Incontro con Aurelio D’Ippolito

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Da qualche settimana in un programma televisivo pre serale, condotto dal bravissimo Gerry Scotti, tra i concorrenti spicca un mio concittadino.

Molti lo conoscono non solo come concorrente di “Caduta Libera”, ma anche perché seguono il suo blog dove pubblica poesie e riflessioni personali.

È un giovane uomo con la passione della scrittura ed è davvero molto bravo.

I suoi scritti sono intensi, perché lui ogni cosa che fa la vive con passione.

Il suo nome è Aurelio D’Ippolito, molto seguito sui social, amato dalle donne che si emozionano a leggere i suoi scritti.

 Chi è Aurelio D’Ippolito?

Aurelio è un uomo di 32 anni che se ne sente qualcuno in meno.
Sono nato a Lamezia Terme il 3 novembre del 1988, città in cui sono cresciuto fino all’età di 19 anni. Finita la scuola non avevo la minima idea di cosa fare della mia vita, così mi iscrissi alla facoltà di giurisprudenza a Catanzaro.

Fare l’università era l’unica certezza che avevo, ma i miei interessi per nulla convergevano verso la scelta che avevo preso. Decisi di abbandonare quella strada e di cambiare verso un qualcosa di diverso e più inusuale.

Trovai un corso di laurea triennale aperto da poco in un piccolo paesino dell’Umbria, il nome del corso era ” Scienze per l’investigazione e la sicurezza “.

Insieme a mio padre pensammo che potesse essere una strada percorribile, così procedemmo con l’iscrizione e mi trasferii in quel paesino chiamato “Narni”.

Vissi tre anni incredibili, ebbi l’occasione di conoscere tantissimi ragazzi con i quali passai molti momenti felici. L’ultimo anno a Narni fu decisivo per la creazione dei presupposti necessari di quello che sarebbe stato il mio futuro nei successivi 2 anni a venire.

Infatti un giorno, accettando l’invito del mio coinquilino, nonché caro amico Paolo, di andare a casa sua per il fine settimana a Monterondo (cittadina ridente del Lazio, molto vicino Roma), conobbi Erica durante una festicciola organizzata dallo stesso Paolo.

Fu amore a prima vista per entrambi. Fu amore per altri due anni, conclusosi in maniera repentina, proprio così come era iniziato.

La rottura di quel legame mi portò a dover prendere ulteriori scelte.
Urbino fu la mia scelta.

Decisi di concludere il mio percorso di studi nella città di Raffaello, perfezionando il mio curriculum universitario con l’iscrizione alla facoltà di servizio sociale.

Nei tre anni a Urbino, conobbi invece Stefania, l’ultima grande storia d’amore che ho vissuto. Siciliana di Marsala. Sono stati 5 anni intensi che mi hanno permesso di scoprire la straordinaria bellezza della Sicilia. Spero un giorno di poter tornare da quelle parti e poi chissà.

A questo punto penso di aver finito con le digressioni sentimentali, le quali non posso negare abbiano profondamente influenzato le mie scelte e definito ciò che sono ora.
Adesso mi trovo a Fano, ho lavorato per qualche anno nel sociale, dove mi sono impegnato attivamente in svariati settori.

Ho gestito un centro d’accoglienza per migranti negli anni clou del flusso migratorio proveniente dall’Africa subsahariana.

Finita l’esperienza nel settore immigrazione, ho avuto modo di confrontarmi con il mondo della disabilità, dei minori con precedenti penali ed ho avuto anche una piccola esperienza nei centri estivi.

Adesso faccio tutt’altro, ho lasciato il sociale e mi sto dedicando anima e corpo alla gestione di un locale che fa cucina al naturale. Mi sento molto valorizzato e stimolato a crescere. Un lavoro oltre che darti da mangiare, deve anche e soprattutto fare questo, quindi al momento mi ritengo molto soddisfatto.

Come è iniziata la tua passione per la poesia?

Ho iniziato a scrivere che ero molto giovane, all’inizio lo facevo per gioco. I miei compagni di classe cominciarono anche a prendermi in giro. Un mio caro amico aveva iniziato a chiamarmi con l’appellativo de ” il D’Ippolito ” quasi a volermi paragonare ai grandi poeti che studiavamo a scuola.
Successivamente la scrittura ha acquisito una valenza sempre più elevata. Non era più un gioco, ma una valvola di sfogo. Mi aiutava a tirare fuori ciò che avevo dentro.

Cosa rappresenta per te la poesia?

La poesia è il tentativo di unire il nostro mondo interiore con la rappresentazione che ognuno di noi ha della realtà esterna.
Grazie alla poesia riesco a vedere oltre il mio naso e riesco a capire cose di me che altrimenti rimarrebbero sconosciute.
Non solo, quando scrivo, ciò che prima era privo di spirito, acquista subito un sapore diverso, più denso di significato.

Quanto ha influenzato l’aver letto poesia sulla tua di poesia?

Non molto. Credo di avere uno stile abbastanza insolito. Forse mi hanno influenzato più le canzoni che ascolto che la poesia.

La poesia è un tramite per vivere la realtà​ oppure è un punto di partenza?
Senza dubbio è un tramite per vivere la realtà, per decodificarla o, appunto, per darle nuovi significati.

Quanto è necessaria la poesia al mondo, al giorno d’oggi? 

Non si può vivere senza. La poesia nutre chi la fa e chi la legge. Il poeta non scrive mai solo per gli altri, ma neanche solo per se stesso.

Hai dei poeti di riferimento?

Neruda e Bukowski sicuramente li preferisco.

A chi dedichi i tuoi versi?

Mi è sicuramente capitato di essere stato ispirato da una donna che ho conosciuto, che ho amato, ma mi è anche capitato di essere stato ispirato da una donna che non ho ancora conosciuto, come in questa poesia qui:

Se ci sei

Sei lì, nascosta tra quelle vie che non ho mai attraversato,
E se l’ho fatto, non ti ho vista,
perché se ti avessi vista, ti avrei afferrata,
così come si afferra un momento fugace,
così come si aspetta un tramonto d’estate,
così come si ammira il candore della neve caduta.
Sei lì, nelle canzoni che accompagnano le mie parole,
nelle brezze marine,
nelle attese alla stazione,
nei treni che passano una volta sola,
nel verde di quegli occhi che aspettano lacrime di stupore,
nell’azzurro del cielo,
nel bianco delle nuvole che disegnano un abbraccio,
nei minuti che precedono l’inizio di un sogno,
nelle parti più belle dei film,
nelle tiepide giornate di primavera che accarezzano le nostre verità,
nelle feste spensierate dei santi di città.
Sei lì, sulla pelle del divano che non ho ancora comprato,
nel bagliore della luce che ti acceca, ma che ti fa vedere tutto più chiaro.
Rimani lì, perché se vengo a cercarti,
so che sei lì,
da qualche parte del mondo,
io so che sei lì,
anche solo per venire a trovarti.

Sei ancora single?

Si, da giugno sono di nuovo single.

Cos’è per te l’amore, che valori gli dai?

L’amore è condivisione. È passione allo stato puro. È la pace dell’animo. Ognuno di noi da solo può stare bene, ma non può andare in estasi. Ognuno di noi per essere veramente felice necessita della sua persona, perché ognuno di noi ce l’ha. Bisogna solo credere di trovarla.
Per me questo è importantissimo, credere di poter amare qualcuno quanto se stessi dà un valore molto più elevato alla nostra esistenza. Non a caso gli egoisti, alla lunga, rimangono profondamente infelici e insoddisfatti.

Raccontaci delle tue apparizioni in televisione a Caduta libera. Com’è Gerry Scotti? Ti rivedremo ancora nel programma?

È stata una grande esperienza. Purtroppo la situazione dettata dal Covid ne ha un pochino influenzato lo svolgimento, ma nel complesso è stata una bellissima esperienza. Hai l’opportunità di vedere come funziona una vera squadra di professionisti del mestiere che lavorano all’unisono. E Gerry è senza dubbio un professionista instancabile, direi quasi infallibile. Le puntate filavano lisce come l’olio. Ero molto emozionato e avevo paura di fare qualche brutta figura, ma fortunatamente non è andata poi così male.

Che libro hai sul comodino?

In questo momento neanche uno. Ma in libreria invece ne ho molti. Per lo più di crescita personale. Amo molto i saggi sulla spiritualità e sul modo per cercare di essere persone migliori ogni giorno. Sicuramente mi sentirei di consigliare a tutti ” Le vostre zone erronee ” di Dyer Wayne W.

Il tempo libero con cosa lo occupi?

Dedico quel poco tempo libero che ho alla cura del corpo e della mente. Faccio attività fisica nella palestra che durante la quarantena mi sono costruito in casa e dedico qualche minuto a settimana alla meditazione.

Descriviti con 3 aggettivi

Curioso, trasparente, passionale

Tu non vivi nella regione in cui sei nato, cosa ti manca di casa oltre alla tua splendida famiglia?

Il nostro mare. Quando torno giù, non posso fare a meno di andare a trovarlo, ed è sempre un’emozione.

Sei un “sorcino” anche tu come tua mamma? dimmi di sì…

Mmh, non proprio. Qualche canzone di Renato Zero mi piace, ma sono andato a svariati suoi concerti solo per amore di Mamma. Speriamo di poterci tornare presto.

Vi lascio adesso con l’ultima poesia che ho scritto, spero vi piaccia.

Anima nuova

Libera.
Liberati.
Liberarsi.
Negli occhi hai l’oceano, nell’anima la terra di tutti i tuoi passi.
Apri.
Apriti.
Aprirsi.
Quanto tempo hai ancora per ritrovarti?
Non perderti nelle curve di quelle vie che non conosci, lascia che sia la strada stessa a guidarti.
Pensa.
Pensati.
Non pensarci.
Abbiamo ancora quella fioca luce di speranza.
Abbiamo ancora la voglia di riprovarci.

Grazie Aurelio di averci dedicato tempo, spero di averti ancora ospite nel nostro magazine e di ritrovarci insieme a te e tua Mamma in un concerto del nostro (mio e di tua madre) Renato Zero.

Angela Amendola

Finché pandemia non vi separi

 

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