Un Paese di inutili chiacchieroni

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14 morti, 35.000 evacuati … finora…

L’allegria di chi spala cantando Romagna mia e il dolore di chi ha perso amici, casa, mobili, auto, animali…

E la rabbia…la mia!

Il territorio dell’Emilia-Romagna è stato interessato da due eventi in sequenza in meno di venti giorni con precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località.

L’evento in corso dalla mezzanotte del 15 maggio al 17 maggio ha causato l’esondazione di 21 fiumi e allagamenti diffusi in 37 comuni.

Nelle ultime ore si sono registrati picchi di 300 millimetri sui bacini del crinale e collina forlivese. Sulla stessa area, sulle colline e montagna del ravennate e sul settore orientale del bolognese sono in media caduti tra i 150 e i 200 millimetri.

Sulla pianura cesenate forlivese fino a 150 millimetri.

Complessivamente ci sono segnalazioni di oltre 280 frane di cui 120 particolarmente importanti in 58 comuni.

Tra le cause delle inondazioni costiere avvenute tra Marche ed Emilia Romagna, oltre alla dinamica della precipitazione intensa e concentrata e le capacità di ritenzione dei terreni, potrebbe aver avuto un effetto l’elevazione del mare, l’azione del vento di bora diretto contro la costa di Marche ed Emilia Romagna, e la conseguente mareggiata sulle coste.

E la mia rabbia perché?

Perché in Italia non abbiamo solo l’Agenzia Spaziale coi suoi satelliti Cosmo ma abbiamo, fra gli altri, anche l’ISPRA…per non citare CNR, ecc…

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) è ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile.

L’ISPRA è sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE)…pure!

Il Ministro si avvale dell’Istituto nell’esercizio delle proprie attribuzioni, impartendo le direttive generali per il perseguimento dei compiti istituzionali.

Fermo restando lo svolgimento delle attività assegnate all’Istituto ai sensi della legislazione vigente, nell’ambito delle predette direttive sono altresì indicate le priorità relative agli ulteriori compiti, al fine del prioritario svolgimento delle funzioni di supporto al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) anche per le necessarie azioni su ambiente e territorio soprattutto al fine della prevenzione.

E l’ISPRA (mi viene il sospetto che nessuno legge) aggiorna periodicamente – fra le altre – la piattaforma IDROGEO. Se vuoi dare uno sguardo clicca su questo link:

https://idrogeo.isprambiente.it/app/pir/r/8?@=42.12703057263815,13.187323434489517,3

Avverte l’ISPRA:

L’Emilia Romagna è tra le Regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta a rischio di alluvione per i tre scenari di pericolosità, risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale.

Per uno scenario di pericolosità media le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%.

Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% (87% di popolazione esposta) e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni.

Per Modena la percentuale di aree allagabili è il 41.3% (53.3% di popolazione esposta), Bologna 50% (56.1% di popolazione esposta) e Forlì-Cesena 20.6% (64% di popolazione).

Per capire quali sono le aree in Italia a rischio alluvioni, clicca su questo link (aggiornamento 2021):

https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/rapporto-sulle-condizioni-di-pericolosita-da-alluvione-in-italia-e-indicatori-di-rischio-associati

E – come ovvio – la domanda sorge spontanea:

ma che li facciamo a fare i satelliti Cosmo che messi in orbita costano un sacco di soldi, ma coma mai l’ISPRA “dovrebbe passare il suo tempo” a fare indagini e report che poi nessuno legge e soprattutto nessuno utilizza peggio dei dati Cosmo?

L’ISPRA svolge indagini e ricerche su Acqua, Aria, Ambiente e Salute, Aree Urbane, Cambiamenti Climatici, Geologia, Mare, Rifiuti… una colossale mole di dati sempre aggiornati e un team eccezionale di esperti di livello internazionale.

Non basta stanziare fondi, fare annunci eclatanti snocciolando milioni di euro come a dire “noi ci siamo e abbiamo fatto il nostro”…i soldi bisogna saperli spendere!

Occorre che i soldi vengano spesi in maniera mirata intervenendo ad hoc e preventivamente sulle aree a rischio che, come visto, sono ben note!

I fondi per il rischio idrogeologico in Emilia fermi dal 2017.

Il Pnacc annunciato e mai completato.

L’adattamento al cambiamento climatico dimenticato…ovunque in Italia!

Nelle casse dello Stato ci sono 8,4 miliardi di euro per la mitigazione del rischio idrogeologico. Potrebbero essere spesi subito, ma dal 2018 sono fermi. Dallo stesso anno al Ministero dell’Ambiente giace una bozza del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc), ma l’iter per il provvedimento è ripartito solo dopo la tragedia di Casamicciola…solita canzone…dormo alla grande e mi sveglio solo quando i ladri han portato via tutto da casa…

Il piano serve perché la frequenza e l’intensità delle alluvioni sono una conseguenza del riscaldamento globale.

Ma l’Italia oggi ha solo una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, entrata in vigore nel giugno 2015, una bozza, un documento di principio, non operativo.

Ma c’è di più…

Tra fondi nazionali ed europei sono 21 i miliardi di euro stanziati fino al 2030 per la difesa del territorio.

Senza però controlli e regie…senza alcun team operativo di studio e intervento…senza nessun ente, comitato, gruppo di esperti, che “area per area” partendo dalle criticità ne individui e realizzi preventivamente tutto ciò che occorre per mitigare rischi e tragedie come quella che stiamo vivendo in Emilia Romagna.

Da “Repubblica”:

I soldi, spiega oggi la Repubblica, transitano da un capitolo di spesa all’altro da quando il primo governo di Giuseppe Conte ha cancellato la struttura di missione Italia Sicura voluta da Matteo Renzi. Da quel momento gli 11 mila progetti catalogati sono rimasti un elenco. I miliardi non sono stati spesi. E alla fine il governo Draghi li ha messi nel PNRR.

A onor del vero Giorgia Meloni aveva inserito nel programma elettorale un forte richiamo circa la necessità di aggiornare e rendere operativo il Pnacc e a dicembre il Governo aveva pubblicato una bozza aggiornata lasciando due mesi di tempo per le osservazioni.

Da quel momento è tutto rimasto fermo. Il Pnacc attende la Vas (Valutazione ambientale strategica) da parte della Commissione apposita del Ministero.

Quindi dovrà essere adottato con un decreto del Ministero competente.

Quando si parla di «disastro annunciato» rispetto all’alluvione in Emilia-Romagna bisogna considerare anche questi ritardi…che non possiamo permetterci più!

L’adattamento al cambiamento climatico è l’insieme delle azioni per prevenire o ridurre i danni causati dall’innalzamento delle temperature, dovuto all’effetto serra di origine umana.

Per esempio, contro eventi come l’alluvione in Romagna, serve combattere il dissesto idrogeologico con interventi mirati e rafforzare la Protezione Civile. Altre misure di adattamento sono sistemi idrici efficienti: in Italia serve ridurre le perdite degli acquedotti e fare nuovi invasi per raccogliere l’acqua piovana. In campo agricolo, occorrono coltivazioni resistenti al calore e in grado di fermare la desertificazione. Nel campo della salute, servono strutture sanitarie in grado di prevenire e curare gli effetti delle ondate di calore e delle malattie infettive favorite dal caldo…in pianura occorre potenziare i canali di sfogo delle acque meteoriche, sui lungomare delle città come Salerno, Napoli, Bari, Genova,… occorre creare barriere in grado di contenere l’innalzamento delle acque modello “MOSE”…

E si può fare in modo intelligente, efficace ed economicamente sostenibile? Certo che sì! 

Faccio in conclusione un esempio:

Tramite i dati satellitari è possibile studiare qualsiasi fenomeno e cambiamento avvenuto negli ultimi 30 anni…sono tutti disponibili presso il Centro Spaziale di Matera, uno dei più grandi d’Europa.

Scegliendo una qualsiasi area nel mondo, si può facilmente realizzare uno studio chiamato “change detection” finalizzato a verificare nel corso degli anni cosa è successo su quell’area, che fenomeni si sono avuti, come si sono manifestati soprattutto a livello dinamico e quali conseguenze quei fenomeni hanno determinato…

Se fosse stato fatto sulle aree in Italia a maggior rischio alluvioni secondo i dati dell’ISPRA, si poteva facilmente capire, ad esempio, quali canali idrici pulire, quali argini rinforzare, dove e come ripristinare una adeguata vegetazione, quali altre vie di sfogo delle masse d’acqua realizzare sul territorio per mettere in sicurezza i centri abitati, quali abitazioni spostare perché troppo prossime ai corsi d’acqua, quali muri di contenimento, quante e dove realizzare paratie per smorzare la forza dirompente delle acque, quali vie potenziare/realizzare a rinforzo della capacità di sfogo delle acque meteoriche, …

Ma insomma ogni volta dobbiamo assistere a queste catastrofi limitandoci a fare donazioni e ringraziare commossi Protezione Civile, VVFF e volontari?

E Casamicciola,  e Sarno, e ora la Romagna…che Paese di inutili chiacchieroni!

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Caro amico ti scrivo…

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