Intervista alla poetessa Raffaela Lettieri

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A Libri, Arte e quant’altro arricchisca l’Anima.

L’Ospite di oggi è la poetessa, Raffaela Lettieri.

 Siamo frammenti, schegge di luce

nelle notti senza stelle,

custodi d’un tempo che parla

d’amore, sussurrando.

 tratta dalla raccolta Timida Crisalide

Oggi nel mio spazio parliamo di poesia e lo facciamo insieme alla poetessa Raffaella Lettieri. Per anni con dedizione si è dedicata all’ insegnamento e oggi, giunta alla pensione, riprende in mano le sue passioni, proponendo al lettore i suoi versi, le sue emozioni più vere, da cuore a carta.

Conosciamola meglio.

Nata a Cariati (CS) il 1°settembre 1951. Consegue la laurea in Materie Letterarie nel 1976, presso l’Università degli Studi di Salerno. Trasferitasi in provincia di Brescia nel 1979 sceglie come professione per la sua vita l’insegnamento nella Scuola Elementare, ruolo svolto con amore e dedizione fino al 2011. Dopo aver cessato l’attività lavorativa, si dedica alla passione coltivata da sempre, riordinando le numerose poesie per anni tenute in serbo; riceve così menzioni e premiazioni partecipando a concorsi locali e nazionali, quali Il Federiciano e il Concorso Salvatore Quasimodo nei quali è risultata più volte tra i finalisti. Si occupa di Progetti di Laboratorio Poetico presso la Scuola Primaria di San Gervasio Bresciano, stimolando nei giovanissimi il gusto per la scrittura creativa. Nel 2017 al Concorso Internazionale Quasimodo, per la sezione poesie, si classifica al 2° posto con la lirica Prima di… mentre partecipando alla nona edizione del Concorso Nazionale «Poesie d’Amore» con la poesia Senza inganno riceve una menzione d’onore.” Anno 2018 menzione d’onore al Premio Quasimodo. Negli anni a seguire ottiene altri riconoscimenti.

 L’amore per la poesia l’ha sempre accompagnata, si ricorda quando ha composto la sua prima lirica?

Alla fine degli anni 60’ si respirava nelle grandi città aria di rinnovamento socio-culturale. In quegli anni studiavo ad Ancona perché le scuole superiori al paese non c’erano, quindi, oltre a godere del privilegio di pochi visto che economicamente la mia famiglia stava bene, era il sogno che si realizzava. Ero giovane, ribelle, con tanta voglia di cambiare il mondo per cui, di quel tempo, rifiutavo la chiusura mentale, il contesto limitato e la morale bacchettona del paese del sud in cui sono nata. Alla fine del diploma, però, sono dovuta ritornare a casa e nella disperazione “leopardiana”, poiché la mia mente era ormai proiettata verso nuovi orizzonti, è nata Libertà, la prima poesia, emblematica nel titolo e nel tema, l’unica che ancora adesso ricordo per intero.

Qual è il suo poeta preferito?

I poeti scrivono poesie perché hanno il dono dell’incanto, che è la lettura dell’esistenza ermeticamente chiusa nel profondo e perché il tempo umano possa essere sconfitto dalla proiezione all’infinito di sé stessi. Quando li leggiamo riconosciamo lo stesso bisogno di “esserci” che ha ispirato i loro versi per cui non ho preferenza per un poeta in particolare. Generalmente sono attratta dalla poesia che più mi entra dentro. Quella in cui mi sento più a mio agio e si avvicina alla mia anima. Mi comporto come vorrei facesse chi legge le mie di poesie.

Nel 2017 al Concorso Internazionale Quasimodo, per la sezione poesie, si classifica al 2° posto con la lirica Prima di…. Le sue emozioni?

L’emozione è stata intensa e prolungata perché il riconoscimento penso sia per tutti la più completa delle gratificazioni. Essere finalista al Concorso Internazionale Quasimodo dove erano iscritti in tanti mi ha dato una grande gioia al punto da pensarmi già un astro nascente e alla mia età non è poco. La prima volta è sempre speciale perché più emozioni si danno appuntamento nello stesso momento, è nel loro affollarsi la matrice dell’unicità mentre di solito le gestisci a seconda delle situazioni e in dosi più ridotte.

Le parole del silenzio, una raccolta poetica legata alla terra e alle sue origini. Sono poesie legate a ricordi infantili?

Nella parola poetica della prima raccolta Le parole del silenzio ho voluto custodire i ricordi dell’infanzia, l’amore per le persone della mia famiglia, la nostalgia dei luoghi dove sono nata per il timore che la mente dimenticasse. Una conferma, non della appartenenza a un posto geografico specifico perché, a riguardo, mi sono sempre sentita cittadina del mondo, ma dell’identità, delle proprie radici. Il mare è l’assenza di cui soffro la mancanza, nonostante apprezzi la bellezza impalpabile e sfumata della pianura padana dove abito da molti anni. “Nel mare non è mai notte”, dicono i pescatori del posto, nel senso che vi abita la speranza comunque e sempre e chi è nato al mare come me queste cose le comprende bene.

Sia nella sua prima Silloge: Le parole del Silenzio che nella seconda: Timida Crisalide i titoli mi fanno pensare ad una chiusura come se fosse stato difficile esprimere appieno le proprie emozioni. Una sua considerazione.

In ognuno di noi esiste la parte “muta” agli altri, dove l’accesso è vietato. Il silenzio è l’unica opportunità che abbiamo di incontrarci; di conoscere chi siamo veramente e, consapevolmente, accettare che possiamo essere anche altro. Il silenzio è una via difficile e dura, ma salva. L’ho imparato da mia madre, una donna dolcissima e tenace, forte e fragile, determinata e docile allo stesso tempo. Nei momenti più difficili e dolorosi rimaneva in silenzio non per escluderci ed escludersi ma in attesa che tutto passasse.

Ha insegnato per tanti anni ai bambini. Quale autore far leggere ai propri bambini per fargli fare i primi passi nel mondo poetico.

In genere i più piccoli preferiscono le filastrocche, i “non senso”, le poesie alla rovescia per cui a Gianni Rodari va la loro simpatia e preferenza. Con i ragazzi più grandi è diverso. Intorno al loro mondo gravitano le emozioni che non sempre riconoscono e sanno gestire. Entrano, perciò, in conflitto con sé stessi, gli altri, la famiglia dalla quale uscire per rendersi autonomi, pur nel bisogno di appartenenza molto forte. Il loro mondo emotivo resta imprigionato nel pudore e nell’incapacità di parlare perché il dialogo con l’adulto non è né facile né scontato. Quindi “nel tempo del cerchio”, uno spazio confidenziale dove nessuno giudica nessuno, li sollecitavo a raccontare di loro e del loro mondo prima ancora di avvicinarli alla conoscenza degli scrittori perché la creatività degli adolescenti, oltre ad essere fantastica, è essa stessa poesia.

Si occupa di Progetti di Laboratorio Poetico presso la Scuola Primaria di San Gervasio Bresciano, stimolando nei giovanissimi il gusto per la scrittura creativa. Qual è il primo insegnamento che dà ai suoi alunni?

Spero di avere insegnato ai miei alunni a non tradire mai i loro sogni ma, soprattutto, a riconoscere che la parte più vera di noi è nascosta nei limiti e nelle fragilità che abbiamo e che è questa la parte alla quale dedicare più cura ed attenzione. I bambini che ho avuto a scuola ora sono dei giovani adulti che hanno affrontato per una buona parte le difficoltà della vita. Quando ci sentiamo e mi raccontano com’è andata mi riferiscono che è stata dura ma proprio grazie ai loro sogni ce l’hanno fatta. Allora vuol dire che sorprendere la vita funziona allo stesso modo di quando è lei a sorprenderci.

Il suo primo Romanzo Muri di carta, ci racconta qualcosa?

La trama si sviluppa attorno a una fitta rete di ricordi che la protagonista fa affiorare alla mente per raccontarsi. È ambientato negli anni 60-70 nel sud Italia. I temi trattati si cibano di un percorso introspettivo, complesso e molto sofferto. Martina, protagonista del racconto, vive la sua adolescenza spensierata in una famiglia protettiva, amabile, pienamente integrata nel contesto ambientale ma intriso di pregiudizi al punto che la sorte di ogni componente è condizionata dal rigore morale e da codici di comportamento molto rigidi. La ragazza, di indole ribelle sin dall’infanzia, diventa una donna inquieta, costantemente alla ricerca di sé stessa, decisa a sciogliere i nodi che le impediscono di afferrare la sua vera identità. Inizia perciò un percorso di introspezione che la riconduce alle figure genitoriali per trovare le risposte che le mancano. Ecco allora che temi quali l’inquietudine, la solitudine, l’incanto e il disincanto, il groviglio dell’esistenza attecchiscono nei silenzi che i vari personaggi custodiscono in una sorta di arcano pudore che non lascia trapelare ” le parole non dette”.  Catartico sarà per lei il suo rapporto con il mare, rapporto viscerale e profondo nato da un evento che ha riguardato la sua infanzia. Ho impiegato molto tempo a scrivere questo romanzo. La mia più grande difficoltà è stata di essere obiettiva e lontana da personali riflessioni che potevano inficiare o contenere la libertà di agire dei personaggi.  Uno sforzo enorme perché ho prestato alla narrazione fatti riguardanti la mia famiglia e persone conosciute.  In realtà questa è la motivazione per cui non l’ho ancora pubblicato. L’ho inviato solo ad alcuni concorsi dove è stato giudicato interessante e ben articolato.

Per lei che cosa è la poesia?

Non so dare una definizione della poesia. Davanti alla tastiera le mie dita si muovono rapidi e le parole affiorano in superficie come se non ne avessi il controllo. Mi fermo quando sento la testa svuotata e il cuore leggero. Rileggo e provo stupore e meraviglia quasi non fossi io l’autore. Credo che dipenda dal fatto che in noi ci siano diverse verità e tutte autentiche. Non è una contraddizione, ma la certezza che le sfaccettature fanno parte dell’intero non in modo assoluto perché continuiamo a cambiare evolvendo il pensiero e il sentire. Se così non fosse rimarremmo granitici in certe posizioni, non avremmo altre opportunità e ci negheremmo la capacità di perdonare e perdonarci.

Rainer Maria Rilke diceva: “Ai veri poeti il primo verso viene regalato da Dio, mentre tutto il resto è dura fatica dell’uomo.” Che rapporto ha con la spiritualità?

Con Dio ho un rapporto fin troppo personale da dubitare che tanta confidenza sia lecita. Quando ci parliamo cerco di essere più vera possibile ed esco allo scoperto perché nessuno meglio di Lui sa come stanno realmente le cose e come sono fatta. Mi piace pensare che sia un Dio, un Padre tenero e misericordioso al punto da praticare l’accoglienza senza stancarsi mai anche se Gli farò, certamente, perdere la pazienza. La Chiesa, intesa come istituzione, la sento poco attenta ai bisogni reali. Questo papa cerca di scardinare privilegi che non sono più accettabili. Sostiene una spartizione economica più equa e giusta ma c’è ancora troppa resistenza sia nella sfera gerarchica alta e sia nella visione di chi è al potere.

Progetti futuri?

Non penso al futuro ma all’oggi facendo ciò che più mi piace. I progetti sono di diventare una scrittrice conosciuta. Siamo tutti proiettati verso l’eternità e per me che non ho figli potrebbe essere un buon deterrente rimanere nella memoria dei posteri per i miei scritti, ma non dopo la morte perché altrimenti non posso godermi i piaceri della gloria. Faccio progetti di continuo, magari li modifico o addirittura li cambio lungo il percorso, senza pianificare troppo perché è più intrigante lasciarsi sorprendere dall’imprevisto e da ciò che la vita dispone comunque. Cerco di mantenere curato il mio aspetto fisico, in particolare mi dedico alle letture, alle amicizie e al mio scrivere.

Nei suoi libri c’è un messaggio, e se sì. Qual è?

Mi piace pensare che il messaggio in cui tutti ci identifichiamo sia la speranza in termine di “luce” nei momenti di maggiore difficoltà e di dolore ma anche di “gioia” per la capacità di saperla apprezzare e vivere. La speranza è la forza dei guerrieri e il coraggio delle madri, infatti la mia mamma era solita ripetere “Alla morte non c’è riparo” nel senso che ogni cosa è risolvibile, allora voglio credere che anche questa nostra umanità, ultimamente così inquieta e indifferente possa ravvedersi e cambiare.

Ringraziando Raffaela Lettieri per il tempo dedicatomi, ricordo ai nostri lettori che trovate il suo libro a questo LINK

Intervista a cura di Monica Pasero

 

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