“Un bollettino di guerra” di Francesco Viscelli

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“Luana D’Orazio morta a 22 anni sul lavoro”

“I corpi di un ragazzo di 21 anni e di una donna trovati sotto le macerie”

“Operaio di 37 anni travolto da sacchi di mangime”

“Muore schiacciato da una balla di fieno”…

Ho elencato titoli apparsi recentemente sui mass media.

Cinque morti sul lavoro in sole 24 ore! Non mi pare esagerato parlare di bollettino di guerra, il quale, oltretutto, si ripresenta puntuale ogni anno con cifre sempre più raccapriccianti.

Nel primo trimestre del 2021 si è calcolato addirittura un incremento di infortuni mortali di oltre l’11% rispetto al primo trimestre dell’anno passato, senza contare quelli sopravvissuti con mutilazioni e disabilità .

Anche per rispetto verso i caduti sul lavoro ed i loro familiari, credo sarebbe ora di finirla di parlare di “morti bianche” come se si trattasse di disgrazie dovute al caso e dietro le quali, invece, non ci fossero quasi sempre colpevoli mancanze, a cominciare dalla carenza di controlli dovuta agli organici sempre più ridimensionati nel corso degli ultimi anni: Ispettorato Nazionale 4.500 dipendenti invece dei 6.500 previsti dalla pianta organica, Dipartimenti di Prevenzione delle ASL 2.000 contro i 5.000 del 2009, INAIL rimasto con 246 ispettori.

E, se è vero quanto ho letto, pare che nel Piano di Ripresa il tema non sia neppure citato.
Questo penso non sia degno di un paese civile.

A chi la mattina va al lavoro bisogna assicurare che la sera ritornerà sano e salvo in seno alla propria famiglia.

Non è più tempo di parole di indignazione o di denunce quando questi fatti luttuosi accadono, occorre agire prontamente con misure adeguate.

Inutile commuoverci, versare qualche lacrima quando una giovane come Luana viene stritolata da un rullo per poi, nel giro di qualche settimana, rimuovere il tutto dalla nostra coscienza.

Bisogna che ognuno faccia la sua parte.

Gli imprenditori dovrebbero cominciare a considerare le misure di sicurezza non una spesa, ma un investimento.

Dal canto loro i lavoratori dovrebbero seriamente seguire corsi di addestramento per svolgere al meglio e con meno pericoli la loro opera.

Lo Stato dovrebbe esercitare un controllo molto più assiduo ed efficace specialmente nei luoghi lavorativi maggiormente soggetti al verificarsi di incidenti.

Solo così potrebbe riacquistare dignità il lavoro in una Repubblica che su di esso proclama essere fondata.

Purtroppo le mie speranze vacillano quando constato che il problema è praticamente scomparso dalla prime pagine dei grandi giornali, che nei talk show si preferisce parlare di argomenti ritenuti meno sgradevoli alle orecchie dei telespettatori, che personaggi datisi alla politica quotidianamente tuonano contro presunte libertà violate dal coprifuoco imposto dalla pandemia e non spendono una parola sulla libertà di non morire sul posto di lavoro.

Francesco Viscelli

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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