La Resurrezione di Piero della Francesca, databile nel periodo compreso fra il 1450 e il 1463, e conservato nel Museo Civico di Sansepolcro, ci presenta, nella sua composizione, un percorso di Spiritualità sempre attuale nel cammino di ricerca degli esseri umani nel corso della Storia, attualizzabile anche, logicamente, ai nostri giorni.
Il Cristo risorto è maestosamente divino, vittorioso, trionfante, ma nel suo sguardo conserva il sacrificio e il dolore appena trascorso e la responsabilità traslabile nel futuro sulla complessità esistenziale di tutta l’umanità nel tortuoso e contrastato viaggio tra il bene e il male per il raggiungimento di una vita sorretta dalla Fede.
A riguardo significative sono anche le tre ferite sul costato, sulla mano e sul piede, proprio a rinforzare il potente messaggio cristiano.
Il paesaggio sullo sfondo costituisce la connotazione realistica del fatto accaduto con elementi dai colori neutri o naturali che sembra potrebbero essere ricolorati o riempiti dagli innumerevoli paesaggi sparsi nelle latitudini terrestri.
Nella parte inferiore dell’affresco i soldati dormienti rappresentano una umanità che non riesce a “vedere” il grande mistero di Cristo, addormentata nel senso di occhi bendati, di coscienza assopita, di inerzia nel recepire il messaggio di amore universale e risvegliarsi dall’egoismo individualistico e dalla meschinità. Ciò che lega e dona speranza di Resurrezione è l’uso del colore sulle vesti, il rosa del Cristo si armonizza con i colori più accesi delle vesti dei soldati, e ancora i colori più forti e terreni dovrebbero ascendere verso la tonalità più tenue del mantello di Gesù.
L’opera di Piero della Francesca infonde un senso di potenza e di calore, di certezza anelante, rappresenta una mirabile sintesi del messaggio cristiano, cielo e terra sono in contrasto solo per gli esseri umani non per il Cristo, il quale invita tutti a superare tale contrasto al fine di partecipare al Suo Trionfo.
Tommaso Cozzitorto
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