Una leggenda di Natale

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La notte dell’anno più magica qual è? È la Notte di  Natale.

Che cosa si cela dietro il mistero di un Dio che si fa uomo, di un Dio che nasce di notte, di un Dio che sceglie di rivelarsi ai pastori con il volto di un bimbo avvolto in fasce?

Eppure,  è proprio questo il mistero dell’incarnazione,  quella notte uguale a tante altre è diventata grembo della vita di Dio.

Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, la magia può far accadere di tutto. Anche che gli animali di casa parlino e giudichino il comportamento dei padroni. Le antiche leggende sparse in Italia mettono in guardia però dall’ascoltarli, perché portano inesorabili sciagure.È proprio la Notte di Natale che gli animali giudicano il trattamento che è stato riservato loro durante l’anno. Cibo, fatiche nei campi, cure in caso di malattie. Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, asini, buoi e cavalli si confidano tutto, lontani dalle orecchie indiscrete dei padroni. Che mai dovranno incorrere nella tentazione di origliare, pena inesorabili sciagure. Tra le quali la morte. Per questo, la sera della Vigilia ci si dedicava a loro con attenzioni un pò speciali.

“La sera della Vigilia di Natale – si narra in un’antica leggenda ancora nota tra i pastori del Pollino  anche il bestiame doveva mangiare bene, proprio come fanno i cristiani. Ai cani, si dava un pò di latte e il pezzo di pane più grosso, alle capre e alle pecore lasciavamo grosse fasce di frasca di leccio; alle galline buttavamo grano e orzo; ai maiali ghiande e beverone di crusca; all’asino, alla mula e alla giumenta più biada, ai buoi mettevamo più paglia, fave bollite e una fascetta di fieno. Poi, appena chiuse le porte della stalla e dell’ovile, ci avviavamo verso il paese, dove le nostre donne avevano già preparato i nove piatti di Natale”. Ma è a quel punto che la tentazione fa l’uomo ladro. “Prima della messa di mezzanotte però – ricorda la vecchia storia – un uomo molto curioso e poco generoso con il foraggio, si avviò verso la porta della stalla per verificare che nella leggenda ci fosse un fondo di verità. Aprì la porta e non credette alle sue orecchie, quando udì che il bue bianco e il bue nero che parlavano fra loro.”E’ meglio che adesso dormiamo perché domani dobbiamo svegliarci presto”, disse il primo. “E perché? – disse il secondo – Domani è Natale e non lavoriamo”. “Invece sì – profetizzò il compagno – porteremo il padrone al camposanto”. Spaventato da ciò che aveva udito, l’uomo tentò di rifugiarsi in casa ma la paura prese il sopravvento e il suo cuore si fermò. Inutile concludere che quei due buoi, la mattina successiva vennero attaccati al carro e si diressero al sepolcreto. La voce si sparse tra le valli e le montagne e da quel giorno, la magia divenne un rito tradizionale.

Forse un ammonimento a non maltrattare i nostri amici a quattro zampe. Oppure la consapevolezza che nessuno di noi può farla franca di fronte al giudizio inesorabile dei nostri comportamenti. Che arriva solitamente dalle anime più pure, proprio come gli animali. Il Natale non riguarda quindi solo gli esseri umani, ma anche gli altri esseri viventi come gli animali. Mi permetto di farvi riflettere anche sulla parola animali, che contiene la parola ANIMA, ed io credo che gli animali hanno un’anima. Questa storia farà sorridere parte di voi, ma un’altra parte si fermerà a riflettere e ad immaginare. Forse è questo uno dei messaggi. Che crediate o meno alla leggenda degli animali che parlano la notte di Natale, trovo sia bello pensare agli animali come esseri viventi con le loro emozioni da comunicare.

Angela Amendola

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