Anatomia di uno scandalo

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Il privilegio va a processo.

La serie Netflix, “Anatomia di uno scandalo”, è il racconto di uno scandalo che travolge una famiglia borghese inglese.

È un ” legal drama” mescolato con il thriller psicologico, ambientato in una famiglia tra il lusso e il potere.

James e Sophie Whitehouse vivono una vita idilliaca e di élite.

James è un Ministro del Governo che è presieduto da un vecchio amico con cui ha condiviso gli anni folli di Oxford.

James al college ha conosciuto la moglie, Sophie, che ha sempre seguito in tutto il marito, abbandonando gli impegni lavorativi.

Un giorno però, la loro quiete viene stravolta da uno scandalo.

Una donna, Olivia, che lavora per James, dapprima rivela di aver avuto una relazione con lui sei mesi, e subito dopo lo accusa di averla violentata in ascensore.

Il Ministro e la sua famiglia sono travolti dall’accusa.

La Procuratrice Kate Woodcroft lo trascina in tribunale dove i segreti della famiglia Whitehouse riemergono tutti.

James ha stuprato Olivia oppure è stato un rapporto consenziente tra due amanti?

Lo spettatore è immerso insieme alla moglie Sophie, nella ricostruzione della presunta violenza, in quell’ascensore del Parlamento britannico dove si è consumato il fatto.

“Anatomia di uno Scandalo” ci mostra come la politica, a Londra come in qualsiasi parte del mondo, sia un mondo chiuso, in cui tutti si proteggono e si supportano almeno finchè l’opinione pubblica non abbia reazioni contrarie e insorge.

Sconfiggere il muro eretto dal “privilegio” non è semplice se non si fa parte di quella cerchia.

Soprattutto per una donna che vuole dimostrare di aver subito una violenza.

In un’aula di tribunale, la vittima non solo è costretta a ripercorre la sua tragedia, a confrontarsi con il suo aguzzino, ma anche a dover mettere in dubbio le sue stesse parole.

I personaggi chiave della storia sono quattro donne.

La prima è Kate Woodcroft, avvocato penalista, si occupa di casi di violenza carnale a danno di donne e minori.

Le viene proposto il procedimento a carico di James Whitehouse, sottosegretario nel governo Tory in carica.

Capo d’accusa: aver violentato in uno degli ascensori della Camera dei Comuni una sua collaboratrice, Olivia, con la quale aveva intrecciato una relazione durata mesi, da lui improvvisamente conclusa pochi giorni prima.

Kate accetta quel caso e da quel momento si butta anima e corpo per ottenere la condanna dell’uomo.

E la sua determinazione aumenta sino a far sospettare che esistano inconfessati motivi personali dietro a questa sua scelta. Ed è così.

La seconda donna è Olivia: è davvero una vittima o sta montando tutto per vendicarsi dell’uomo che amava e che l’ha buttata via come uno straccio e in un baleno?

Poi c’è Sophie, la moglie di Whitehouse: per quanto umiliata dalla scoperta dell’infedeltà di James, non crede alla sua colpevolezza.

Lo ama ed è certa che egli sia un uomo gentile, padre ammirevole, incapace di simili gesti.

Tuttavia durante le udienze la sua fede comincia a vacillare.

James sarebbe davvero incapace di una brutalità come quella che gli viene imputata?

Ultima in ordine ma non di importanza c’è Holly Day: la sua storia si alterna, in flashback, alla vicenda processuale contemporanea.

Alla fine degli anni ’90 era una giovane “provincialotta” di Liverpool, matricola a Oxford, con borsa di studio per Anglistica.

Era una ragazza piena di speranze, catapultata in un mondo esclusivo popolato da “figli di papà” ricchi e amorali che credono sia loro tutto concesso, tutto perdonato e tutto risolvibile con qualche fascio di banconote da cinquanta sterline.

Alla fine del secondo semestre dovrà ricredersi su quell’ambiente che l’aveva affascinata.

Andrà via perchè stuprata da James. Riuscirà a riprendere il controllo della sua vita così crudelmente devastata?

No, non ci riuscirà tanto da cambiare aspetto, nome nella speranza di riuscire a vendicarsi.

Il tema, è quello della violenza sulle donne, vista dalle donne stesse, donne che spesso si sentono più colpevoli dello stupratore per quello che hanno subito, perché temono di aver fornito “segnali” sbagliati e di non essere state chiare nell’esplicitare il loro rifiuto al rapporto sessuale.

Da qui la difficoltà di ottenere giustizia, soprattutto quando tra uomo e donna esiste già un rapporto consolidato e, l’atto sessuale in sé verrebbe ritenuto consensuale, se non addirittura “dovuto”come nel caso dei due ex amanti.

La tesi è interessante e meriterebbe di un approfondita analisi, la serie è tratta da un libro.

Angela Amendola

Clicca sul link qui sotto per leggere un mio articolo precedente:

Povero gabbiano

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