“a tu per tu con…” l’Eretico Bitontino

187062

l’Eretico Bitontino in quel di Parigi

La Tour Saint-Jacques  di Parigi è una meravigliosa e stupenda torre alta 52 metri.

Fu costruita tra il 1509 e il 1523 durante il regno di Francesco I, situata nell’Arrondissement 4 e circondata da un ampio giardino di circa 6.000 metri quadrati.

In realtà la torre è il campanile, in stile tardo gotico, della chiesa di Saint-Jacques-de-la-Boucherie del XII secolo, demolita nel 1793, durante la Rivoluzione Francese.

La chiesa era dedicata a San Giacomo Maggiore e accoglieva i pellegrini che si dirigevano verso Santiago de Compostela, in Spagna.

Il nome della chiesa di Saint-Jacques-de-la-Boucherie contiene la parola boucherie,  macelleria, in quanto la Chiesa si ergeva vicino al ricco quartiere di Les Halles, luogo dove erano ubicate tantissime macellerie.

La torre, ricca di ornamenti di altissima classe, testimonia la grande cura dei particolari che veniva dedicata ai monumenti importanti.

La Tour Saint-Jacques nel 1962 fu proclamata monumento storico, dopo essere stata restaurata dai danni causati da incendi divampati nel 1819 e nel 1823, in cui andarono distrutte alcune statue successivamente sostituite.

Lungo il perimetro della Tour Saint-Jacques figurano 18 statue di santi, diversi gargoyles e le figure simboliche del leone, del toro, dell’aquila e dell’uomo.
La Torre è stata la musa ispiratrice di artisti dello spessore di Alexandre Dumas e una importante protagonista della scienza che vide Blaise Pascal fare importanti esperimenti sulla pressione atmosferica.

A ricordo di tutto questo, alla base della torre, vi è una statua del famoso scienziato.
Durante il Secondo Impero di Napoleone, in occasione della ristrutturazione di Parigi ad opera del barone Haussmann, fu creata una mini piazza attorno alla torre, oggi denominata Square de la Tour Saint-Jacques, dov’è possibile ammirare la statua del famoso poeta francese Gérard de Nerval; ciò avvenne in concomitanza con la costruzione della famosa Rue de Rivoli, una delle strade più importanti di Parigi, che prende il nome della Battaglia di Rivoli in Valdadige, la prima vittoria di Napoleone contro l’esercito austriaco.

Nel vortice di tanta bellezza e di tanta storia raggiungo dal mio albergo, l’Hôtel Louvre Saint-Honoré, che mi ha ospitato per una notte, la Tour Saint-Jacques, nei pressi della statua di Blaise Pascal, dove mi aspetta l’Eretico Bitontino con la sua “pratica eretica” per una intervista che ha voluto concedermi perché innamorato dei miei “a tu per tu con…” che ha avuto modo di leggere e apprezzare.

A dire il vero non è stato facile condurlo sulla via dell’intervista, ma la mia insistenza, la mia cocciutaggine e la bontà di ScrepMagazine con i suoi numerosi lettori, alla fine hanno prevalso e hanno abbattuto il muro del suo essere fantasma.

Ed eccomi “a tu per tu con lui” dopo esserci riconosciuti recitando le parole di Don Luigi Ciotti:

“Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta.
Eretico è la persona che sceglie e,
in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore
questo coraggio dell’eresia.
Vi auguro l’eresia dei fatti
prima che delle parole,
l’eresia della coerenza, del coraggio,
della gratuità, della responsabilità
e dell’impegno.
Oggi è eretico
chi mette la propria libertà
al servizio degli altri.
Chi impegna la propria libertà
per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta
dei saperi di seconda mano,
chi studia, chi approfondisce,
chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella
al sonno delle coscienze,
chi non si rassegna alle ingiustizie.
Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Eretico è chi ha il coraggio
di avere più coraggio.”

Fiore – Com’è nata la sua passione per l’eresia?

Eretico Bitontino – La mia passione per l’eresia nasce dalle letture approfondite delle opere, anche quelle minori, del frate domenicano Filippo Bruno, meglio conosciuto con il nome di Giordano.

È stato, a buon diritto, il più grande esponente del naturalismo rinascimentale, un esponente di grande prestigio dalle influenze averroistiche, neoplatoniche e materialistiche.

Non posso, tuttavia, trascurare l’influenza di un altro domenicano, Tommaso Campanella, in materia etica e religiosa.

“Io nacqui a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi ed ipocrisia”, per dirla alla Campanella. La tirannide attiene al contesto politico cittadino in cui ci troviamo, ovvero al sistema di potere che si regge sull’uomo solo al comando.

I sofismi attengono alle derive di taluni politicanti bitontini che insegnano ad avere ragione a prescindere, evitando il confronto in qualsiasi modo. L’ipocrisia è figlia dei due grandi mali precedenti, molto diffusa nel Palazzo tra cortigiani e paggetti.

Eretico è chi va contro colui che, per forza, ritiene di essere possessore di verità o che ostenta di possederla.

Fiore – La sua “pratica eretica”, sin dall’apparizione dei manifesti, mi è parsa costruita sulla richiesta di  un forte confronto con la realtà concreta per costruire un futuro al passo con i tempi e che andasse incontro più al reale che al virtuale. Mi sbaglio?

Eretico Bitontino – Quello che per qualcuno è Hardware, per altri è Software. Oggi quello che è virtuale è del tutto reale e viceversa, non sembra esistere più una netta e demarcabile distinzione. Ho utilizzato esclusivamente i mezzi che offrono i tempi.

D’altronde, non era  il suo amico carissimo e, purtroppo defunto, il prof. Raffaele Licinio che associava le sculture e i bassorilievi architettonici, che abbelliscono le nostre cattedrali, agli attuali spot pubblicitari e parlava di macdonaldizzazione della storia?

Bene… chi ha conosciuto il prof. Licinio non deve credere che le opere del passato fossero mera pubblicità legata alla mercanzia, ma diffusione di una cultura che è tout court occidentale. La realtà, concetto metafisico complesso, gnoseologicamente è abbastanza semplice: “veritas est adaequatio rei et intellectus”. E Tommaso d’Aquino lo sapeva bene.

Fiore – Pier Paolo Pasolini nell’intervista concessa il  1° novembre 1975 a Furio Colombo, poche ore prima del suo assassinio, affermò che: “i pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto; “assurdo”, non di buon senso”. Sembra che lei, nel lanciare la campagna elettorale della prossima primavera a Bitonto, si stia muovendo lungo questa direttrice di marcia e di programmazione… Vero? Ovviamente mi auguro che lei non faccia la fine di Pier Paolo Pasolini…

Eretico Bitontino – Non ho lanciato alcuna campagna elettorale.

I miei sono contributi, spunti di riflessione, direzioni da seguire e che indicano un percorso che sia utile alla scelta sia, in un primo momento, agli addetti ai lavori che, in un secondo momento, ai cittadini che hanno l’obbligo di porre interrogativi legati alle difficoltà riscontrate nel vissuto della loro quotidianità, ignorata del tutto dalle scelte vicereali degli ultimi dieci anni.

Anche Pasolini era un eretico se è vero che aveva intravisto il fascismo nelle corde di chi si era professato e continua oggi a professarsi antifascista. I nemici principali di Pasolini non erano forse i suoi stessi amici? 

Fiore – Mi pare di comprendere che il suo categorico “no” ai discendenti dell’attuale Sindaco o “viceré” , come lei lo chiama, non sia il “no” pronunciato da uno dei soliti gufi, che remano contro corrente, ma da uno che dice e sostiene che per il progresso della Città di Bitonto e dei trascuratissimi borghi di Mariotto e Palombaio non è più il tempo degli yesmen, ma di armarsi di eresia e andare con tutte le forze possibili ed immaginabili avanti, nel solco della più ampia e compiuta democrazia…

Eretico Bitontino – Gli yesman di oggi si chiamano likers! Alimentati da sportulae e promesse.

In dieci anni è stata cassata quasi completamente una minoranza asservita al Viceré. Molti di quelli che sono stati eletti in minoranza dovevano essere i controllori delle azioni dell’Amministrazione.

Non è stato così! E la cosa è raccapricciante.

Vale mille volte chi, dall’interno della propria maggioranza, cerca di far valere le proprie idee, i propri progetti e cerca di trasformare in fatti le proprie iniziative. Ho conosciuto qualcuno che ha agito in tal senso! Peccato che oggi sia a latere del vortice pre-elettorale.

Fiore – La sua, insomma,  è una puntuale e precisa scelta di campo, tanto per non dimenticare l’etimologia di “eresia”, che affonda le sue radici nel latino haeresis e, prima ancora, nel greco airesis, che indica la scelta…

Eretico Bitontino – Il lemma airesis che ha citato deriva dal verbo greco aireo, il cui significato è appunto scegliere.

Ho fatto una scelta di vita, una scelta di campo, una scelta cui non hanno dato torto le conseguenze.

Oggi a Bitonto è nato il dibattito virtuale che presto diverrà reale e fattuale, anche se di mezzo ci sono impedimenti di natura sanitaria.

Di certo, mi si deve riconoscere il merito di aver esercitato ereticamente il critico pensiero.

Fiore –  Una scelta di campo, la sua, che, almeno per ora, ha messo fuori campo i vari giocatori che stanno tentando di essere convocati dai tanti commissari tecnici e politici delle squadre che scenderanno in campo nella prossima primavera bitontina e che ha sdoganato la parola “eresia” facendola tornare di moda.

Una discesa in campo, la sua, particolarmente significativa in questo momento di crisi che è anche crisi di valori e di confusione appositamente studiata a tavolino, da cui occorre uscire il prima possibile per posizionarsi sull’essenziale…

Eretico Bitontino – L’essenziale è invisibile agli occhi, affermava Antoine de Saint-Exupéry.

Era, in definitiva, un postino. Un ruolo che oggi ha perso significato poiché è colui il quale ci recapita solo e soltanto bollette e gabelle.

L’essenziale è invisibile agli occhi perché occorre attribuire la giusta importanza a quanto non è visibile per via degli occhi.

Per mezzo del cuore, affermava l’autore del Piccolo Principe, tutto è visibile.

Vorrei una città amministrata con il cuore e ambisco ad avere non certo un Viceré, ma un Sindaco che sappia vedere i problemi della gente che sono risultati invisibili alla povera, politicamente parlando, classe dirigente vicereale.

Nel mio piccolo ho ridato ruolo al ‘postino’ Antoine de Saint-Exupéry, riportando, seppur nel mondo virtuale, per ora, ripeto,  l’essenziale che è il guscio che racchiude ogni mio contributo.

Fiore – Dalle sue parole, dal suo sguardo, dalle sue movenze emerge il suo essere molto pignolo, molto preciso e molto mirante al concreto e… per nulla un visionario, come qualcuno vorrebbe farla apparire!

Eretico Bitontino – Dott. Fiore, lei ha cuore!

Vede quello che è invisibile a quegli occhi che sono puntati solo su incarichi, sportulae e interessi di bottega limitati a pochi soggetti.

Fiore –  Quindi il suo orizzonte di libertà è l’essere eretico?

Eretico Bitontino – Due persone guardano insieme lo stesso orizzonte: uno vede una linea, l’altro l’infinito.

Mi ricollego a quanto espresso nel rispondere alla sua prima domanda.

Fiore – L’eresia riuscirà a conquistare la Città di Bitonto?

Eretico Bitontino –  L’eresia ha già conquistato i cittadini di Bitonto che ne costituiscono la parte attiva della Città.

E li ha conquistati perché è entrata nelle case, è finita nelle strade, nei campi, fuori Città. Insomma, non è rimasta appiccicata ai cartelloni pubblicitari.

Fiore – E visto che siamo a Parigi, all’ombra della Tour Saint-Jacques,  sei d’accordo con quanto affermava Emil Cioran, filosofo, saggista e aforista rumeno, nella primavera del 1974, rispondendo al giornalista, scrittore ed editore tedesco Leonhard Reinisch che “la libertà è per me il diritto di essere eretico. Io non potrei vivere in uno Stato in cui esiste una filosofia ufficiale; perché per temperamento sono un eretico, addirittura un apostata. La libertà rappresenta a mio avviso la possibilità non solo di pensare diversamente rispetto agli altri, ma di vivere le proprie contraddizioni, con disinvoltura. Dove non c’è libertà, bisogna occultare le proprie contraddizioni e ciò non è un bene per l’equilibrio di una persona. Se preferisce, la libertà è per me, semplicemente, l’unica forma di salute”? In altri termini potresti continuare a vivere a Bitonto dove per un minimo dissenso ti è proibito di vivere una libertà compiuta?

Eretico Bitontino – Vivo a Parigi per motivi professionali non perché in esilio, caro dott. Fiore.

Ho dovuto rinunciare al mio nome e cognome, ma non di certo alle mie idee che ho promulgato senza esitazione, ottenendo una polarizzazione attorno a me di persone che hanno sete, non direi di libertà, ma di un’Amministrazione che possa agire nel rispetto dell’intera Comunità di Bitonto, Mariotto e Palombaio, e non solo di ridotti segmenti, spesso elitari. 

Ho rinunciato al mio nome e cognome, sin da quando mi sono schierato culturalmente, poiché spesso il nome e cognome costituiscono qualcosa di non democratico. Ma giammai rinuncerò alla mia libertà!

Fiore – Herman Hesse annota: “La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero.”

Il percorso della nostra vita e della nostra esistenza è tuttavia solcato da diversi maestri, guide indispensabili del nostro cammino.

Quali sono le figure che più l’hanno influenzata per avvicinarla all’eresia e dare un programma condiviso, apprezzato e vincente per la prossima tornata elettorale di Bitonto?

Eretico Bitontino –  Le fornisco un unico nome: Farinata degli Uberti.

Non sorrida, nemmeno in forma sorniona.

Nel canto X dell’Inferno, tra gli eretici, Dante incontra questo ghibellino ovvero un epicureo che non credeva esistesse realtà ultraterrena dopo la morte.

Questo da un punto di vista spirituale.

Dal punto di vista politico, che interessa più al sottoscritto, Farinata divenne l’esemplificazione dell’eresia politica, insieme a sua moglie, dal momento che aveva contestato il suprematismo temporale della Chiesa di Roma, reclamando una divisione dei poteri che spettavano al Papato da quelli che spettavano all’Impero.

Qualcosa di simile succede a Bitonto!

Fiore – Penso che a lei debba essere attribuito il merito della coerenza e dell’onestà intellettuale, doti sempre più rare in alcuni comparti della politica bitontina, insieme  all’indubbia greca dell’aver messo in campo la “filosofia col martello” di netta impronta nietzschiana, ma sminuzzata con il bisturi del bravo chirurgo, capace di non tirarsi indietro di fronte ad alcun ostacolo.

Eretico Bitontino – Spesso mi si rimprovera, sulla base dei miei scritti, di non essere coerente.

Chi lo fa, nemmeno ha letto interamente un mio solo contributo e ne ho, ormai, pubblicati più di 110, se consideriamo anche i miei video.

Seguendo le orme di Nietzsche, dopo aver smontato pezzo dopo pezzo, mattone dopo mattone, le ‘teologie’ vicereali che reggevano il Palazzo, sto offrendo una pars construens che possa essere catartica e possa concedere, nel corso della imminente campagna elettorale, elementi di dibattito seri e non volatili.

Il dibattito non può prestarsi solo al volgare gioco delle parti che allontana l’elettore dalla politica, riducendo l’affluenza popolare alle urne.

Fiore – Nonostante le apparenze, il tempo attuale della civitas bitontina e della politica locale avverte una particolare necessità di mistero e aspira a riscoprire il brivido della sacralità, della trascendenza e della spiritualità.

La sua lettera a S.E. Francesco Savino, Vescovo di Cassano all’Jonio ne è la testimonianza viva.

Quale valore attribuisce alla spiritualità nella sua vita e di riflesso nei suo programma per Bitonto, Mariotto e Palombaio?

Eretico Bitontino – La spiritualità e la carità sono fari che illuminano costantemente il mio pensiero di agire politico.

Questo fa di me un Uomo di buona volontà che si mette al servizio della Comunità senza pregiudiziali.

Il mio intento è quello di creare una Comunità di destino fatta da Uomini di buona volontà, al di là delle noiose e inutili appartenenze politiche.

Fiore – Nelle tue interviste ad alcuni protagonisti della politica bitontina e nei tuoi vari scritti vi sono concreti riferimenti alla materia che si fa sostanza e opere a vantaggio dei vari comparti del mondo socio-economico locale.

Penso che se si riuscisse a conciliare questi elementi con la tua tensione alla spiritualità ed alla trascendenza, Bitonto, dopo dieci anni, finalmente tornerebbe a gustare tutti i sapori e gli odori della primavera.

Sarebbe come rivivere la primavera di Praga. Bellissimo! Ne convieni?

Eretico Bitontino –  Citerò Jan Palach, un eretico vero che ha pagato con la vita,  dono supremo, la volontà di dissentire da una politica stantia e che, per il proprio peso, crolla su se stessa e soffoca la Comunità che dovrebbe amministrare.

Palach, dopo essersi cosparso di liquido infiammabile, si dette fuoco, ma lanciò a distanza il suo zaino contenente i suoi appunti intrisi delle sue idee.

«Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo.

Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Dato che ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana.

Noi vogliamo l’abolizione della censura e la proibizione di “Zpravy”.  Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, il 21 gennaio 1969 una nuova torcia s’infiammerà.»

Per vivere una primavera occorre superare il gelido general inverno. Il mio agire è stato ardere qualche tozzo di legna per fornire ai bitontini calore che li aiutasse a superare l’inverno che ci attanaglia da ormai dieci lunghi anni.

Se la primavera è arrivata a Praga, arriverà anche a Bitonto

Fiore – Il compito che oggi è prioritario, e che  lei con quel lancio di manifesti egregiamente ha avviato, è quello, quindi, di smascherare il male e portarlo sempre più allo scoperto e spanderlo di fronte alla coscienza dei tanti.

Secondo me si tratta ora di serrare i ranghi e meglio definire l’immagine del futuro che vogliamo per la nostra società, buttando nel pozzo più profondo le ormai logore e vecchie chiavi e abbattendo anche i resti del muro che qualcuno tenta di alzare a sua difesa sotto mentite spoglie.

E’ d’accordo?

Eretico Bitontino – È una domanda che deve rivolgere a quella parte di sinistra anti vicereale che preferisce sedere ai tavoli del Viceré pur di non avviare un dialogo con quelli che sono considerati e tacciati come ”fascisti”.

Fiore – Quindi è d’accordo con me che per puntare e dare un futuro compiutamente diverso  dal presente bisogna  “portarsi non là dove ci si difende, ma là dove si attacca”, come sostiene Julius Evola in “Cavalcare la tigre”!

Eretico Bitontino – Per risponderle alla Evola, le dico che è opportuno considerare l’attuale periodo nell’ottica de “Il mistero della decadenza” per evitare la quale occorre attingere al manuale dei doveri ciceroniano.

Proprio l’Arpinate sosteneva: “Nam cum sint duo genera decertandi, unum per disceptationem, alterum per vim, cumque illud proprium sit hominis, hoc beluarum, confugiendum est ad posterius, si uti non licet superiore”.

“Poiché vi sono due tipi di conciliazione, l’uno con la discussione, l’altro con la forza, e poiché il primo è proprio dell’uomo, l’altro delle bestie, dobbiamo rifugiarci nel secondo, se non è lecito servirsi del primo”…

Fiore – Quindi assolutamente a casa i vari Robin Hood al rovescio?

Eretico Bitontino – Qui non siamo né a Bitonto, né a Sherwood. Ma all’ombra della Tour Saint-Jacques.

Fiore – Come dire che la liberazione dalle catene dal corpo della virtualità, in cui è caduta Bitonto in questi anni, ha assoluto bisogno di una incessante vibrazione del pendolo verso le reali necessità del paese reale, ad incominciare da un nuovo umanesimo della politica amministrativa, che è andato completamente distrutto nell’ultimo decennio. I cuori dei cittadini, resi freddi dalla mancanza di emozioni per la cosa pubblica, devono, quindi, tornare a pulsare e battere all’unisono per avere un Nuovo Ordine Locale?

Eretico Bitontino – È la Res Pubblica con i suoi attuali interpreti ad essersi volutamente allontanata creando una crisi di partecipazione e di inclusione.

Occorre assolutamente alzare il livello culturale e politico degli attori dell’attuale ordine,  che, altro non è, se non un teatrino.

Fiore – Andiamo un attimo sul personale, prima di chiudere questa intervista, che mi ha consentito di guardarla negli occhi e penetrare nel suo animo più di quanto mi era stato possibile fare leggendo e rileggendo i suoi scritti…Se non ci fosse stato il decennio amministrativo ultimo, si sarebbe approcciato all’eresia o la stessa era in embrione nei suoi studi classici?

Eretico Bitontino – L’eresia è legata all’ortodossia dell’attuale amministrazione: una classe politica che ti annetteva qualora rinunciassi al tuo pensare e ti espelleva, al contrario, se avessi manifestato il minimo dissenso. L’eresia, culturalmente parlando, è fascinosa. Io l’ho abbracciata insieme a Giordano Bruno, a Galileo Galilei, a Jan Hus, a Farinata degli Uberti e a Jan Palach. 

Fiore – Quando si dà dell’eretico si riferisce agli eretici del passato o di oggi?

E se di oggi, quali sarebbero? Oltre a lei, quali sono gli eretici di Bitonto, Mariotto e Palombaio?

Eretico Bitontino – L’eresia non si può inserire in una camera stagna.

Non ho la presunzione di farlo. L’eresia attraversa la storia, passa da Ario, da Galileo, sino ad arrivare a Jan Palach. Nel mio percorso eretico ha assunto un profondo valore la figura di Jan Hus, leader del movimento hussita, morto arso sul rogo di una Chiesa che non ammetteva altre opinioni. Hus è la mia ispirazione ideologica e morale.

“Fedele cristiano, cerca la verità, apprendi la verità, ascolta la verità, ama la verità, attieniti alla verità, difendi la verità fino alla morte, perché la verità ti farà libero dal peccato”. È forse la più celebre massima di Jan Hus.

È anche la bussola in ogni finalità da me perseguita.

Mi chiede se esistano altri eretici, oltre al sottoscritto, in quel di Bitonto, Palombaio e Mariotto. Le rispondo dicendo che certamente ci sono, ma sarebbe sbagliato e poco avveduto pensare il contrario. Io non ho creato alcuna eresia, l’ho semplicemente fatta crescere nelle coscienze di ognuno, l’ho seminata nei bitontini tutti, l’ho modellata affinché fosse e sia più dura dell’acciaio temprato.

Fiore – Savonarola  conquistò i fiorentini con le sue prediche appassionate tanto che i suoi seguaci si organizzarono nella setta dei “piagnoni”. Fustigatore di corruzione e decadenza, predicava la penitenza come sola via di salvezza. Lei cosa predica, quali “roghi delle vanità” organizza o sta organizzando, quali sono i suoi seguaci? Sono di destra, di sinistra, di centro o trasversali?

Eretico Bitontino – Il più grande rogo delle vanità è il rogo dei disvalori vicereali che ho avviato da maggio 2021 ad oggi.

Non è da meno ai roghi del predicatore della Repubblica fiorentina del XV secolo. Non esistono seguaci o proseliti.

Esistono solo cittadini stufi di un criterio di gestione e disposti a partecipare attivamente, con strumenti di democrazia diretta, alla vita pubblica della Città. Non mi piace dunque dare etichette ai miei roghi. Le dico soltanto che inseguo un’idea di fronte comune di uomini di buona volontà e senza pregiudiziali.

Fiore – L’eresia, come dicevo prima,  è scelta, è ricerca. Per essere eretico bisogna esporsi e presentare il proprio programma!

Esserlo è chi, più di chiunque altro, mette in discussione lo status quo, osa andare nel solco della straordinarietà, non si limita a timbrare il cartellino dell’ordinario. Non ha paura, non è una pecora che segue il gregge, ama sparigliare perché il suo credo è  “vince chi riesce a non omologarsi”. Lei è tutto questo?

Eretico Bitontino – Ho già risposto, seppur in altre forme, a questa domanda.

Ad ogni modo ho presentato il mio programma alla cittadinanza e sto continuando a farlo. Non ho scritto il programma per lasciarlo su un foglio di carta.

Andrò avanti.

Fiore – Siamo alla fine, si descriva fisicamente. Io non posso farlo…La deontologia professionale me lo vieta…

Eretico Bitontino – “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”. Le avrei potuto rispondere con la tassonomia, ma preferisco ricorrere a Publio Terenzio Afro.

Fiore – Grazie tante per la sua gentilezza e la sua ospitalità! Passeggio un po’ per Rue de Rivoli e raggiungo il mio albergo! Ho il volo per Roma alle 21 e 20!

Eretico Bitontino – La ringrazio, caro Dott. Fiore, è stato un piacere come pochi altri.

 

                                                                                                           Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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