Intervista alla scrittrice Miriam Di Noto

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A LIBRI, ARTE E QUANT’ ALTRO ARRICCHISCA L’ANIMA.

 L’ospite di oggi è la scrittrice, Miriam Di Noto

 

   “Ancora, mi chiedo se verremo mai messi

 nelle canzoni o nei racconti…”

J.R.R. TOLKIEN

Oggi nel mio spazio arriva una scrittrice dall’animo curioso. Si appassiona alla lettura già dall’infanzia. Una mente sveglia, fantasiosa che la spinge ad abbozzare le sue prime storie. Al liceo Classico s’innamora della letteratura greca e latina e prosegue gli studi laureandosi in Lettere classiche. Dopo alcuni anni di insegnamento alla scuola media, realizza il suo sogno di insegnare al Liceo classico.  Di quel periodo dice: “Per tanti anni il mio impegno è stato dedicato a contagiare agli alunni la mia passione per il mondo classico. Non ho più scritto nulla, se non per motivi professionali, anche se conservo ancora i frutti acerbi della mia fantasia.” Oltre alla lettura sono i viaggi che la portano lontana…

Nel 2020 va in pensione e seppur il mondo sia in piena Pandemia decide di ritornare in Spagna e, toccando le isole Canarie, fa tappa nelle città di Las Palmas. Ed è qui che fa un incontro inaspettato o forse   destinato ad essere? Chiediamolo direttamente all’autrice.

 Innanzitutto la ringrazio di essere qui, la lettura è stata una compagna d’infanzia importante nella sua crescita. Rammenta il primo libro che ha letto?

Prima di tutto grazie per l’invito e l’occasione offertami di parlare di me e del mio libro. Certamente, ricordo bene il mio primo libro: una bellissima raccolta di fiabe di Andersen, un’edizione integrale che mi prestò la mia maestra. Mi colpì particolarmente la poetica e drammatica storia della Sirenetta, niente a che vedere con la versione Disney. Poi come primo romanzo lessi Pinocchio. Leggere diventò così il mio passatempo preferito.

Si laurea in Lettere classiche, cosa la fa innamorare delle Lingue antiche?

Al liceo un professore carismatico Virgilio Lavore ci trasportava con le sue lezioni nel mondo greco latino, facendocene cogliere la profondità e consonanza con i nostri sentimenti e aspirazioni di ragazzi degli anni settanta. La scuola era in pieno fermento, con i Decreti Delegati iniziammo a partecipare attivamente alla vita della scuola. Ricordo ancora le infuocate e partecipate assemblee.

Per la sua esperienza come insegnante le va di dare un consiglio ai genitori di adolescenti per farli avvicinare alla lettura, soprattutto in questa era di grandi distrazioni.

Penso che bisogna iniziare dall’infanzia, raccontandogli delle storie poi leggendole loro e regalando libri. L’ adolescenza è un periodo difficile per proporre qualcosa che non sia supportato da una passione personale. Poi si può sempre fare… Regalare qualche libro, discuterne insieme, parlare delle proprie letture. Non esistono ricette magiche valide per tutti, ogni adolescente è un prezioso mondo a sé.

La nascita del suo libro è già una storia nella storia. Vogliamo svelare ai nostri lettori con chi è stato l’incontro che ha aperto le porte alla stesura del suo Saggio?

Per restare in tema, un incontro con un libro. Era la fine del 2020, appena andata in pensione, mio marito e io desideravamo trascorrere del tempo a Las Palmas de Gran Canaria, che ci aveva conquistato nei nostri viaggi. L’ inverno in quei luoghi è mite, il cielo terso, il mare invitante. Purtroppo la pandemia entrò in quel periodo in una nuova fase. Anzi, nella nostra Sicilia che avevamo lasciato, si scatenò proprio allora. Ero combattuta tra la gioia di trovarmi in un luogo sereno e relativamente protetto e la sorte di chi avevo lasciato. In questo stato d’ animo, un giorno in una libreria di libri di seconda mano comprai Il Signore degli anelli (in spagnolo naturalmente). Desideravo dedicarmi ad una lettura piacevole…non lo avevo mai letto e neanche visto la trilogia di Peter Jackson. Prima mi prese la storia…poi la vicenda dei personaggi che affrontavano un difficile cammino in cui la speranza brillava solo a tratti, mi sembrò rispecchiare la realtà che stavamo vivendo, sentivo che avevo davanti molto più di una bella storia. Tante frasi mi colpirono, creando una risonanza straordinaria nel mio animo.

Cosa ha trovato in questa Trilogia di così potente, tanto da voler dedicarle un saggio?

Durante la lettura cominciai a cercare notizie sull’ autore e sull’ opera, per trovare le ragioni per cui mi aveva colpito tanto come può essere un innamoramento. Scoprii negli interessi di Tolkien per la filologia e la letteratura e nei suoi valori profondamente cristiani e umani una affinità con il mio mondo di interessi e valori. Quando qualcosa ci colpisce si ha voglia di condividerlo prima con i propri cari poi con più persone possibili. Da qui la decisione di mettere per iscritto le mie riflessioni.

Il suo Saggio, edito da Youcanprint Edizioni, dal titolo “Un incontro inaspettato. Riflessioni su Il Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien.”  Ha ricevuto il premio della Critica, partecipando al Premio letterario: “Caffè delle arti IX”. Qual è stata la motivazione della Critica?

Le riporto per intero la motivazione: “Un Saggio breve, un manuale di vita (e di miglioramento personale), mascherato da una scrittura scorrevole e accattivante. L’abilità intrattenitiva e il tema scelto coinvolgono nella lettura di un argomento piacevole, sicuramente alla portata di tutti: un libro (o un film) che molti già conoscono e sui cui richiami, oltre alle emozioni stimolate dal ricordo, si scopre un altro, diverso e sorprendente punto di vista, senza essere appesantiti da velleità pedagogiche. L’autrice, iniziando con la scioltezza di una scrittrice di romanzi, inizia con la narrazione di una vicenda personale, reale, e riesce ad agganciarla, sovrapponendola alla storia del celebre romanzo di Tolkien. Eppure per quanto riguarda gli “effetti”, la vicenda reale potrebbe essere anche del tutto inventata: il successo dell’autrice non sta nella descrizione di un fatto ma nel come lo sa far vedere in maniera del tutto lontana da quello che potrebbe essere una cronaca giornalistica oppure un pettegolezzo riportato davanti al caffè al bar. La sua vicenda a mano a mano che si procede con la lettura, cessa di essere una chiacchierata e diventa qualcosa di importante, di reale e di vicino a chi lo legge. Da qui il valore aggiunto, perché, oltre allo scopo accademico o di studio dell’opera in questione, viene suggerito un modo concreto e utile di guardare l’opera con occhi diversi, rivolgendola a sé stessi, seguendo fiduciosi la voce narrante. La scoperta di un mondo articolato ma finalmente chiaro che va ben oltre l’aspetto superficiale, arricchisce giocoforza il lettore che una volta acquisita una certa consapevolezza, non può più perderla e neppure rinnegarla. Tante sono le illuminanti considerazioni contenute in un saggio così breve in cui l’autrice si avvale anche di riferimenti storico-politici contemporanei per quest’ opera degna di essere annoverata tra quelle utilizzabili nella terapia della letteratura utile sia all’ autodidatta che al counselor.”

 Nella trilogia del Signore degli anelli, Cult per moltissimi giovani e non, cosa ha carpito tanto da definirlo: “un romanzo che esprime appieno le problematiche del ventesimo e ventunesimo secolo”. Le va di approfondire.

Il mondo immaginato da Tolkien, ma perfettamente coerente e verosimile persino da un punto di vista narrativo e geografico, esprime delle tematiche straordinariamente attuali, il potere, la giustizia, la libera scelta tra il bene e il male, l’importanza dei “piccoli” nella Storia, il ruolo della donna, la crudeltà della guerra e il ruolo in essa della propaganda e delle fake news. Ricordiamo che l’autore visse in prima persona la tragedia delle due guerre mondiali. Si tratta di un’opera che parla anche a noi, uomini e donne del ventunesimo secolo, e ci aiuta a riflettere sulle drammatiche vicende che stiamo vivendo.

Senza fede è colui che dice addio quando la strada si fa buia.” J.R.R. Tolkien. Qual è il suo rapporto con la fede?

La fede, come ho già detto prima, era molto importante per Tolkien e lo è altrettanto nella mia vita. Da un’educazione religiosa ricevuta con affetto da bambina ad una scelta di vita negli anni del Liceo, con un altro incontro illuminante e significativo. Pur tra le difficoltà e i dubbi, coltivo la convinzione che Qualcuno accompagni amorevolmente i nostri passi e scriva dritto sulle nostre righe storte. La conseguenza è lo sforzo (non sempre riuscito) di accettare e accogliere ogni prossimo.

Non ho mai letto questa Trilogia, ne visto il film. Da profana le chiedo, sul Signore degli anelli dice: “Un romanzo ingiustamente relegato al solo ambito fantasy”. Le va di spiegarci il perché?

Tanti lettori anche appassionati e profondi conoscitori della letteratura, snobbano quest’ opera considerandola solo frutto di una fantasia sbrigliata che cerca così di fuggire i problemi della realtà in un mondo immaginario, adatta a ragazzi e giovani nerd. Invece tocca corde molto dolenti dello scorso e del nostro secolo, offrendo un bagliore di speranza in valori come l’amicizia, la misericordia, l’abnegazione a favore degli altri.

Se potesse viaggiare in quel libro e conoscere uno dei protagonisti chi sarebbe e cosa gli chiederebbe?

 Il personaggio di Frodo è veramente particolare, gli viene affidato un compito difficile e se ne fa carico con grande impegno e sofferenza, ma al momento cruciale fallisce e ciò lascerà una ferita insanabile nel suo cuore. Alla fine del romanzo parte per una misteriosa destinazione che, come dice lo stesso Tolkien in una delle sue lettere, è una specie di soggiorno purgatoriale che gli permetterà di guarire e trovare la pace. Ebbene, mi piacerebbe incontrare Frodo e chiedergli cosa gli succede in quel luogo misterioso in cui si reca.

Progetti futuri?

Intanto raggiungere più lettori possibili e dialogare con loro sulle tematiche affrontate, poi continuare a viaggiare e scrivere. Ho in cantiere un paio di progetti: un saggio su personaggi e tematiche della cultura classica anch’essa sotto attacco dalla cosiddetta “cancel culture” e dei racconti tra fantasia e autobiografia.

E giungo alla mia curiosità iniziale e le chiedo è stato solo un incontro inaspettato oppure era destinato?

Che dire? Tanti momenti della mia vita sono stati incontri, che io non avrei mai immaginato. Non ricordo più chi disse che non è il lettore a scegliere il libro ma è il libro a trovare il lettore. Il tutto si inserisce nel grande tema filosofico: caso? destino? E la libertà dell’Uomo? E la Provvidenza?Io preferisco pensare ad una Provvidenza amorevole che ha cura della nostra libertà.

Ringraziando Miriam di Noto per il tempo dedicatomi, ricordo ai nostri amici lettori il link dove poter acquistare il suo libro.

Potete leggere la mia recensione al Saggio a questo link

Intervista a cura di Monica Pasero

 

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