Meglio essere autorevoli…

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“Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura” (citazione scoperta in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, risalente a circa 3000 anni fa).

Da sempre la generazione degli adulti ha guardato ai giovani con l’occhio di chi ravvisa in loro un oggettivo imbarbarimento dei costumi e delle competenze. E la soluzione suggerita per arginare la deriva è sempre la stessa: il ritorno alle buone pratiche di una volta…però…

…SCRIVERE BENE IN ITALIANO ED USARE CORRETTAMENTE LA PUNTEGGIATURA RENDE AUTOREVOLI !

La punteggiatura permette infatti di scandire il testo riproducendo le intonazioni espressive del parlato.

Ci sono alcune regole fondamentali da rispettare…discorso inutile, superfluo, anacronistico al tempo degli “smile”?

No! Le frasi incantano come le note di una melodia…

Cosa vi capita quando ascoltate una nota stonata? Bah … come minimo “storcete il naso”… La musica come la grammatica ha le sue regole!

Queste regole fondamentali dovrebbero far parte del bagaglio culturale di ogni individuo eppure, per quanto possa sembrare incredibile, scorrendo sui social, gli errori più elementari sono una costante per una grande fetta della società, classe dirigente e politici compresi.

Vediamo allora queste poche regole fondamentali.

VIRGOLA

Indica una pausa breve. In genere si usa:

  1. per separare gli elementi di un elenco: pane, vino, bicchieri e posate! Prima dell’ultimo elemento si mette la congiunzione “e”;
  2. prima o dopo un sostantivo che ne determina un altro caratterizzandolo (detto apposizione): Vincenzo Rossi, professore;
  3. quando si interpella qualcuno: Luigi, chiudi la porta;
  4. per separare una frase da una coordinata introdotta da ma, però, tuttavia: oggi il cielo è sereno, ma fa freddo;
  5. per separare una frase principale da una subordinata introdotta da poiché, anche se ecc.: devo uscire per andare dal dentista, anche se ho paura.

La virgola non deve mai essere usata per separare elementi della frase che sono uniti da un punto di vista logico come soggetto, verbo e complemento oggetto: Vito, la sera guarda il telegiornale (è errato); Vito la sera guarda, il telegiornale (è errato).

PUNTO

Il punto segnala una pausa lunga o un’interruzione netta, quindi si mette alla fine di una frase o di un periodo. Se la frase dopo il punto presenta uno stacco netto, si va a capo e si inizia un nuovo capoverso.

Fra l’ultima parole ed il punto non si lascia mai spazio e dopo ogni punto si usa sempre l’iniziale maiuscola.

Il punto si usa anche nelle abbreviazioni: es. = esempio; ecc. = eccetera; Dott. Dottore.

IL PUNTO E VIRGOLA

Il punto e virgola indica una pausa più lunga della virgola e meno forte del punto fermo: il punto fermo va generalmente fuori dalle virgolette, anche se all’interno c’è già un punto interrogativo, esclamativo o i puntini di sospensione; va invece all’interno delle virgolette quando la citazione o il discorso diretto non è introdotto dai due punti.

DUE PUNTI

I due punti indicano una pausa breve e segnalano che quanto segue è una spiegazione di ciò che è stato detto prima. Introducono un elenco, un esempio, un discorso diretto, una citazione e una spiegazione.

PUNTO INTERROGATIVO E PUNTO ESCLAMATIVO

Il punto interrogativo segnala una pausa forte e indica che la frase è una domanda diretta: come si aggiorna questa applicazione?

Il punto esclamativo indica una pausa forte e permette di esprimere stupore o anche dolore: ma ti trovo benissimo!

Sono entrambi seguiti dall’iniziale maiuscola, ma se c’è una sequenza di domande ed esclamazioni, per evidenziare la rapidità con cui si susseguono possono essere seguiti dall’iniziale minuscola: hai preso le chiavi? c’è la benzina nella macchina? hai preso l’ombrello? non correre! allaccia la cintura! lascia perdere il cellulare!

PUNTINI DI SOSPENSIONE

Segnalano che il discorso rimane in sospeso per imbarazzo, per fare un’allusione, per cambiare discorso o perché si reputa che chi legge è in grado di intuire quali sono le parole omesse.

Si usano nel numero fisso di tre: come faccio a partire…

I puntini di sospensione messi fra parentesi quadre […] indicano che all’interno di una citazione parte del testo è stata omessa.

TRATTINO, LINEETTA E PARENTESI TONDE

  • Il trattino (-) si usa per accostare due parole che, pur essendo unite, non formano un composto stabile: tunnel spazio-temporale, uomini-rana;
  • in prefissi che formano dei composti occasionali, quindi non un’unica parola: socio-economico; come segno di a capo nei testi a stampa;
  • per indicare un intervallo numerico o temporale: scriva un articolo di 40-50 battute; potrà ritirare il documento fra 10-15 giorni.

Prima e dopo il trattino non vanno messi gli spazi.

La lineetta (—) si usa alcune volte per introdurre il discorso diretto, al posto delle virgolette, quando si alternano delle battute di dialogo:

— Come stai? — Gli chiese il nonno.

— Bene, grazie — rispose Pino.

Può essere usata anche per delimitare un inciso, al posto delle virgole e delle parentesi tonde: se non fai il bravo — e metti a posto tutti i giochi — non ti compero il gelato.

Prima e dopo la lineetta va messo uno spazio.

Le parentesi tonde si usano per delimitare un inciso, ossia parole o frasi che servono a commentare, spiegare ciò che è stato detto prima, ma che si possono anche omettere perché non sono fondamentali per comprendere il testo. Si usano anche per specificare l’autore di una citazione: “La semplicità è cosa rarissima ai nostri tempi” (Ovidio).

VIRGOLETTE

Le virgolette possono essere: basse (« »), alte (“ ”) e singole (‘ ’).

  1. a) Si scrivono tra virgolette basse:

– i discorsi diretti

– le testate di periodici e le collane.

  1. b) Si scrivono tra virgolette alte:

– le parti pensate quando vanno distinte dal discorso diretto (es. “Sto facendo tardi” pensò Vito tra sé e sé, mentre intanto le diceva: «Vai, ne parliamo dopo»);

– le parole usate in senso ironico o che non corrispondono al loro significato letterale (es. i “poveri” americani possiedono soltanto un’automobile ciascuno);

– i termini che esprimono un concetto particolare (es. il concetto di “inconscio”, l’idea del “bello”);

– le parole di uso comune alle quali si vuole dare rilievo;

– le parole alle quali ci si riferisce in quanto tali (es. nel testo compare due volte la parola “comunicazione”);

– le espressioni figurate o gergali (es. menù “alla carta”);

– i titoli di: libri (italiani o stranieri), articoli di giornale e di rivista, brani poetici, racconti, opere d’arte, brani musicali, film, trasmissioni radiofoniche e televisive;

– le testate dei quotidiani (“la Repubblica”, mentre i periodici vanno tra virgolette basse: «L’Espresso»); i titoli di capitoli o parti di libri citati (es. nel capitolo “Il Congresso di Vienna” parleremo di…); i titoli di convegni, conferenze;

– le denominazioni aggiunte ad associazioni, istituti ecc. (es. il Centro Culturale “Elsa Morante” ma: l’Accademia della Crusca).

  1. c) Le virgolette semplici o apici si usano di rado e servono a indicare il significato di una parola, di una frase o per delimitare una citazione all’interno di un discorso già tra apici doppi.

CONCLUSIONI?

Quello che invece sembra si stia perdendo davvero – ed è ciò che hanno notato i seicento professori di cui sopra – è la capacità di argomentare, formulare e poi esprimere un pensiero critico, comprendere un testo, saperlo riassumere e poi esporre con chiarezza, decodificare la lingua e usarla per quello che è: uno strumento di comunicazione per relazionarsi con gli altri.

Il problema quindi è sia di forma che di sostanza. Il lavoro da svolgere è sul valore delle parole, sulla portata della scrittura, sulle potenzialità e sui rischi che si possono correre quando si perde la facoltà di leggere il mondo e, nonostante ciò, lo si vuole raccontare lo stesso.

Affrontarlo, aggiustarlo o piuttosto demolirlo a suon di volgari insulti, in un italiano scritto “coi piedi” e sgrammaticati piuttosto che di eleganti tocchi di fioretto dalla sintassi perfetta, non serve a nulla ed a nessuno!

Usando correttamente parole, frasi e punteggiatura, acquisirai una maggiore autorevolezza.

Per favore usatela quando scrivete in modo da trasmettere a chi vi legge tutta le forza della vostra creatività…Grazie!

(In copertina “L’uomo che scrive” di Antonio Calderara)

Clicca sul link qui sotto per leggere un mio articolo precedente:

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