“a tu per tu con…” Anna Maria Buzzi

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Anna Maria Buzzi

Commissario Straordinario dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano

Oggi sono a Roma per intervistare la dott.ssa Anna Maria Buzzi, direttore dell’Organismo Indipendente di Valutazione del Ministero della Cultura e commissario straordinario dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano.

LIstituto per la Storia del Risorgimento italiano è un ente di studio e ricerca con base associativa e con personalità giuridica pubblica, vigilato dal Ministero della Cultura, inserito nel sistema strutturato a rete degli enti operanti nel campo della ricerca storica e coordinato dalla Giunta Storica Nazionale, organismo nazionale che pianifica e coordina l’attività degli istituti e degli enti di ricerca storica italiani.

L’Istituto ha compiti di  promozione e progresso degli studi sul Risorgimento e sul Lungo Ottocento dall’età delle rivoluzioni alla prima guerra mondiale, attraverso la raccolta, la conservazione e la messa a disposizione a fini di studio e ricerca di documenti, pubblicazioni e cimeli; cura edizioni di fonti, di memorie e di studi specialistici anche mediante specifiche azioni di sostegno; organizza  congressi scientifici; adotta iniziative volte a diffondere i risultati di tali studi presso la società civile ed in particolare verso coloro i quali hanno responsabilità d’insegnamento.

Fiore – Da quando  ricopre questo incarico così prestigioso?

Buzzi – Dall’aprile dello scorso anno. L’incarico con il Governo Meloni mi è stato rinnovato dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano fino alla fine del prossimo  febbraio.

Al riguardo colgo l’occasione di questa opportunità offertami da ScrepMagazine per ringraziare il Ministro della fiducia accordatami.

Fiore – Come si è giunti alla sua nomina a Commissario straordinario dell’Istituto?

Buzzi – L’Istituto era stato commissariato per vicende amministrative e contenziosi in atto: c’era quindi l’estrema necessità di risanarlo.

La scelta cadde su di me per aver svolto a lungo l’incarico di direttore generale degli archivi, considerate anche le finalità archivistiche dell’istituto.

Preciso che il ruolo è assolutamente a titolo gratuito, come quello del comitato tecnico-scientifico, che assiste il commissario nell’attività di divulgazione scientifica e di pubblicazione della rivista.

Fiore – Tanto lavoro ma anche tanta ricompensa morale?

Buzzi – Sì, in effetti tanti oneri, ma quello che conta è lo spirito di servizio e soprattutto il riconoscimento della valenza e dell’importanza di questo periodo storico del nostro Paese. Quindi direi che è maggiore l’onore rispetto all’onere. Un Istituto così importante dovrebbe ritornare agli splendori di un tempo in un momento in cui, tra l’altro, il nostro ministro della Cultura e l’esecutivo pongono molta attenzione alle tematiche risorgimentali.

Fiore – Quali iniziative bollono in pentola in questo periodo?

Buzzi – In questo momento stiamo cercando soprattutto di riallacciare i contatti con i comitati territoriali. Questo è l’unico Istituto che può vantare una rete di 65 comitati territoriali disseminati sulle varie regioni italiane.

Inoltre c’è una diffusione anche all’estero, con 8 comitati.

La strutturazione, quindi, è simile ad una direzione generale che coordina vari uffici sul territorio: questo lavoro di collegamento è un elemento che si era un po’ perso nel tempo.

Abbiamo altresì creato un nuovo sito web, incrementando la digitalizzazione e l’informatizzazione multimediale di tutto il sistema, proprio per creare dei collegamenti a distanza per rinforzare relazioni già esistenti.

In questo periodo storico, con la pandemia che ancora fa vedere i suoi effetti, la valenza della tecnologia è stata molto importante.

Fiore – E quindi?

Buzzi – Da una parte abbiamo avviato una modernizzazione degli strumenti tecnologici per diffondere ulteriormente la ricchezza culturale dell’Istituto e le attività che porta avanti, dall’altra, per esempio, abbiamo bandito 6 borse di studio: 3 dedicate a persone già esperte ed in possesso di elevata conoscenza della materia, e 3 per giovani laureati post-dottorato per avvicinare maggiormente alle tematiche del Risorgimento.

Un altro progetto fondamentale avviato è stata la ricognizione dei beni posseduti ai fini di una stima del valore degli stessi, cosa che in tanti anni non era mai stata fatta. Anche in questo caso si è trattato di tutto lavoro volontario, senza ulteriori aggravi di spese.

Il vicedirettore del museo centrale del Risorgimento, il dottor Marco Pizzo, che è anche perito del Tribunale di Roma, è stato incaricato da me di fare questa stima. L’Istituto, oltre l’archivio (documenti, lettere, ecc.), possiede anche un museo: tutto ciò che è al suo interno appartiene all’Istituto per lascito testamentario.

La stima, che è stata fatta per difetto, si aggira intorno a 115 milioni di euro.

A questo si deve aggiungere la valutazione del medagliere storico Padoa, dell’armeria storica e di altri materiali.

Quindi, realisticamente, la stima del valore del patrimonio posseduto dall’Istituto si aggira intorno ai 200 milioni di euro.

Fiore – Le condizioni di tutto questo patrimonio?

Buzzi – Purtroppo tutto questo materiale negli anni non aveva ricevuto la manutenzione necessaria per la propria conservazione: per esempio il materiale archivistico non veniva spolverato da più di 50 anni.

E proprio per la conservazione ed evitare il danneggiamento della documentazione stessa è stato fatto un progetto totalmente finanziato dalla Soprintendenza archivistica del Lazio per risanare e mettere in sicurezza tutta la documentazione e le scaffalature risalenti a Vittorio Emanuele III.

Parliamo quindi di scaffalature del 1911.

Fiore – Mi pare di intuire che l’Istituto non goda di una sua autonomia finanziaria. Mi sbaglio?

Buzzi – No! In effetti i fondi per l’Istituto provengono unicamente dal ministero della Cultura, non ci sono altri introiti. Questi fondi servono anche per pagare gli stipendi delle 7 unità di personale di cui si avvale. Per questo tutte le risorse devono essere gestite in maniera estremamente attenta. Resta poi alla nostra abilità avvalerci delle possibilità che la legge ci consente, come l’intervento della Sovrintendenza archivistica del Lazio di cui parlavo prima.

Fiore – Considerato l’alto valore storico e documentale dell’Istituto non sarebbe più giusto dotarlo di una propria autonomia finanziaria?

Buzzi – Guardi, lo spero per il futuro, ma in un momento come questo, in cui ci sono ristrettezze economiche e i pochi fondi a disposizione vanno giustamente utilizzati per il sostegno alle famiglie, noi dobbiamo adottare una gestione oculata.

Gestione con la quale siamo riusciti ad attivare diverse iniziative: il progetto di informatizzazione che comprende il sito, la newsletter mensile, la digitalizzazione, le borse di studio.

Abbiamo anche incentivato delle forme di donazione: per esempio è stato donato l’archivio della Fondazione Sergio La Salvia, già segretario generale dell’Istituto, che andrà ad integrare le donazioni già fatte da Giuseppe Talamo e Alberto Maria Ghisalberti, altri due segretari generali.

Ultimamente, in occasione del convegno svoltosi lo scorso 12 gennaio, abbiamo acquisito la documentazione Palamenghi-Crispi: per l’occasione abbiamo invitato come relatori il donante Palamenghi-Crispi e Costanza Ravizza Garibaldi, erede e pronipote di Anita Garibaldi.

All’incontro  ha partecipato anche il presidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei Deputati, l’onorevole Federico Mollicone.

Questi sono solo alcuni esempi di acquisizioni fatte a costo zero.

Fiore – Altre iniziative?

Buzzi  – L’evento scenico dell’altro “Donne sulle barricate” di Marina Pizzi  con la regia di Silvio Giordani, realizzato dal Centro Teatrale Artigiano e diretto dal maestro Pietro Longhi con le attrici Maria Cristina Gionta, Laura Mazzon, Patrizia Tapparelli che hanno interpretato Margaret Fuller Ossoli, Rose Montmasson, Cristina Trivulzio di Belgioioso, tre figure femminili protagoniste del nostro Risorgimento.

Rose Montmasson è stata la moglie di Francesco Crispi poi ripudiata, celebre quale unica partecipante femminile alla spedizione dei Mille; Margaret Fuller Ossoli e Cristina Trivulzio di Belgioioso sono state le ideatrici della rete degli ospedali militari, da cui forse sono nat le prime crocerossine.

Con questa iniziativa abbiamo voluto dare risalto al ruolo delle donne che, anche durante il Risorgimento, furono protagoniste di una vera rivoluzione culturale, sebbene ancora non godessero pienamente dei diritti politici e sociali. Le vicende di queste tre protagoniste, che si batterono contro le convenzioni e gli stereotipi dell’epoca, offrono oggi un esempio di rivendicazione di un ruolo che si oppone ad ogni forma di coercizione e violenza.

Non per niente, due di loro, la Montmasson e la Trivulzio di Belgioioso, sono state citate nel discorso di insediamento del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quali figure di donne che con il loro esempio costituiscono i grimaldelli con cui lei stessa è riuscita a sfondare il famoso “tetto di cristallo”.

“Donne sulle barricate” è stata una iniziativa, che ha visto coinvolta una importante compagnia teatrale ed ha voluto essere uno strumento di divulgazione degli ideali risorgimentali usando una diversa chiave di lettura, più coinvolgente e partecipata. Uno strumento didattico rivolto anche alle scuole che possono così confrontarsi con le vicende del nostro passato. Si è trattato di una anteprima di un più ampio spettacolo che verrà portato in scena il prossimo 27 febbraio alle 17.30 al Teatro Manzoni di Roma.

Fiore – Altro?

Buzzi – Tra le molte altre iniziative che stiamo portando avanti per rilanciare il ruolo dell’Istituto, abbiamo anche immaginato una possibile riunione del maggior numero possibile dei pronipoti dei “Mille” per ricordare e raccontare le esperienze di vita degli avi.

Vorremmo inoltre rilanciare, attraverso gli istituti della cultura italiana sparsi per il mondo, la rete degli istituti territoriali all’estero con delle iniziative mirate.

Fiore – Complimenti davvero per queste iniziative frutto del suo impegno.  Ora c’è solo da augurarsi che lei venga riconfermata nel ruolo di commissario straordinario in modo da poter dare compiutezza al suo programma.

Buzzi – Me lo auguro… devo aggiungere che il mio programma, nonostante le ristrettezze, le difficoltà economiche  e i problemi ereditati, è stato possibile portarlo innanzi anche grazie alla squadra dei collaboratori, tutti fortemente motivati. Ho trovato da parte loro una piena corrispondenza di intenti.

Il tutto è anche la dimostrazione che si può fare tanto anche con poco, quando ci si impegna.

Fiore – Grazie per il tempo dedicatomi e ritenga ScrepMagazine a disposizione dell’Istituto per la diffusione delle varie iniziative anche in considerazione del saluto inviato all’evento “Donne sulle barricate” dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha spronato l’istituto a proseguire la strada intrapresa per “l’importanza di approfondire la conoscenza del Risorgimento, rimasto in ombra per decenni e che, finalmente, trova il suo giusto spazio e riconoscimento nella storiografia d’Italia”.

Buzzi – Grazie a lei…e ad maiora semper per la vostre iniziative editoriali!

                                                                                       Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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