La stanza

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La stanza…cEccoci di fronte a quella porta chiusa: una madre, un sussulto e la porta si apre.

Oltrepassare la soglia è un attimo, ed eccola imporsi ai nostri occhi:”la stanza”.

È lì, immacolata, tutto meticolosamente in ordine: libri, foto, scrivania, un quaderno aperto ed una penna adagiata su di esso, come se la persona di quella stanza si fosse allontanata per un attimo, ma si sa, il tempo è relativo.

Tutto immobile, giorno dopo giorno, una stanza così ricca di colori, emozioni e così, vuota di un vuoto incolmabile dell’assenza di chi non c’è più.

Entrare provoca un turbine di emozioni, ricordi, dolori, che ti travolgono, ti inebriano al tempo stesso, perché in te la presenza è ancora viva; i ricordi sono veri, quasi tangibili, perché fanno parte di un vissuto passato, ma reale.

Una realtà che non avrà seguito, se non nel mantenere vivo ciò che non può essere più.

Le macerie del dolore che si celano dietro quella stanza immacolata.

Poi sopraggiunge la forza, perché lei amava la vita, era piena di gioia, di una curiosità di quelle intelligenti, pronta a scoprire il mondo e, anche se lei non può più, ti chiede di farlo anche al suo posto, perché ti motiva a superare il trauma della perdita e di proseguire con il sorriso, lo stesso che contraddistingueva sempre il suo viso, la gioia di vivere e andare avanti, già come un Angelo, immergendosi con ardore in tutto ciò che si fa.

E dopo anni riguardare una foto che ti riporta al passato e ad un presente transitorio, quasi a voler compiere un cammino che vale per due e renderti conto che sei riuscita a concretizzare il sogno comune e condividere questi obiettivi con chi non c’è più, ma c’è, presente in ricordi e pensieri.

di Simona Trunzo

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