“Andando e stando” è un libro di Sibilla Aleramo, poetessa e scrittrice della prima metà del novecento, divenuta molto famosa per il suo primo romanzo “Una donna“.
Si tratta di una raccolta di articoli, saggi, impressioni, già pubblicati in opere precedenti, che qui acquistano un valore diverso, essendovi presente una organicità tale da trasmettere un importante e partecipato spaccato socio-culturale degli anni che più o meno vanno dal 1910 ai primi anni ’50 del secolo scorso.
Sibilla scrive di se stessa, della scoperta della poesia e del suo sentirsi poetessa.
Tratta con partecipazione e passione della situazione della donna e dell’urgenza di trovare una strada e uno stile di comunicazione, indipendente da quello maschile, e ancora parla delle sofferenze della prima guerra mondiale subite dal popolo, dei suoi amori, degli incontri importanti tra i quali spicca D’Annunzio e Stefan Zweig, dei quali riuscì a cogliere l’aspetto più intimo e umano.
Se la prosa può risultare poco moderna, già per i tempi, lontana, per esempio, dalla modernità, direi rivoluzionaria, della prosa di Italo Svevo, è, però, da apprezzare, la ricchezza delle situazioni narrate e descritte, il senso critico, il saper rendere il vissuto della scrittrice stessa, dando al lettore una impressione di vicinanza ai fatti raccontati.
Un altro aspetto importante, sta nella vivacità intellettuale che si traduce nel “colore”, vale a dire che l’Autrice riesce a trasmetterci i cromatismo dei luoghi, delle emozioni, delle sensazioni.
“Andando e stando“, potrebbe uscire dal suo “status” di libro di nicchia e meriterebbe una dimensione più popolare.
I contenuti potrebbero essere interessanti spunti di riflessione ai nostri giorni.
I tempi potrebbero essere pronti.
Tommaso Cozzitorto
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