Karim è morto per un paio di scarpe nuove

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Cercava solo un paio di scarpe Karim…

Mi piacerebbe tanto iniziare questo articolo partendo da un lieto fine, una fine diversa come invece nella realtà è stata.

Vorrei scrivere queste precise parole: Karim 10 anni, 4 fratelli percorre di corsa con un paio di scarpe nuove la strada che lo riporta a casa dalla sua famiglia. Ma così non è andata.

Un bambino percorre quasi quattrocentocinquanta passi, con le sue gambe di bimbo.

Ha dieci anni.

Ha quattro fratelli.

Tanti sogni…

Karim calza i suoi sandaletti rotti, consumati dal tanto cammino fatto, ed è diretto al cassonetto degli abiti usati per cercare indumenti per la mamma e un paio di scarpe per sé.

Può sembrare un’immagine presa da un film realista, i film in bianco e nero girati nel dopoguerra.

Un ragazzino che va in giro a cercar vestiti discreti da usare. Invece siamo in un piccolo paese della provincia bergamasca, è il 19 maggio dell’anno 2020.

Questa storia potrebbe sembrare una fiaba, una di quelle fiabe con protagonisti bambini poveri, come Pollicino.

Storia di bambini che nelle fiabe si allontanano da casa, perché a casa non c’è nulla da mangiare.

Ma questa purtroppo non è una fiaba.

Karim lascia la mamma ed i fratelli a casa, e va in giro da solo nel tardo pomeriggio, spinto da una necessità. Calza delle vecchie ciabatte, forse il suo desiderio sono le scarpe, averle un paio nuove sarebbe bello, ma anche usate per lui possono andar bene. E sa dove trovarle.

Così, giunge dove sa di trovarle, una “scatola arancione di metallo“, dentro c’è tutto quello che lui vorrebbe, indumenti usati.

Karim forse non sa che la scatola di metallo può inghiottirlo e ucciderlo.

Non lo sa, ha dieci anni e i suoi desideri crede di poterli realizzare così.

Come successe a quel ragazzino che a quattordici anni tentava di volare nascosto nel carrello di un aereo diretto dalla Costa d’Avorio verso Parigi, è morì.

Sogni troppo pericolosi per questi ragazzi.

Sogni che sono la normalità per noi come un paio di scarpe nuove, i vestiti, il cibo, una casa.

La loro povertà è invisibile (ma è poi così tanto invisibile?), e ci strazia quando la scopriamo così in una notizia che fa male al cuore a leggerla.

Presi da ciò che ci circonda e dal nostro egoismo non ci accorgiamo spesso di chi soffre, quante paia di scarpe buttiamo dei nostri figli ?

Una tragedia dettata dalla disperazione, dalla vita in strada per far fronte alle difficoltà economiche.

«Quel bambino e i suoi fratelli erano spesso in giro scalzi», hanno detto ieri alcuni vicini. «In strada tutti i giorni, poveretti», ma nessuno si è mosso a compassione, nessuno ha fatto nulla, lui è morto schiacciato per un paio di scarpe.

Qual è il male del nostro secolo? E’ sicuramente l’indifferenza.

Con il passare degli anni nel mondo specie in quello occidentale, siamo diventati indifferenti, apatici e distaccati dagli altri.
Pensiamo soprattutto a noi ed al nostro orticello, il resto ci riguarda poco.

Può sembrare strano ma, l’indifferenza è solo paura verso l’altro ed è puro egoismo.

Può anche sembrare un nido in cui rinchiudersi ma è un nido che distrugge l’anima.

Per Montale l’unica alternativa alla sofferenza, che tormenta tutti gli esseri e che si manifesta nelle cose più comuni, è una posizione di distacco e di indifferenza, il rifiuto di lasciarsi coinvolgere sentimentalmente nella pena.

E’ quello che succede ormai ovunque, non si guarda l’altro, alcuni diventano fantasmi per la società.

Come questo bambino, che tutti “vedevano” patire anche la fame, ma nessuno ha fatto per lui qualcosa, eppure i piedi scalzi o quasi, di un bambino, non passano inosservati…

Angela Amendola

2 COMMENTS

  1. Siamo talmente presi da noi stessi e dalle nostre ( a volte fatue crisi di esistenza ) da non guardare in faccia la realtà. Eppure è bastato un microscopico virus a mandarci in tilt avremmo dovuto capire il vero senso della vita ma da quel che vedo nulla o quasi nulla è cambiato.

  2. Angela non basta un virus a cambiare il nostro modo di essere. Non ci accorgiamo di chi ci cammina accanto, o meglio facciamo finta di non vedere tranne poi piangere davanti a queste notizie. Egoisticamente viviamo in un mondo ovattato. Buon pomeriggio.

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