La partecipazione del “buon vivere”

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Crisi dei valori…

È la rincorsa al successo economico, costi quello che costi?

È la realtà raggiunta senza badare all’etica?

È la conseguenza di aver messo al primo posto del quotidiano la sfera del materiale su quella spirituale con la conseguente nascita di un profondo disorientamento morale ed esistenziale?

È il biglietto che le nuove generazioni stanno pagando all’avere tutto, subito e con facilità, senza nemmeno un no?

È l’interrogativo, il più delle volte senza risposta, di cercare di intuire il percorso del proprio futuro?

O è qualcosa di molto più palpabile di quanto si possa credere?

Propendo per quest’ultima ipotesi, anche perché mi capita spesso di conoscere “uomini” in preda alla solitudine e alla noia, dopo essere vissuti sulla scia del divertimento più sfrenato e dell’assenza di qualsiasi remora etica.

E, alla mia domanda sul perché di tale comportamento, mi si risponde di essersi trovati a un certo punto della propria vita in assoluta solitudine, senza riferimenti certi, senza guida, travolti dalle veloci e continue trasformazioni della società e dalle complessità crescenti del vivere, che pretendevano risposte difficile e non comuni per non lasciarsi mettere sempre più all’angolo e schiacciare contro il muro dell’impotenza e dell’insicurezza, in una sorta di morsa mortale.

Di qui discende l’inderogabile necessità di dare più luce alla parte spirituale dell’uomo, che di conseguenza deve porsi sempre più domande di natura etica e  filosofica ma concreta sul bene comune e aprirsi alla capacità e all’intelligenza di intuire e separare per tempo il bene dal male, aiutandosi con la partecipazione alla concretezza  del “buon vivere” e del saper trasmettere sensibilità e felicità.

Imparare, quindi, ad autogestirsi per non incorrere nella solitudine, nella paura  e non aggrapparsi a cattive compagnie  per sentirsi miserevolmente forti.

Imparare, pertanto, a non mettere a tacere i valori dello spirito e dell’etica per non cadere nel buio e perdere la vera ricchezza dell’uomo: quella dell’animo… e quindi dell’educazione, del rispetto, della gentilezza, dell’umiltà, dell’amore, della lealtà, dell’accoglienza, della solidarietà,  che mai si potranno trovare sulle bancarelle dei mercati o in vendita a quattro centesimi nei saldi di stagione o nella settimana del Black Friday.

Occorre comprendere che il “buon vivere” non è fatto di muri che impediscono di vedere l’orizzonte, ma di sacrificio, fatica, costanza, di sentirsi padroni del proprio destino e pronti a ricevere e dare, per riprendere ad assaporare quegli ideali, quei valori che ci siamo lasciati sfuggire per inseguire effimere chimere e fatue fanfaluche.

Altrimenti?

Correremmo il rischio, come afferma il Vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, di passare nel regno “degli invisibili  di cui nessuno si prenderà cura, nessuno che sia una Istituzione, uno Stato o anche solo quel fratello di cui non ci sentiamo più i custodi”.

Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

2 COMMENTS

  1. Bellissima riflessione e giustissima considerazione che non è nostalgia del passato come molti ci accusano , la nostra è nostalgia del buon senso perso dell’ amore smarrito e delle ideologie che un tempo ci hanno permesso di crescere a 360°. Ciò di cui fatico a trovare oggi…

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