk?

Oggi la musica popolare del sud e soprattutto della nostra Calabria,sta vivendo una nuova stagione. Tanti ragazzi hanno riscoperto il valore e la freschezza della musica dei luoghi e dei territori. Una musica che ha una identità precisa e che rispecchia l’anima della gente semplice delle contrade, dei borghi e del mondo rurale. Una musica che diventa sempre più attuale e tende a farsi conoscere al resto del mondo nella sua semplicità e nella sua forza dirompente e comunicativa.
Credo che l’interesse dei giovani verso la musica che proponiamo nasce soprattutto dalla necessità di avere un punto di riferimento identitario in un mondo sempre più globalizzato. Un fenomeno, questo, che nasconde grandi interessi economici mondiali che tendono ad omologare o addirittura ad annullare le culture periferiche. La musica popolare diventa, quindi, un mezzo espressivo e se vogliamo di resistenza a tutto ciò. Oggi incontriamo migliaia di giovani e non solo , che si ritrovano nelle piazze della Calabria, dell’Italia e nel resto del mondo ad assistere e ballare ai nostri concerti . Questo fenomeno sociale credo abbia una semplice chiave di lettura e ci voglia comunicare che nei ragazzi di oggi è forte l’esigenza di riscoprirsi e confrontarsi con il resto del mondo anche attraverso il linguaggio della musica popolare e soprattutto della nostra tarantella .

Nel 2016 i TaranProject si dividono. Come mai questa decisione?

Per diversi anni il progetto va avanti dividendo il palcoscenico con il maestro Cosimo Papandrea. In quel periodo sono stati realizzati importati lavori discografici (Hijuri di Hijumari, Sonu e Rolica). Poi come quasi sempre succede nelle band, arriva un momento in cui le cose cambiano esi decide di percorre strade artisticamente diverse. Comunque, con il maestro Papandrea rimane l’amicizia, la stima e il ricordo di un bel periodo trascorso insieme.

Oggi sei semplicemente Mimmo Cavallaro. Quali sono i tuoi progetti futuri?

Non posso che continuare la mia ricerca recuperando dagli anziani le loro canzoni di cui ne sono custodi e contemporaneamente continuare a scrivere nuovi brani che parlano dell’attualità, cercando di rispettare i canoni e lo stile della tradizione e, nel contempo, apportare il giusto grado di innovazione sostenibile. Il grande e significativo lavoro di arrangiamento dei brani avviene grazie alla professionalità e alla proverbiale competenza dei miei musicisti: Andrea Simonetta, Gabriele Albanese, Silvio Ariotta, Francesco Carioti e Martina Farcomeni. Non posso non citare il nostro fonico Angelo Sposato e il nostro tecnico delle luci Antonio Sposato, i quali con le loro relative professionalità contribuiscono a rendere i nostri concerti live unici e importanti.
Credo che anche questo nuovo anno ci riserverà delle sorprese soprattutto dal punto di vista artistico. Sono in cantiere tanti progetti che certamente con l’impegno e con il tempo riusciremo a concretizzare. Vi invitiamo a seguirci nei nostri concerti e sui social dando sostegno a questo progetto artistico-culturale che ha l’ambizione di proiettarsi sempre più nell’esplorazione di nuovi spazi nel panorama della musica nazionale e internazionale.

Grazie di cuore a ScrepMagazine e al suo direttore Giuseppe De Nicola per questa interessante intervista.

Antonia Flavio

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