Diego Velazquez (parte quinta)

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Diego Velázquez (parte quinta)

“Cristo crocifisso”

Olio su tela 248×169 cm

Museo del Prado, Madrid.

Considerata una svolta nello sviluppo artistico di Velasquez, il “Cristo Crocifisso” è uno dei dipinti religiosi più famosi di ogni tempo.

Illuminato da una luce quasi lunare, il capolavoro è costruito con la sola presenza del soggetto principale.

Dal punto di vista dello stile, lo spiegherò alla fine, il quadro sembra essere stato dipinto subito dopo il suo soggiorno in Italia, intorno al 1630.

“CRISTO CROCIFISSO”

Su un fondo semibuio, senza paesaggio per risaltarne la figura, Cristo Crocifisso ha gli occhi chiusi e la testa incoronata di spine reclinata in avanti.

ll corpo nudo, coperto solo da un perizoma bianco annodato sui fianchi e ben proporzionato nelle sue fattezze, presenta i segni del sacrificio.

Ha i capelli lisci che gli coprono gran parte del viso e i piedi inchiodati separatamente ed appoggiati ad una mensola.

Il volto ed il corpo sono distesi, non mostrano più gli spasimi dell’agonia, anche se dalle ferite cola ancora il sangue macchiando di rosso vivo il legno della croce.

Il sangue scende anche lungo il fianco destro dalla ferita sul costato e quasi impercettibili sono le gocce dal capo.

La testa è circondata da una stretta aureola di luce che proviene dalla figura stessa.

Dalle dimensioni monumentali, la croce tocca la cornice del quadro e la scena è estremamente intensa colpendo la parte più intima dell’osservatore.

Nella composizione l’elemento che spicca è il corpo di Cristo, che crea un’atmosfera di religiosità e di meditazione

Probabilmente è proprio la solennità con cui l’artista ha rappresentato la scena che tutto è una sofferenza, ma
allo stesso tempo Velazquez riesce a diffondere serenità e dignità.

CONCLUDENDO:

I contrasti del chiaroscuro e il realismo rimandano per la sua teatralità alla tecnica “caravaggesca“.

Il Cristo di Velazquez, infatti, rispetta perfettamente i canoni classici assimilati durante i suoi numerosi viaggi in Italia.

Rimase talmente affascinato da Caravaggio che influenzò notevolmente i suoi lavori successivi.

Nel dipinto, per finire, figura un’iscrizione a lettere capitali in triplice lingua (ebraico, greco e latino), posta sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, detta “titulus crucis”.

Bruno Vergani

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