«trovare un modo pietoso per alleviare la vita che si spegne di quest’uomo di ingegno che ha avuto gravi torti ma non ha mai fatto nulla di male, e se non ha tentato nulla per superare i suoi errori non è stato per orgoglio ma per dignitoso silenzio temendo di essere mal giudicato».
Nato a Napoli il 10 novembre 1861, fu giornalista, scrittore e drammaturgo. Anche se oggi sia quasi dimenticato, Bracco fu uno dei grandi autori italiani del ‘900, addirittura fu diverse volte candidato al Premio Nobel per la letteratura. Toccò con mano il successo, le sue opere furono rappresentate in Italia e nel mondo, interpretate da attrici del calibro di Eleonora Duse.
Nell’aprile del 1924, fu eletto deputato nelle liste di G. Amendola ma fu preso di mira dal regime a causa delle su idee riformiste. Figura tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. Nel 1926 fu dichiarato decaduto dalla sua carica e i suoi lavori, furono eliminati dalla circolazione. Ma non solo, la sua casa fu distrutta dai fascisti e subì addirittura un agguato, dal quale fortunatamente, ne uscì indenne. Era il 1929 quando a Roma, la rappresentazione de I pazzi, fu interrotta da una squadra fascista. Dopo questo, su di lui cadde un velo. Anche la sua morte, avvenuta a Sorrento, il 20 aprile del 1943, passò come una notizia di scarsa importanza. Eppure, la sua penna aveva prodotto tanto. Fu autore di canzoni fra cui: Nun t’o fa fa, l’ammore ‘e Napule, Salamelic. Collaborò a diversi giornali, fra cui Il Piccolo, Capitan Fracassa eal Corriere di Napoli. Le sue opere teatrali furono molte:Non fare ad altri, infedele, Il Trionfo, Don Pietro Caruso. Il film Sperduti nel buio, diretto da Nino Martoglio, fu tratto proprio dall’opera omonima del Bracco. I suoi dialoghi erano eleganti e ben strutturati e dopo, che sulle sue opere era caduto l’oblìo, nel 2009, la compagnia teatrale “Gli Sbandati”, ha deciso di rappresentare in teatro una delle su opere più belle: Infedele. L’omaggio a lui dedicato è stato reso nel teatro Bracco, a Napoli.
Uomo di grande spessore morale, di grande stile e senso dell’onore e nonostante, durante la vecchiaia versasse in condizioni economiche disastrose, rifiutò un assegno concesso dal Governo, ottenuto tramite l’intercessione dell’attrice Emma Gramatica, pari a £ 10.000. Una cifra enorme, per l’epoca e che avrebbe fatto gola a chiunque.
«Eccellenza, per una serie di circostanze che sarebbe qui inutile precisare, mi è pervenuto con molto ritardo lo chèque di Lire diecimila da Lei inviatomi. (…) Una profonda e benefica commozione ha prodotto in me l’atto generoso da Lei compiuto con eleganza di gran signore e con una squisita riservatezza, in cui ho ben sentito la bontà e la comprensione di chi amorosamente e validamente vigila le sorti della famiglia artistica italiana. Ma la commozione profonda e benefica non deve far tacere la mia coscienza di galantuomo la quale mi avverte che quel denaro non mi spetta».