Incontro con l’attore Sebastiano Somma

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I giorni speciali iniziano come tutti gli altri, con la luce che filtra dalle finestre, con il profumo del caffè.

Poi capita qualcosa che fa capire che sta per succedere qualcosa di inaspettato che ti rende felice.

Ed è quello che è successo oggi… un messaggio, un numero di telefono e poi il piacere e l’onore di intervistare il grandissimo Sebastiano Somma, attore a tutto tondo, che si destreggia tra teatro, cinema e tv e che di ogni personaggio cerca l’essenza, di ogni storia la verità.

1) Sebastiano, quando ha capito di voler intraprendere la carriera dell’attore?

Da ragazzino frequentavo i palcoscenici di compagnie amatoriali a Napoli. Io sono nato a Castellammare di Stabia, una città che ha visto crescere tanti artisti. Ma sono andato via troppo presto da quella città, mi sono formato nella “Grande Mela di Napoli” che amo paragonare alla più celebre “Grande Mela di New York“. Perché è una città che assorbe, che costruisce, distrugge che però fortifica e ti prepara al mondo. A Napoli ho iniziato il mio percorso con la prima battuta in “Miseria e nobiltà” per una compagnia di giovani. Poi seguì il ruolo da protagonista come attore nella “Santarella” di Scarpetta e ho avuto anche una piccola partecipazione in un film, poco più che una comparsa negli anni settanta. Il film era “Napoli si ribella“. Apparivo per la prima volta nelle mie vesti di sportivo quale ero effettivamente a 15-16 anni, in un locale a Napoli che si chiamava Lo Sferisterio… si chiamava perché il terremoto l’ha poi distrutto. Lì si giocava con un tamburello particolare. Il film era con la regia di Michele Massimo Tarantini, ma la mia era proprio una comparsata, una piccola parte in cui facevo lo sportivo. Tutto questo, però, non è servito a farmi capire che sarei diventato quello che sono oggi, perché c’è voluto un trasferimento da Napoli a Roma grazie ad un mio amico storico, Filippo Boccoli, che un giorno mi disse “io vado a Roma mi trasferisco”. Io in quel periodo lavoravo come assistente di mio cognato che aveva un’impresa edile e quindi gli davo una mano in questa piccola impresa familiare. Decisi però di fare il salto anch’io e lo raggiunsi a Roma. Da lì in poi ho cominciato, negli anni ’80, ’81, ’82, un percorso un pochino più mirato. Cominciai a fare la scuola di recitazione, di dizione e canto. Feci un po’ di fotografie, girai qualche agenzia di casting e “cominciarono i miei primi vagiti in questo nuovo mondo“.

2) Qualche settimana fa su Rai Movie ho rivisto con piacere “Nu jeans e na maglietta“, film cult degli anni ’80. Era molto giovane, come la maggior parte degli attori di quel cast. Rifarebbe i sequel dei film girati in quel periodo?

Ci fu in quel periodo, nei primi anni Ot­tanta, il primo incontro con Mariano Laurenti, un regista cult di quegli anni che stava mettendo su il film “Nu jeans e na maglietta”. Fu così che incontrai Nino D’Angelo che all’inizio ebbe una reazione un po’ avversa perché secondo lui io ero troppo carino, troppo belloccio perché lui potesse portarmi via la fidanzata. Invece il regista – letteralmente – lo placò, dicendogli che sarei stato comunque quello antipatico e lui quello buono. E così il film ebbe un grosso successo, popolarissimo. Ancora oggi lo mandano in onda e soprattutto ancora oggi mi lega una bella amicizia a Nino D’Angelo. Tutto questo per quanto riguarda il periodo degli inizi.

3 Lei ha iniziato giovanissimo recitando poche battute a teatro in “Miseria e Nobiltà“. Che ricordo ha di quel momento e cosa la lega al grandissimo Totò?

Per un periodo ho avuto l’onore, la grande fortuna di essere amico di Liliana de Curtis, la figlia di Totò, con cui ho condiviso alcuni momenti di teatro. Facevamo delle rappresentazioni brevi, in alcuni locali romani. Ci chiamavano a fare delle piccole esibizioni, appunto lei col suo “grande nome”, io con il “mio nome ancora piccolo”. Assieme a noi c’era un’altra attrice, Marina Ruffo, grande interprete del teatro napoletano e facevamo cose di teatro insieme. Ricordo che Liliana mi regalò un oggetto appartenuto al grande Totò che ancora oggi conservo. Una specie di caramella, dove si metteva una fotografia dentro e che mi disse di portare con me nei momenti più importanti. Cosa che ogni tanto ricordo di fare, soprattutto nei momenti importanti che in realtà sono tanti e diversi a seconda di quello che per ognuno di noi è importante. E devo dire che nel mio primo provino, per “Sospetti” di Luca Bartoli, con la regia di Luigi Perelli, quell’oggetto io lo avevo in tasca e sicuramente ha contribuito psicologicamente, soprattutto con la forza che mi veniva da Totò, a farmi vincere quel provino, proprio quel personaggio di Luca Bartali che poi mi ha dato la possibilità di crescere, di fare delle cose belle nel mondo dello spettacolo, della fiction, della televisione.

4) Anche io, come migliaia di donne, negli anni ’80, leggevo i fotoromanzi e – confesso – li acquistavo specie se in copertina c’era lei. Che ricordo ha di quegli anni? Da un paio di anni i fotoromanzi sono di nuovo in edicola, che effetto prova rivedendosi?

Eccoci arrivati al capitolo fotoromanzi, un capitolo a me molto caro. Io non so nemmeno se i fotoromanzi, come mi dice, sono di nuovo davvero in edicola. So che mi hanno dato tanto a livello umano e professionalmente parlando. Ero un giovane attore che si sosteneva economicamente da solo vivendo a Roma con mille difficoltà. È stato un percorso di cui ho un ricordo straordinario legato a quegli anni, alla sensibilità di quelli che fruivano dei fotoromanzi, del rapporto che avevamo noi attori con i lettori. Il ricordo che è davvero straordinario di quel periodo, lo porto dentro umanamente ancora oggi. Ci sono legato per tanti episodi e sfaccettature. Sono contento se il mondo del fotoromanzo è davvero ritornato in auge perché è uno spaccato del nostro Paese, soprattutto perché racconta storie belle, storie d’amore con lieto fine, quelle cose che poi sono diventate soap opera, telenovele, fiction, seppur più articolate. Ricordo di aver interpretato in quegli anni delle storie forti, drammatiche che potrebbero essere paragonate a quelle delle fiction di oggi, con meccanismi scritti dagli sceneggiatori in maniera esemplare. Ricordo che tanti anni fa, interpretai la parte di un boss. Una storia molto bella che oggi potrebbe essere rappresentata, televisivamente parlando. È – appunto – la storia di un boss che scopre di avere come suo acerrimo nemico un magistrato che lo vuole a tutti i costi portare in prigione e che poi scopre essere quel figlio che avrebbe sempre voluto. Quindi, storie popolari, molto forti. Sì, un mondo straordinario quello dei fotoromanzi.

5) Per la televisione ha girato decine di fiction, tutte di successo, a quale è più legato?

Sono legato sicuramente alla figura di Palatucci di “Senza confini“, che chi vuole può ancora rivedere su Rai play, una storia bellissima diretta da Fabrizio Costa. È la storia vera, del commissario Giovanni Palatucci, ultimo vice questore di Fiume, quando la città di Fiume ancora era italiana e che ha salvato migliaia di ebrei durante il periodo delle leggi razziali. Morto – ahimè – a 36 anni in un campo di concentramento a Dachau, dopo aver subito umiliazioni, vessazioni. Insomma è una figura umportante che ha salvato migliaia di persone proprio in quegli anni. Ma sono legato un po’ a tutto quello che ho fatto, a Madre Teresa di Calcutta con la figura di padre Serrano, al Caso di coscienza, dell’avvocato Tasca, a Luca Bartoli di Sospetti ma anche a Giulio Guala de La bambina dalle mani sporche, tratta dal romanzo di Giampaolo Pansa. Come a Nati ieri, la bella serie di canale 5 dove facevo nascere i bambini. E proprio all’inizio della serie nacque la mia bambina Cartisia, da Cartesio che mi fu di ispirazione, anche se il nome fu voluto da mia moglie Morgana. E poi ricordo Vincenzo Scaramuzza, personaggio che ho interpretato e che è una figura interessante, un musicista. Il docu film, diretto da Maria Pia Cerulo,  prodotto da Alberto De Venezia e che è visibile su Rai play, narra la vita di questo uomo, di origine crotonesi, grande pianista famoso in tutto il mondo e un po’ meno conosciuto in Italia. È stato proiettato al film festival di Gianvito Casadonte, al Magna Grecia Film Festival, nella sezione documentari. E poi ancora tante cose meravigliose che continuo a fare per fortuna, sia al cinema che a teatro. Al teatro ho fatto per anni una storia bellissima, di immigrazione, quando eravamo noi che emigravamo, che è Miller di Uno sguardo dal ponte. Abbiamo incontrato scolaresche, tante persone che ci ringraziavano per aver ricordato quando erano gli italiani ad emigrare, periodo in cui si parlava di intolleranza, di insofferenza, argomenti ancora attuali…ma in questo periodo, purtroppo, abbiamo anche altre cose su cui porre l’attenzione. E nella prima fase della pandemia ho rispolverato un altro romanzo molto bello Il vecchio e il mare di Hemingway, cosa che faccio in occasioni sporadiche e che mi porterà a Rossano Corigliano al teatro Paolella. Il 7 gennaio sarò in scena con il maestro Liberato Santarpino, con mia figlia che interpreta il ruolo di Manolin. Si tratta di una lettura scenica con musica dal vivo che alterno con il maestro Santarpino e il maestro Bonaccini. Io amo il vostro territorio calabrese l’ho detto tante volte, ho carissimi amici; fra iu tanti l’avvocato Ugo Scalise mio fraterno amico che vive a Roma ma è di Malvito. Ogni volta faccio bellissime escursioni nelle sue zone, sono molto legato alla sua famiglia e quest’estate sono stato in vacanza a Roseto Capo Spulico dall’amico Mario. Faccio escursioni per lavoro ma anche vacanziere. Ho girato anche una fiction in Calabria, “Come una madre” con Vanessa Incontrada, dove facevo la parte di questo agente un po’ ambiguo. Girammo parecchie scene e in quella terra sono stato benissimo con un’accoglienza straordinaria e una generosità altrettanto straordinaria.

6) Sebastiano, lei è da sempre impegnato nel sociale, la sua attività spazia dalla Partita del Cuore al teatro, ne vuole parlare?

Partite del cuore ogni tanto, ora partecipo un po’ meno visto gli acciacchi che avanzano… Mi piace l’idea di accompagnare il Teatro Patologico che è una realtà importante di Roma, diretta da Dario D’Ambrosi con cui faccio cose a livello di amicizia, di volontariato con dei ragazzi diversamente abili e “un pochino matterelli“, come si definiscono loro stessi. Portiamo delle cose bellissime in giro per il mondo, una per tutte la Medea di Euripide, che abbiamo portato in Giappone, a Bruxelles al Parlamento Europeo e anche in giro in diversi teatri in Italia e perché no, spero anche in Calabria. È un progetto molto bello di integrazione, molto forte, dove i protagonisti dello spettacolo sono i ragazzi insieme ad alcuni professionisti come me, come Almerica Schiavo, Morgana Forcella e altre persone che ogni tanto si alternano sempre con la direzione di Dario D’Ambrosi.

7) Ha dei sogni ancora da realizzare che sono chiusi in un cassetto?

Più che sogni nel cassetto, ne ho uno attuale, ed è quello che finisca tutto quello che stiamo vivendo. Che da un momento all’altro si metta fine alla parola guerra, alle guerre in generale a questa devastazione che ci ha colpito, che ha colpito l’Ucraina ed un paese che non è pienamente consapevole di ciò che sta accadendo, la Russia. Guerra che ha colpito l’economia internazionale ma soprattutto l’animo di noi tutti, nella sofferenza sia economica ma soprattutto umana per quello che stanno attraversando, sia i paesi in guerra ma anche per le ripercussioni a livello internazionale e quindi anche che riguardano il nostro Paese.

8) Progetti per il futuro?

Ho girato un’opera prima di recente, che uscirà il prossimo anno e che si vedrà al cinema, posso solo dire che la regia è di Emiliano Locatelli, un ruolo molto interessante. Io sono tra i protagonisti insieme a Enzo Salvi l’attore fortissimo, comico romano, ma qui è un attore drammatico davvero bravo.

9) Si definisca con tre aggettivi

Fragile, forte, caparbio. Fragile e forte perché alterno momenti di fragilità ma, nello stesso momento sono spinto da una forza che mi viene da quelle che sono le battaglie in cui mi son trovato anche con la mia famiglia, il mio papà mi ha insegnato la forza, la dignità ma non celare mai le mie zone fragili.

E poi voglio ricordare il mio rapporto con registi come Luciano Luminelli, che voi avete intervistato e mi piace sottolinearlo. E proprio stamattina su Rai movie stavano trasmettendo Una diecimila lire, un suo film molto bello, molto popolare. C’è questo rapporto d’amicizia con Luminelli, che sta facendo la sua “Opera terza” a cui partecipo (ma ho partecipato anche all’Opera seconda). Questi sono quei rapporti che si innescano con persone che come me, hanno lottato e lottano in maniera indipendente, un po’ trasversale in questo difficile mondo dello spettacolo. Ed anche per le nostre simili esperienze di vita, continua il rapporto molto intenso con questo regista, così come continua con un’altro regista a cui sono molto legato, che si chiama Fabrizio Guarducci con cui ho fatto Mare di grano con Ornella Muti. È una pellicola molto delicata che si può vedere su Rai play, sul mondo dell infanzia. Io interpreto la parte di un menestrello, un ruolo molto divertente, leggero poetico e con Guarducci ho anche fatto “Una sconosciuta“, che ha avuto una breve circuitazione al cinema, per i problemi che tutti conosciamo, ma che adesso verrà proiettato per i Golden Globe. Si continuano a fare delle cose interessanti nonostante le difficoltà della pandemia; su Amazon Prime c’è il film “Lupo bianco” che da maggio è a catalogo, dove io interpreto un filantropo vercellese. Si tratta della storia vera di un uomo che si chiama Carlo Olmo che ha fatto delle cose importanti nella prima parte della pandemia. Sono cose che, chi ne avesse voglia, può anche andare facilmente a cercare, Così come ricordo una breve partecipazione, molto carina, nel film di Sky, Rosanero con Salvatore Esposito, in cui ho una breve ma simpatica partecipazione. E poi tanto teatro, come “Lucio incontra Lucio“, uno spettacolo dedicato a due grandi Dalla e Battisti ed  ancora un’altro spettacolo molto bello legato a Neruda che si chiama “Vi presento Matilde Neruda“, scritti da Liberato Santarpino” e con la mia regia… che spero di portare anche in Calabria. Insomma continuare a portare avanti il mio percorso artistico a teatro e ricordo ancora una volta l’appuntamento del 7 gennaio a Rossano, con un piccolo gioiello teatrale.

Grazie Angela

Luciano Luminelli…attore per Mario Monicelli e Pupi Avati, oggi regista e sceneggiatore di successo

Termina qui la piacevole chiacchierata con Sebastiano Somma. Auguri per tutti i suoi progetti e ci risentiremo molto presto per altre novità. Grazie da parte mia e del direttore di ScrepMagazine Giuseppe De Nicola.

Angela Amendola

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