Luciano Luminelli…attore per Mario Monicelli e Pupi Avati, oggi regista e sceneggiatore di successo

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Luciano Luminelli è un attore, regista e sceneggiatore italiano. Molte le sue interpretazioni per grandi autori come Mario Monicelli, Pupi Avati, Alberto Sordi, Claudio Caligari e tanti altri.

Come regista e sceneggiatore firma: Una diecimilalire (2015) Destini (2019) con Stefano Pesce e Sebastiano Somma, 48 ore (2021) e il cortometraggio Uniti nello sport (2020).

Lo abbiamo raggiunto per un’intervista in cui ci ha raccontato di sé, della sua storia professionale e dei suoi progetti per il futuro.

Lei è stato un attore e ha recitato in moltissimi film, dal 1996 al 2011 e ha interpetato moltissimi ruoli, giungendo poi alla regia. Si sente soprattutto un Attore o un Regista?

Mi sento un Attore e un Regista. Fondamentalmente mi sento un Attore che fa il Regista con attenzione. Avendo trascorso tanto tempo sui Set in qualità di attore devo dire che ho imparato l’arte di dirigere gli attori dopo essere stato diretto. A questa età poi se si ha qualcosa da dire la si dice meglio da registi che non da attori, soprattutto con l’esperienza del set che è stata per me molto importante.

Nel 98 ha recitato in L’odore della Notte di Claudio Caligari, presentato a Venezia, con Valerio Mastandrea. Una pellicola che negli anni è diventata un vero cult; che ricordo ha del set, dell’aria che si respirava in quegli anni e secondo lei perchè questi film di questa famosa trilogia formata da Amore Tossico, Non essere cattivo e L’odore della Notte, sono rimasti così impressi nel pubblico? Cosa avevano di diverso rispetto ai film di oggi?

luciano luminelli intervista

Nel ’98 presi parte a questo Film, era uno dei miei primi film, io ho iniziato il ’95-’96 e per cui mi affacciavo abbastanza entusiasta all’interno di questi set e venni scelto da Claudio Risi che poi ho rincontrato negli anni su vari set scambiandoci spesso alcuni elementi  di troupe (costumisti, direttori della fotografia); nel cast  c’era anche Giallini e il povero Little Tony scomparso qualche anno fa. Erano i primi film di Giallini mentre Mastandrea aveva già una sua forza contrattuale e attoriale. La mia velleità era di fare l’attore allora, di diventare un buon attore. Di quel periodo ricordo un Cinema che non si differenziava poi tanto da quello di oggi. Questi di Caligari forse erano film abbastanza forti, di denuncia, film di rottura, film che non guardavano agli stereotipi della storia e che non toccavano il ‘mielume’ . Arrivavano come un pugno nello stomaco. Film rimasti impressi  anche perchè, purtroppo il regista Caligari scomparve e sappiamo, in parte, che quando si scompare quello che si è fatto viene messo sotto una luce diversa e si cerca di cogliere cosa si volesse raccontare quando la scomparsa è molto prematura come nel caso di Caligari.

Con Pupi Avati ha interpretato molti film. Qual è quello a cui si sente più legato e che tipo di rapporto si era instaurato con il regista? In un certo senso si è ispirato a lui per il suo successivo salto alla Regia?

Con Pupi Avati girai ben 11 Film. Mi ha ispirato e insegnato molto stando sui suoi set. Entrambi  abbiamo la voglia e il gusto di raccontare il Passato. Come lui anch’io sono ispirato nel raccontare i film che partono da Lontano, i cosidetti film in costume che hanno origine non nella contemporaneità ma indietro nel tempo. Conosco molto bene lui e la sua famiglia. Sono stato premiato da lui all’International Film Festival di Siena nel 2016 per Una Diecimilalire. Sono sicuramente un po’ il  “figlio” di quel tipo di filmografia. Anche se lui sostiene che il mio primo film (Una diecimilalire appunto) è più vicino ad una linea Tornatoriana che non a lui. Gli devo comunque molto. Il suo film al quale sono più legato (tra quelli che ho interpretato)  è La via degli Angeli (1998) in cui ho anche un ruolo un po’ più importante rispetto alle altre pellicole.

In effetti questo salto nel passato è evidente proprio in Una Diecimilalire. cosa voleva raccontare creando questo film? Da dove nasce l’urgenza del racconto?

Diciamo che è stato il mio esordio con un Film, che sentivo forte, nelle mie corde, nel racconto, come raccontarlo; avevo tutto lo storyboard che mi scorreva dinanzi agli occhi ed era in parte la storia della mia famiglia raccontata attraverso la vita di uno zio che fa quel percorso, viene a Roma, si afferma, anche se poi ho edulcorato e reso più filmico il tutto con modifiche fatte da me. Il settanta per cento è biografico, ispirato alla vita di questo mio zio lucano, ed è stato quindi facile scriverlo ispirandosi a lui, avendo davanti a me i racconti di questa persona che mi ha ispirato.

Un giorno gli dissi “sappi che fra un po’ scriverò un film sulla tua vita”…. e così poi è andata.

C’era l’urgenza non del raccontare ma di mettere un punto alla mia carriera di attore che non è riuscito ad esprimersi come avrebbe voluto e per dimostrare che potevo essere all’altezza di qualcosa anche di più importante ho pensato che fosse giusto dare un significato a tutti quegli anni che mi avevano comunque visto attore. Scrivendo un film e dirigendolo…è stata un’opera elefantiaca premiata e tramessa in Rai con successo. Sono poi seguiti altri film di come Destini, che potrebbe approdare presto in Rai…

Parliamo proprio di Destini  questa storia di amicizia ambientata ancora negli anni ’50 e che ha tra gli interpreti anche Stefano Pesce. Un film molto apprezzato alla Biennale di Venezia.  Secondo lei visto il blocco creato dal Covid, che ha un po’ frenato la successiva distribuzione del film, ci potrà essere una ridistribuzione per dargli maggiore visibilità? E potrebbe essere possibile anche un lancio all’estero della pellicola?

Per quanto riguarda la distribuzione all’estero, mi riallaccio per un attimo al mio primo film Una Diecimilalire che ha fatto dei percorsi oltrecortina.

È stato portato agli Istituti di Cultura, in Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Austria e in altri paesi europei e stiamo lavorando ancora su una veicolazione e una commercializzazione estera perchè ha proprio il taglio del film italiano fruibile all’estero. Non solo per gli Italiani, ma in generale. È una storia un po’ universale.

luciano luminelli intervista

Destini è sui tavoli delle reti generaliste, cercando di capire come rilanciarlo e ridistribuirlo visto che il momento in cui è uscito nelle sale cinematografiche non è stato dei più felici. Pronto per uscire, il 28  Febbraio 2020 nelle sale,  il 25 ci hanno avvertito che era tutto fermo…Sappiamo cos’ è accaduto poi… La terza guerra mondiale…seppur bianca… ci ha impedito questa uscita. ogni tre mesi speravamo finisse tutto mentre invece si è protratta per tre anni…e siamo usciti al Cinema poi alla fine nel febbraio di questo anno con risultati poco soddisfacenti.

Anche Destini parte dagli anni ’50. ma mentre il primo film raccontava 1 ora e 25 di costume anni ’50, ’60 e ’70 e 10 minuti di contemporaneità, Destini racconta 10 , 15 minuti di costume e 1 ora e mezza di contemporaneità. Destini è stato premiato al Festival di Venezia, ha avuto molti consensi ma il consenso delle sale lo attendiamo ancora. Prima di trovare la dimensione antica del Cinema ci vorrà tempo…

Quali sono i suoi progetti futuri e chi il tipo di attore con cui vorrebbe lavorare. Chi sono a suo giudizio gli attori più rappresentativi oggi del panorama cinematografico italiano.

Il mio attore feticcio diciamo, presente nei primi miei film (mi accingo a farne un terzo con lui) è Sebastiano Somma che stimo tanto. Ho lavorato anche con  Simone Montedoro, Stefano Pesce, Ciro Esposito, Jonis Bascir e tanti altri in qualità di regista.

Come attore ho lavorato davvero con i grandissimi: Sordi, Manfredi, Maria Schneider di Ultimo Tango a Parigi (posso vantarmi di aver lavorato con un’attrice che ha recitato con Marlon Brando). Ancora Michele Placido, Giancarlo Giannini, Jean Sorel, Bud Spencer e Terence Hill. Con Terence Hill in Don Matteo e con Bud Spencer in una serie televisiva. Tra i registi ho lavorato con  Monicelli, Pupi Avati, …sicuramente mi sfuggirà qualcuno… Con la storia del Cinema insomma…

Tra gli attori da dirigere avrei diretto Neri Marcorè che avrei voluto in Destini, ma anche Alessandro Gassman.

Gli attori sono comunque tutti “dirigibili”, tutti bravi e avendo fatto l’attore anch’io so quali corde toccare di un attore.

Lei ha citato Don Matteo a cui ha partecipato come attore appunto. Tra le altre serie ha fatto parte del cast anche de I Liceali. Un successo quello delle serie tv oggi innegabile e in crescita. Mare Fuori è una delle serie tv più viste su Netflix. Assistiamo ad un trend che non conosce crisi. Potrebbe mai dedicarsi alla regia di una fiction o serie tv e pensa che le serie tv possano eguagliare la qualità di un lungometraggio?

La Fiction si equivale al Cinema assolutamente. Registi e attori che fanno le Fiction e le serie sono gli stessi che fanno Cinema. Oggi la Fiction ha sostituito gli sceneggiati di un tempo. I registi degli sceneggiati facevano solo tv a quel tempo. I primi negli anni ’60 erano girati interamente in studio senza esterni. Poi arrivarono gli sceneggiati con esterni ma erano veri e propri telefilm . Oggi i registi e attori che fanno Cinema fanno tv, sono complementari. Il Cinema resta la magia per eccellenza, ma purtroppo si sta affiaccando a dispetto delle reti televisive, delle piattaforme che riescono a produrre di più.  Ecco perchè la Fiction non può essere più ridotta a qualcosa di minore. La qualità è altissima quanto quella del Cinema. Il fascino del Cinema è un altro ovviamente: i Festival, la sala, il grande schermo e così via. Ma farei sicuramente una Fiction perchè no?

Il progetto futuro resta un po’ in un alone di mistero, un po’ top secret. Gireremo tra il Veneto, Lazio e Roma con Film Commission con cui abbiamo ormai instaurato molti rapporti. C’è un progetto che dovrebbe vedere la luce entro l’anno ma posso svelare qualche nome: Sebastiano Somma, Blas Roca REy, Clayton Norcross di Beautiful. Ma ne parleremo nella prossima intervista sicuramente…

Un film contemporaneo questa volta non legato al passato.

Per chiudere: quali sono i registi internazionali e nazionali che preferisce?

Italiani Mario Monicelli, Dino Risi, Vittorio De Sica, Pupi Avati e Giuseppe Tornatore. Tra gli internazionali Martin Scorsese, Steven Spielberg Clint Estwood e François Truffaut.

Sandra Orlando

MATERIALE FOTOGRAFICO A CURA DI ANDREA SCIARA

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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