Una passione triste: l’ira

180750

<< Cantami, o Diva del Pelide Achille

l’ira funesta che infiniti addusse

lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco

generose travolse alme d’eroi,

e di cani e d’augelli orrido pasto

lor salme abbandonò >>.

Iliade

La divina Musa non canta più, l’ira di Achille rimane immortale nelle pagine del libro, ancora oggi, però, generose alme d’eroi vengono travolte dalla violenza e diventano orrido pasto di violenti aguzzini.

Fa orrore la guerra, quella tra le pagine dell’Iliade non faceva male, al contrario, in classe c’erano due schieramenti, uno a favore di Achille, l’eroe arrogante e invincibile, l’altro a favore di Ettore, l’eroe coraggioso ma capace di tenerezza.

Facevamo il tifo e mentre la vicenda si dipanava, nel leggerla imparavamo a conoscere i sentimenti che abitano l’uomo: amore, odio, coraggio, paura, lealtà, slealtà e altri. Iniziavamo a costruire il nostro futuro e a sognare le tante cose belle che la vita aveva in serbo per noi.

Ire funeste nella storia sono sempre state ed hanno sempre provocato guerre, ma che cos’è l’ira?

L’ira è uno stato di alterazione dovuto ad un elemento provocante. La personalità dell’iracondo è caratterizzata da una continua e profonda avversione verso qualcuno o qualcosa.

Si parla di ira o collera già nella prima infanzia quando il pianto del bambino manifesta un sentimento di rabbia per la mancanza di qualcosa e prosegue in forme diverse anche in età adulta.

L’ira coglie come un vento impetuoso capace di trasformare il volto che diventa paonazzo, gli occhi sembra vogliano fulminare l’altro e la bocca si apre mostrando i denti. Il respiro si fa breve e le parole concitate, le braccia vengono agitate in modo minaccioso.

L’ira si manifesta con caratteristiche esteriori, visibili a tutti, quindi chi è preda dell’ira cerca di nascondere il suo stato con altre manifestazioni, per esempio il pianto o un discorso. L’ira si spegne ma, nella personalità irosa, prima o poi il problema si ripresenta di fronte ad una nuova contrarietà.

E’ a questo punto che l’ira viene considerata anche un vizio capitale perché il comportamento iroso, l’ira sempre viva, provoca odio e dall’odio può generare anche un comportamento violento e aggressivo. Ciò avvenne a Caino, ricordato nella Bibbia, quando andò in collera, questa apparve sul suo volto: <<Caino andò molto in collera e il suo volto era dimesso>> Gen. 4,5.

Il perdurare della collera lo portò ad uccidere il fratello Abele. Questo avvenne all’inizio del tempo ma perdura ancora, appare come una macchia che pesa sull’umanità. C’è anche l’ira di Dio che si manifesterà nel momento del giudizio in cui separerà i giusti dagli indegni.

Ogni volta che rifletto sui vizi, sui sentimenti che sento umani, molto umani non posso non pensare ad un’opera, Etica, del filosofo olandese Baruch Spinoza (1632 – 1677). Egli esaminò i moti dell’animo umano e cercò di inquadrarli in una logica che affondava le sue radici nel rigore cartesiano ma resa umana dalla profondità di pensiero di chi ha conosciuto le più atroci sofferenze causate dagli uomini, eppure ha continuato a cercare di comprendere le ragioni.

Spinoza pensava che l’ira facesse parte di quelle passioni che sono generate dalla tristezza che nell’uomo si contrappone alla letizia.

L’ira è quindi una passione triste. Passione perché è un subire, triste perché è generata dalla tristezza che offusca ogni vera conoscenza, allontana dal positivo che è in ogni uomo e in ogni cosa, vede solo le ombre, solo il lato peggiore di ogni situazione.

La gioia (letizia) ci può allontanare dall’ira, sentimento che, come dicevo prima, porta all’odio e alle sue conseguenze, solo se siamo attraversati dalla gioia riusciamo a cercare e cogliere il positivo delle cose. La gioia non può essere imposta e non è quella suscitata da un fatto contingente, deve far parte del nostro essere, deve riempire la nostra interiorità. E poi, parlare, discutere, non adirarsi, non presumere mai di essere perfetti e non pretendere mai di dover impartire lezioni ad altri.

Nel momento presente, può sembrare questo un discorso fuori luogo, sono convinta che ire funeste affliggeranno sempre l’umanità ma caparbiamente, come voglio guardare in faccia la realtà, che mi fa pensare che molte cose cambieranno e non sempre nel verso che vorremmo, così voglio credere che ci voglia un animo nuovo, gioioso e dialogante con l’umanità, capace di costruire ponti e non di distruggerli.

In questi frangenti così tristi, le parole più significative vengono dai testi sacri e con parole prese ancora dalla Bibbia concludo:

<<Adiratevi, ma non peccate: il sole non tramonti mai sull’ira vostra>>. Ef. 4, 26

Il sole è sorto e tramontato già troppe volte, l’ira e l’odio non sono spenti ma il tiepido sole che compare ogni tanto a ricordarci che siamo in una primavera che si fa attendere e gli allegri e vivaci colori che la accompagnano inducono a pensare che giunge sempre il momento per un nuovo cominciamento.

 Gabriella Colistra

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