I megaliti di Nardodipace (VV)

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Qualche anno fa, l’azienda per cui lavoravo, mi fissò un appuntamento a Nardodipace.

Bene, pensai, è l’occasione per visitare il piccolo centro abitato.

Non immaginavo quanto fosse difficile raggiungerlo e più di tutto, imboccare la via giusta per tornare indietro.

Per poter tornare a casa, chiedevo informazioni ai residenti che parlavano un dialetto talmente stretto, da risultare incomprensibile. Così, girando per quelle strade di montagna, il buio scese abbastanza velocemente e gli alberi sopra la mia testa, creavano una cupola spaventosa.

Dopo molte ore, finalmente riuscii ad imboccare la strada giusta che mi portò a casa.

È in questo luogo improbabile che c’è stata una scoperta sensazionale, inaspettata.

Nardodipace è un comune che fa parte dell’area naturale del parco naturale regionale delle Serre vibonesi.

Inizialmente fu fondato come Casale del comune di Fabrizia e successivamente, nel 1901, diventa comune autonomo. È un paese diviso in due, la zona vecchia e la nuova.

La zona vecchia, è stata abbandonata progressivamente dai residenti dopo un’alluvione che nel 1951, aveva colpito molti paesi della Calabria. I suoi abitanti sono poco più di mille.

Il ritrovamento del megaliti è avvenuto quasi per caso, nel 2002.

Ciò è avvenuto a causa di un grosso incendio che ha disboscato la zona, lasciando scoperti questi enormi complessi di pietre accostate tra di loro. Dal punto di vista archeologico e antropologico, sono molto importanti perché aprono scenari diversi rispetto alle teorie precedenti che volevano le terre calabresi abitate prima di tutto, da popolazioni greche.

In realtà fu la civiltà dei Lestrigoni o Pelasgi, descritta da Omero nell’Odissea.

I megaliti sono costituiti da quarzo e granito e sono, strutturalmente simili ai megaliti inglesi.

Unica testimonianza di una città della pietra, essendo di fatto, l’unico sito megalitico rimasto in piedi anche se in parte.

Da lì, era possibile scrutare gli astri con informazioni riguardanti la caccia, l’agricoltura, il cambio delle stagioni e probabilmente anche luoghi di culto. La stessa astronomia era culto.

La collina sottostante, probabilmente costituita dall’accostamento di piccole cupole, potrebbe aver avuto funzione di sepoltura.

Tutto ciò che si trova a Nardodipace è destinato alla venerazione della Grande Madre.

 

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