È 1917 di Sam Mendes il miglior film drammatico dei Golden Globe 2020.
Nessun premio per Martin Scorsese, dato invece per favorito, almeno per la regia, di «The Irishman» e anche Al Pacino e Joe Pesci restano a guardare.
Sam Mendes stesso sembra sollevare il suo premio con stupore (sono passati vent’anni dagli ultimi golden per «American beauty») soprattutto per quello come miglior regista, lui, grande fan di Scorsese e del suo cinema.
Il premio Mendes lo dedica al nonno che a 17 anni si arruolò nella prima guerra mondiale e, dice, «spero che non succeda mai più», facendo molto probabilmente riferimento alle attuali situazioni internazionali delicate.
Quentin Tarantino non può invece che sentirsi soddisfatto: il suo «Once upon a time in Hollywood» vince il Golden Globe per miglior film commedia o musical e viene premiato anche Brad Pitt come miglior attore non protagonista, interprete di Clif Booth, l’amico e controfigura di Leonardo DiCaprio, rimasto invece a mani vuote.
Nel suo discorso Tarantino omaggia tutti i suoi miti , presenti in sala come candidati : da Al Pacino a Tom Hanks, da Joe Pesci al grande Anthony Hopkins, “degli dei per me”.
Anche Noah Baumbach per «Marriage Story» esce sconfitto dalla serata, con unico premio per Laura Dern come attrice non protagonista.
Tra gli attori in un film drammatico il pronostico viene rispettato con la vittoria del superbo Joaquin Phoenix per il suo folle Arthur Fleck di «Joker» di Todd Philips. . Tra le attrici drammatiche prevale Renée Zellweger con la sua interpretazione in «Judy», il biopic sulla vita di Judy Garland.
Anche la vittoria di «Parasite» come miglior film straniero non stupisce (già vincitore della Palma d’oro a Cannes,) e il regista sudcoreano Bong Joon Ho ricorda: «tutti noi stiamo usando una sola lingua quella del cinema».
Per l’animazione vince a sorpresa «Missin Link» di Chris Butler, dello studio Laika, che batte la Disney di «Frozen 2», «Toy Story 4» e «Lion King».
Spostandoci sulla TV è confermata la vittoria per «Fleabag», miglior serie comedy e per Phoebe Waller-Bridge miglior attrice per lo show targato Amazon, che ringrazia Obama.
Anche Olivia Colman ritira il suo premio per «The Crown» e «Succession» è la miglior serie drammatica con il miglior attore, Brian Cox.
A «Chernobyl» vanno i premi miglior attore non protagonista a Stellan Skarsgard e miglior miniserie mentre Michelle Williams è la miglior attrice per miniserie drammatica.
Russell Crowe con The Loudest Voice», vince come protagonista di miniserie ma non è presente in sala : è rimasto in Australia per solidarietà a causa degli incendi che stanno distruggendo il suo paese.
Il premio alla carriera va a Tom Hanks, che omaggia la nostra Lina Wertmuller, “che sa bene come si fanno i film” e segue per entrambi una standing ovation sentita ; anche «Rocketman», viene applaudito e si applaude ad Elton John e al suo film che ne racconta vita e carriera. La sua canzone originale vince il premio («I’m gonna love me again») , e miglior attore in musical o commedia è proprio Taron Edgerton che ha vestito letteralmente il ruolo del cantante Cult con straordinarie interpretazioni anche vocali.
Alla fine le sorprese non sono mancate in una serata di spettacolo ma che ha saputo affrontare anche questioni politiche e sociali importanti.
Sandra Orlando.
[…] ambientata a Londra e gira attorno alle avventure di una strana 30 enne ( l’autrice stessa Phoebe Waller-Bridge). Una versione però più cinica ancora della stessa cinica autrice se possibile. […]
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