Dare l’anima a un abito: ANTON GIULIO GRANDE (parte seconda)

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E rieccoci qui col Brand Journalism di ScrepMagazine per la seconda parte della nostra intervista al noto stilista Anton Giulio Grande.
LF: Fra i suoi ricordi, quale evento a cui ha partecipato le è rimasto particolarmente dentro?
AGG: Sicuramente il primo, importante e internazionale, evento a cui presi parte da protagonista tra i big della moda mondiale. Avevo appena 23 anni e fui l’unico non ché il più giovane stilista della storia dell’alta moda ad essere inserito tra gli stilisti del calendario ufficiale dell’alta moda italiana della camera nazionale moda italiana, un paio di giorni dopo aver fatto la mia prima personale con 50 abiti. Il Presidente della camera della moda italiana (al tempo il dott. Giuseppe della Schiava) mi “promosse” a partecipare all’evento televisivo in diretta mondiale “Donna sotto le stelle” a Piazza di Spagna con i grandissimi della moda.
Da lì, una serie di eventi di straordinaria importanza e prestigio. Ma si sa, il primo amore non si scorda mai!
LF: Uno dei suoi tratti artistici caratteristici, oltre il pizzo, è lo scialle calabrese. Ci spiega perché e che valore simbolico vi attribuisce?
AGG: Sono dei dettagli che hanno sempre caratterizzato il mio stile, frutto di reminiscenze a me molto care e familiari. Sono elementi antichi e provenienti anche dalle mie origini culturali. Gli scialli in pizzo con le frange di seta annodate a mano che fluttuano sensualmente sono una mia concezione visionaria di stile. Lo scialle è un capo di abbigliamento ma che anche non lo è…
E’ sensualissimo perché copre ma, non restando fisso e spostandosi nel movimento, crea mistero e sensualità. Il pizzo, soprattutto nero, è un vedo non vedo preziosissimo che mi piace tagliare e sezionare rendendolo particolare e unico, solo mio. Poi amo, ricongiungerlo sul corpo della donna come un puzzle, lasciandomi guidare dalle sue forme voluttuose e capricciose, unendo i pezzi e ricamandoli a mano rendendo tutto più prezioso e scintillante.
LF: Cosa vuol dire per lei “vestire una donna di stile ed eleganza”?
AGG: Saper individuare e leggere l’anima della donna che si ha di fronte, carpire segreti e tratti della sua personalità. Credo che un abito per una donna vada comunque realizzato con la collaborazione della stessa … saper ascoltare e comprendere.  Bisogna valorizzare il corpo, evidenziando i punti di forza e lati migliori e nascondere o comunque attutire quelli meno belli. La vera sfida e il vero banco di prova per un couturier si ha quando ti capita di vestire un corpo non perfetto. E’ soprattutto creare qualcosa di adeguato alla circostanza, alla stagione e allo status della donna in questione, ricordando sempre che ogni donna desidera essere bella, anzi la più bella!  Comunque l’eleganza non si compra né te la può regalare un abito. È una dote naturale, mai studiata ma fatta di gesti, da un modo di camminare o accavallare le gambe, un modo di toccarsi i capelli, uno sguardo …
LF: I suoi abiti ovviamente rispecchiano la sua personalità. Chi sceglie di indossarli deve trovar in quell’abito qualcosa che rispecchi la sua. Quanto è importante entrare in empatia?
AGG: Si esatto! Sono l’espressione di quello che ho dentro, di ciò che voglio esprimere e comunicare, della mia personalità! Sono abiti destinati a donne con carattere e personalità. Ho sempre pensato ad un mio abito come un mezzo di comunicazione straordinario, attraverso il quale si possono comunicare cose ed emozioni che magari non avremo mai il coraggio di dire e con il quale sempre poter giocare diverse carte, quali quelle della sensualità e della provocazione.
LF: Quali sono i futuri obiettivi di Anton Giulio Grande?
AGG: Attualmente è molto complicato. Aspetteremo la fine di questo triste periodo con l’augurio che finisca tutto al più presto nel modo meno doloroso possibile anche se il ricordo e le ferite lasciate rimarranno eterne in tutti noi. Per ora l’augurio è di stare bene in primis per poi rimettersi in gioco, cercando di essere sempre al passo con i tempi e con le esigenze che si presenteranno. Inutile dire che la vita riprenderà, lentamente e non sarà più come prima. Speriamo di uscirne vincenti e migliori. Mi piace a tal proposito identificarmi con il pensiero di Albert Einstein quando affermava che senza la crisi non ci sono sfide e meriti. E’ in questi momenti che il meglio di noi affiora. Speriamo che essa porti progresso e perché la vera crisi è l’incompetenza. E’ nella crisi che nasce l’inventiva, la scoperta e la strategia. Mi piacerebbe assistere ad una sorta di reset delle incompetenze e dei talenti improvvisati, che si tornasse ad un‘appropriazione dell’orgoglio Made in Italy.
LF: Negli anni ha rilasciato tantissime interviste. C’è una domanda alla quale si aspettava di dover rispondere e che non le hanno mai posto? Quale?
AGG: A dire il vero tante! Per esempio: “Faresti anche altro oltre al tuo bellissimo mestiere? Metteresti a disposizione la tua esperienza, il tuo background culturale per qualcos’altro?”.
Risposta: “Sì certamente!” Mi sarebbe piaciuto, ad esempio, occuparmi di arte e cultura anche se già lo faccio con lezioni presso alcune Università (sporadicamente… tempo permettendo), scrivere articoli di recensione artistica o letteraria e magari scendere in campo attivamente in politica… Perché no? Di qualità magari! Ma è solo mera utopia visti i tempi attuali, magari applicando reminiscenze di matrice letteraria, attingendo all’ispirazione dell’opera di Tommaso Campanella “La città del sole” dove nella città utopica dell’autore a governare oltre al potere metafisico del principe sacerdote, detto Sole, erano affiancate tre figure chiare con specifiche competenze ottenute per meritocrazia : PON, SIR e MOR , rispettivamente Potestà , Sapienza e Amore …
Grazie Anton Giulio Grande per la tua disponibilità.
Il nostro magazine sarà di certo pronto ad ospitare i tuoi scritti, i tuoi articoli, le tue recensioni e perchè no, anche le tue riflessioni sulla “Città del Sole”…
 
Qui la parte prima della intervista e di seguito una galleria fotografica:
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Sono Maria Luana Ferraro, consulente aziendale e mi occupo anche di finanza personale. I calcoli sono il mio lavoro, le parole la mia passione. Fin da bambina, anziché bambole e pentoline, chiedevo libri, quaderni e penne. A sei anni ho ricevuto la mia prima macchina da scrivere. Appassionata di letteratura italiana e straniera, il mio più grande sogno è sempre stato diventare giornalista. Sogno che, piano, si sta realizzando. Socia fondatrice della “Associazione Accademia & Eventi”, da agosto 2018 collaboro con “SCREPMagazine” curando varie rubriche ed organizzando eventi. Fare questo mi permette di dare risalto a curiosità e particolarità che spesso sfuggono. Naturalmente, in piena coerenza con ciò che è il mio modo di interpretare la vita…eccolo: “Quando la mente è libera di spaziare, i confini fisici divengono limiti sottili, impercepibili. Siamo carcerieri e carcerati di noi stessi. Noi abbiamo le chiavi delle nostre manette. La chiave è la conoscenza: più conosci, più la mente è libera da preconcetti e ottusità. Più la mente è aperta, più si ha forza e coraggio così come sicurezza. Forza, coraggio e sicurezza ti spingono a tentare l’impossibile affinché divenga possibile.”

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