Intervista a Sandra Mirabella

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Il 7+7

con

Sandra Mirabella

Catania direzione Siracusa per incontrare Sandra Mirabella…

Sono in compagnia del mio carissimo amico Sergio che, in questi giorni di mia permanenza in Sicilia, avendo in programma altre tappe fra cui Messina, si sta prestando a farmi da Cicerone per presentarmi le bellezze archeologiche (e non solo) di quest’isola meravigliosa, ad incominciare da quelle più nascoste, che, da solo, non sarei stato capace di raggiungere.

E il grande ma giovane Sergio, conoscendo le mie debolezze per la flora, guida e lancia la mia attenzione sulle Palme, sul fico d’India, sugli uliveti, sugli agrumeti che dominano il paesaggio e scorrono a destra e sinistra.

E in men che non si dica, raggiungiamo Siracusa, città di circa 120.000 abitanti e dalla storia millenaria.

E qui la mia guida si scatena.

“Devi sapere” – mi dice – “che la fondazione di Siracusa è avvenuta intorno all’anno 733 a.C. ad opera dei Corinzi ed è stata tra le più vaste metropoli dell’età classica primeggiando  per potenza e ricchezza persino con Atene.

Numerose personalità visitarono Siracusa, come Platone, che cercò di instaurarvi lo Stato ideale della Repubblica.

Patria di artisti, filosofi e uomini di scienza, dà i natali al celebre Archimede.

Conquistata da Roma nel 212 a.C., Cicerone nel I° secolo a.C., la descriveva ancora come la «più grande e la più bella città greca». 

Nell’anno 61 vi sostò per tre giorni l’Apostolo Paolo, mentre veniva condotto a Roma. 

Siracusa è altresì nota per essere la città natale di Santa Lucia, il cui martirio avvenne il 13 dicembre del 304.

Importante centro dell’Impero Bizantino, sua capitale durante il VI° secolo.

La conquista araba, avvenuta nell’878, pose fine alla sua egemonia.

Lo guardo, come per dirgli, “ma sei un libro di storia?” ma lui, imperterrito, continua.

Dopo il violento terremoto del 1693, il centro storico della città assunse lo stile barocco che tutt’oggi lo contraddistingue.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, venne firmato a Sud-Ovest di Siracusa, in contrada Santa Teresa Longarini, l’armistizio che sanciva la cessazione delle ostilità tra il Regno d’Italia e le forze alleate degli anglo-americani, passato alla storia come l’armistizio di Cassibile

Siracusa è stata dichiarata dall’UNESCO nel 2005, congiuntamente alla Necropoli Rupestre di Pantalica, patrimonio dell’Umanità.

Nel 2009 ha ospitato il forum del G8 sull’ambiente dal quale è scaturita la “Carta di Siracusa sulla biodiversità”, adottata al G8 dell’Aquila.

“… Ma ora calmati, stop con la storia, fermati a quel Bar e facciamo colazione…abbiamo fatto le 10!

Alle 10,45 mi aspetta Sandra per l’intervista “7×7” – 7 domande per 7 risposte – e non posso far tardi”. 

“Un caffè per me e un cannolo con cappuccino per il signorino”, dico al barista del Caffè Renoir.

Ed eccomi nell’ascensore di casa Mirabella.

“Settimo piano, caro ascensore”.

Il settimo piano di un palazzo all’interno del residence “Le palme” con un giardino condominiale stupendo, ricco di alberi meravigliosi, magnolie, araucarie, cedri del Libano e pini, i pini di Sandra, che lei ama in maniera esponenziale.

“Buongiorno, Sandra, sono Vincenzo Fiore, piacere di fare la tua conoscenza, dopo averti letta tante volte sul virtuale Facebook”.

Mi accomodo nel soggiorno, è un attimo!

Mi alzo e vado sul balcone…

Mi raggiunge Sandra e mi dice “Su quel colle, il Temenite, dentro la grotta del Ninfeo, sgorga una piccola cascata, che giunge sino a noi tramite l’acquedotto Galermi, noto per essere il più antico acquedotto della Sicilia, costruito dal Gelone nel 480 a.C.,  e che ancora oggi trasporta in città le acque dell’Anapo.

Se volgi lo sguardo verso il mare potrai osservare il Teatro Greco che è il più grande d’Europa, costruito proprio sulle pendici del Colle Teminite”.

Dal balcone Sandra mi indica il posto dove si trova l’ipotetica Tomba di Archimede

E mi torna alla mente Cicerone con il suo brano dove descrive il ritrovamento della tomba…

« Cuius [i.e. Archimedis] ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia collustrarem oculis – est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum – animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura er cylindri. Atque ego statim Syracusanis – erant autem principes mecum – dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. Immissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius acutissimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arpinate didicisset.»

TRADUZIONE 

«Io quand’ero questore scoprii la sua tomba [di Archimede], sconosciuta ai Siracusani, cinta con una siepe da ogni lato e vestita da rovi e spineti, sebbene negassero completamente che esistesse. Tenevo, infatti, alcuni piccoli senari, che avevo sentito essere scritti nel suo sepolcro, i quali dichiaravano che alla sommità del sepolcro era posta una sfera con un cilindro. Io, poi, osservando con gl’occhi tutte le cose – c’è, infatti, alle porte Agrigentine una grande abbondanza di sepolcri – volsi l’attenzione ad una colonnetta non molto sporgente in fuori da dei cespugli, sulla quale c’era sopra la figura di una sfera e di un cilindro. E allora dissi subito ai Siracusani – c’erano ora dei principi con me – che io ero testimone di quella stessa cosa che stavo cercando. Mandati dentro con falci, molti ripulirono e aprirono il luogo. Per il quale, dopo che era stato aperto l’accesso, arrivammo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma sulle parti posteriori corrose, di brevi righe, quasi dimezzato. Così la nobilissima cittadinanza della Grecia, una volta veramente molto dotta, avrebbe ignorato il monumento del suo unico cittadino acutissimo, se non lo fosse venuto a sapere da un uomo di Arpino.»

(Cicerone, Tusculanae disputationes V 23, 64-66)

1_VF_ In poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.

SM_ Sono Sandra Mirabella, nata a Catania nel 1953 e risiedo a Siracusa.

Nei primi anni della mia vita ho vissuto nel piccolo borgo marinaro di Ognina.

Era bello riempirsi gli occhi della bellezza del mare e guardare con occhi curiosi i pescatori tornare dalla pesca o riparare le loro reti distese sul bordo della strada.

Sin da piccola ho avvertito forte il desiderio ed il piacere di leggere.

Leggevo ogni cosa: i libri di narrativa per bambini o gli articoli dei giornali in cui veniva avvolto il pesce comprato al mercato.

Alla radio nel 1962, in una trasmissione dedicata ai ragazzi, viene indetto un concorso nazionale: “E adesso continua tu”.

Si doveva dare un finale ad una storia iniziata e lasciata a metà.

Partecipo senza alcun intento di vincere ma solo per il piacere di finire quella narrazione a modo mio.

Dopo qualche tempo mi chiama la Dirigente della Scuola e mi comunica, felice, di essere la vincitrice de “Il microfonino d’argento”.

Comincia così la mia avventura nel mondo della scrittura.

Scrivo di tutto allora come adesso: racconti, fiabe, poesie e considerazioni personali.

All’età di dieci anni la mia famiglia per motivi di lavoro di mio padre, era maresciallo di Pubblica Sicurezza, si trasferisce a Siracusa: subisco un grande trauma!

Sradicata dalle mie amicizie, dalle figure parentali, dai nonni e dalle zie che mi circondavano di affetto, fatico parecchio ad ambientarmi e, per il disagio, non riesco ad assaporare la Bellezza della nuova città.

Mi diplomo all’Istituto Magistrale e mi iscrivo alla Facoltà di Filosofia e Pedagogia all’Università a Catania.

A 19 anni mi sposo e, nel frattempo, supero il concorso per l’insegnamento alla Scuola Primaria.

E mi appassiono molto al mio lavoro che svolgo ancora adesso con amore e dedizione.

Sono stata “a bottega“ presso un famoso pittore siracusano: Oreste Puzzo.

Scrivo di ogni cosa, narrativa, racconti, ma soprattutto poesia che è il genere che amo di più.

Spero di poter continuare a scrivere finché ne avrò la forza per raccontare la mia Anima.
2_VF_ Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?

SM_ Scrivo con le mani che profumano di detersivo per i piatti, scrivo solo per rileggermi un po’.

Scrivo parole gentili che possano essere carezza in una realtà che carezza non è. 

Nero su bianco tra un pensiero e l’altro, tra un giorno di faticoso lavoro a scuola ed il “cosa faccio per cena?”

“C’è il pane?… nooo!… vado a comprarlo” e scrivo: parole e versi che vengono dal cuore e di getto. Confesso che molte volte brucio la cena e devo ricominciare a preparare.

Mio marito è rassegnato e, con molto garbo, mi lascia vivere questi momenti fuori dal reale…

Ha imparato a cucinare per sopravvivenza. 

La sera è il momento che prediligo per riflettere e scrivere.

Quel silenzio, quel riposo mi toglie di dosso tutta la frenesia del giorno.

Quella luce blu è l’ora in cui i miei pensieri hanno libero corso e prendono forma di scrittura.

Scrivo sul mio iPad, cancello e riscrivo finché riesco a trovare la giusta forma: pubblico nel mio Facebook ma continuo a sistemare togliendo virgole o cambiando parole.

Confesso di avere un rapporto molto conflittuale con le virgole: ne metto troppe, poi torno indietro e le elimino tutte.


3_VF._ Quanto conta la conoscenza diretta della vita quando si racconta?     
 

SM_ L’esperienza di vita non conta granché: ne ho tanta dietro di me ma ogni giorno è un giorno nuovo, tutto diverso, tutto da scoprire.

Ogni momento è una nuova esperienza.

Nella mia poesia l’osservazione e la curiosità mi hanno aiutata parecchio: esploro la mia Anima e trovo emozioni e sentimenti che sono poi quelli  di tutti noi.

Meraviglia, stupore, gioia e dolore, ricordi e nostalgie fanno parte della vita di tutti.

Chi legge le mie poesie, e il mio “Ali di Carta”, può trovarci dentro un pezzetto della propria anima, specchiarsi e riconoscersi. 

4_VF._ Che messaggio hai voluto lanciare con il libro “Ali di carta”?

SM_ C’è sempre un filo di speranza nelle mie poesie anche se ho con la “spes” un rapporto controverso!

In ogni caso è proprio la speranza che riesce a tenerci in vita.

Cosa sarebbe una vita senza speranza e senza sogni?

Sarebbe fredda e arida.

Ci si chiede: “ma speranza di cosa?“

Che le nostre parole siano semi per fare della nostra bellissima “Terra” un posto migliore dove ci sia più coraggio nello scegliere il bene, l’accoglienza, l’amore per ogni essere, più compassione e meno indifferenza.

Penso che il nostro mondo abbia bisogno di tutto questo per non lasciarsi soffocare dalle tristi realtà cui siamo costretti ad assistere.

Trovare anche nelle piccole cose gioie, accorgersi dell’altro e insieme essere “Noi”.

5_VF_ Esiste un libro che ha avuto una grande influenza nella tua vita? C’è uno scrittore che consideri il tuo mentore?

SM_ Leggo moltissimo, non so stare un solo giorno senza leggere.

La lettura mi fa viaggiare in luoghi lontani dal reale di tutti i giorni.

Amo soprattutto i romanzi a sfondo storico.

Ho letto Ken Follett e amo gli scrittori irlandesi e le leggende celtiche di elfi e fate.

Meraviglioso Gabriel Garcia Marquez, stupendo “L’Amore al tempo del colera”.

Letto e riletto “La lunga vita di Marianna Ucria“ di Dacia  Maraini che  racconta la Sicilia nel settecento: mi piace quel richiamo alle antiche radici della mia Sicilia.

Ho gradito moltissimo la Saga di Elena Ferrante de ”L’amica geniale”. 

”La casa degli spiriti” di Isabel Allende mi è rimasto nel cuore perché inserito in un contesto storico molto simile a quello dell’attuale Cile!

Il mio mentore?

Le parole del poeta Walt  Whitman:

“La poesia è un tempio o un campo verde, un posto dove entrare e in cui sentirsi.

Solo in modo secondario è una cosa intellettuale.

La poesia è stata fatta non solo per esistere, ma per parlare, per essere compagnia.

È tutto quello che è necessario, quando è necessario”.

6_VF_ Stai pensando a un futuro in cui la scrittura diventerà sempre più importante per te oppure la scrittura sta solo occupando una parentesi temporanea della tua vita?

SM_ Ho un sogno: scrivere e pubblicare un racconto di vita reale, del quotidiano.

Ho anche tante poesie inedite…

La pubblicazione dipenderà dal favore che incontrerà “Ali di carta”.

Un fatto è certo…non smetterò mai di scrivere.

7_VF_ Quanto è importante la promozione per il successo di un libro?

SM_ È molto importante pubblicizzare quello che si scrive e si pubblica, anche se per me è molto faticoso. Sono timida e riservata e questo mi mette parecchio a disagio.

Riconosco, però, che le presentazioni di un libro sono motivo di crescita personale e creano tutta una nuova rete di relazioni personali facendoti conoscere mettendoti in contatto con altri autori e differenti modi di affrontare la realtà. 

Sandra Mirabella nasce a Catania e vive a Siracusa, dove insegna alla scuola primaria.

Sposata, ha due figli attualmente residenti a Gallarate e a Vienna.

Nel tempo libero ama scrivere poesie e testi di narrativa, dipingere e viaggiare.

Da un anno fa parte della redazione di SCREPmagazine.

Nei suoi articoli parla dei luoghi, dei viaggi, dei miti e delle leggende legate alla sua terra.

Con Accademia Edizioni ed Eventi ha pubblicato il suo primo libro “Ali di carta” che potrete acquistare cliccando su questo link:                                                               

https://screpmagazine.com/prodotto/ali-di-carta/

                                                                                                  Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

1 COMMENT

  1. Ho letto con curiosità la tua intervista spinto dal desiderio di conoscerti meglio, ma mi sono accorto che già ti conoscevo. Sono state le tue poesie a parlarmi di te, dei tuoi pensieri, della tua anima. Quando le leggo ti sento vicina come un’amica. Contraccambia e mi farai felice. Ti ringrazio infinitamente per le sensazioni che mi dai. Armando.

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