Educazione e giovani… l’Opinione di Vincenzo Fiore

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L’Opinione su educazione e giovani

a cura di Vincenzo Fiore

Il mondo degli adulti guarda con interesse, e talvolta con diffidenza, il mondo giovanile nelle sue svariate manifestazioni, vuoi per leggervi le componenti creative, vuoi per coglierne i segnali di protesta e di disagio.

I giovani veicolano idee, ipotesi, proposte da cui sono alimentate le avanguardie culturali e artistiche delle diverse epoche.

Dalle tempeste sentimentali dei romantici alla Scapigliatura, dai Beatles ai centri sociali, alle Sardine, la cultura giovanile trova spesso e ben volentieri nella musica l’elemento aggregante più significativo e caratterizzante.

Negli anni cinquanta il sociologo statunitense David Riesman, professore di diritto nell’Università di Buffalo e di sociologia nelle università di Chicago e di Harvard,  osservava che dalla famiglia, intesa come unità di produzione, tipica del mondo contadino e artigianale, si era passati alla famiglia “stazione di servizio”, intesa come luogo di consumo dove i beni di cui si usufruisce comprendono, oltre ai pasti, gli svariati articoli del tempo libero, primo fra tutti la televisione, e nella quale emerge l’uomo “eterodiretto” (other-directed man) o massificato, per il quale il consenso del gruppo sociale di appartenenza è il valore assoluto: il conformismo diviene così l’unico modo di comportamento e del vivere civile e acculturato.

Ma la flessibilità, la precarietà e l’incertezza della società post-industriale hanno portato a stravolgere questi assunti e ad assumere dei comportamenti provvisori e revocabili come se si trattassero di mode e tendenze passeggere.

Le ricerche longitudinali hanno evidenziato che il passaggio nel mondo adulto non assume connotati patologici: comunque rimane il problema fondamentale ed essenziale del dialogo con gli adulti e soprattutto con gli anziani.

Il costante richiamo da parte delle agenzie educative, prime fra tutte la scuola, all’accettazione e al rispetto reciproco tra l’adulto e il giovane indica che, in questo processo, possono subentrare difficoltà di comunicazione, di adattamento e di lettura tra i due mondi: in particolar modo, il pericolo di comportamenti devianti, come la diffusione di droghe o di ideologie di tipo eversivo, non può e non deve essere sottovalutato.

Ecco perché la scuola deve far ritrovare ai giovani e ai meno giovani l’identità intesa come ruolo e status.

La scuola non deve assolutamente intendere la cultura giovanile esclusivamente come fonte di disagio e di devianza sociale ma deve cercare sempre più di costruire l’identità personale, cioè una percezione costante e stabile del sé, inteso come nucleo fondamentale della personalità e dell’essere.

La costruzione dell’identità psicologica della persona deve svolgersi  attraverso una delicata fase di conoscenza di sé e di sperimentazione all’interno di reti sociali sempre più vaste, nel cui corso passando dall’appartenenza al gruppo dei pari a  gruppi secondari, come la scuola, gli individui allargano il proprio orizzonte conoscitivo e acquistano esperienze via via più articolate che si riflettono in un significativo cambiamento nella percezione del sé in rapporto con l’altro.
Gilles Deleuze afferma che la cultura giovanile permetterebbe di esprimere gli atteggiamenti oppositivi degli adolescenti che, attraverso comportamenti e valori anticonformisti, manifestano il proprio disagio come denuncia di una condizione di marginalità sociale.

Si può quindi affermare che i “quattro pilastri dell’educazione”, di cui parla il Rapporto Delors, “imparare a conoscere”, cioè acquisire gli strumenti della comprensione, “imparare a fare”, in modo tale da essere capaci di agire creativamente nel proprio ambiente, “imparare a vivere insieme”, in modo da partecipare e collaborare attivamente all’interno di un contesto fatto di relazioni comunitarie, “imparare ad essere”, un percorso che deriva dall’evoluzione degli altri tre”, devono essere sempre più alla base dell’insegnamento scolastico.

Diventare guida imprescindibile del corpo docente e degli studenti a prescindere da questo o quel riferimento politico nell’ambito del Ministero della Scuola o dell’Università.

E come inquadrare ed interpretare la maxi rissa della vigilia di Natale ad Ercolano (e non solo – basti ricordare le due risse precedenti di Roma al Pincio e a Villa Borghese) con decine di giovani che si picchiano in strada, tra le auto parcheggiate e le persone che passeggiano?

Ancora peraltro ignoto il motivo che ha scatenato la rissa  a Ercolano, nella provincia di Napoli., scoppiata in piazza Trieste e Trento, al centro della cittadina alle pendici del Vesuvio, nonostante la zona rossa appena istituita per limitare la diffusione del Coronavirus…

La strada, quindi, appare ancora  lunga…

lunghissima, direi!!! 

Vincenzo Fiore

 

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

2 COMMENTS

  1. Eccellente approfondimento di un tema sempre più di attualità, i giovani, la formazione, l’uniformarsi tra simili.
    La società contemporanea non possiede più la capacità di emendarsi rigenerandosi ed i giovani sono le prime vittime delle generazioni che li hanno preceduti.
    Mariella Paradiso

  2. La “penna” dì Vincenzo Fiore descrive sempre con precisione e dovizia di argomentazioni e ricerca il nucleo delle sue disamine.
    I giovani “erano” il futuro oggi, nella migliore delle ipotesi, sono il presente con le sue gravissime negatività a livello planetario.
    La responsabilità non è da attribuirei a loro ma alle generazioni che li hanno partoriti ed “educati” con valori errati.
    Anche loro cresceranno e capiranno il danno loro arrecato. Sarà necessario tempo, ma sapranno trasformare il Mondo ripulendolo dalle scorie che noi adulti maturi abbiamo depositato.
    Carmine Paradiso

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