Il suo geniale e dissacrante punto di vista sulla società umana Ruben Ostlund lo aveva già ampiamente mostrato in The Square, pellicola con cui vinse a Cannes la Palma d’oro raccogliendo consensi anche altrove.
Con il suo ultimo film, Triangle of Sadness, (anch’esso vincitore della Palma d’oro e nominato anche a tre premi Oscar) centra di nuovo l’obiettivo della satira irriverente e aggiunge ancora qualcosa i più alla sua visione ‘sociale’.
Trama
Carl (Harris Dickinson) e Yaya (la scomparsa Charibi Dean), una coppia di modelli, vivono l’entusiasmo della Settimana della Moda di Milano prima di partire per un’esclusiva crociera a bordo di uno yacht nei Caraibi. Mantenuta in maniera impeccabile, l’imbarcazione è pilotata da un capitano di mare marxista e stravagante (Woody Harrelson). La vacanza prende però una piega del tutto inattesa a causa di diversi eventi che si susseguono, da un’intossicazione alimentare a un attacco di pirati. Giunti su un’isola deserta, Carl, Yaya e i pochi altri passeggeri sopravvissuti dovranno abituarsi a vivere sotto le regole di un nuovo leader di gruppo: una cameriera filippina di mezza età, Abigail (Dolly de Leon).
Una ‘tempesta’ sociale?
Si odia o si ama la pellicola di Ostlund, che parte dalla descrizione della superficiale relazione fra due giovani modelli (lei anche ricca influencer), per inoltrarsi poi nel sentiero della frustrazione del maschio ‘che guadagna meno della donna‘, continuando poi nella rappresentazione di una sorta di commedia sociale crudele e trash per poi concludersi in un morboso assetto thriller psicologico.
La storia tra Carl e Yaya apparentemente centrale, farà poi solo da contorno a una Commedia /dramma su un’umanità ipocrita, glaciale e insopportabilmente decadente, dove il binomio servo-padrone è nascosto dietro una patina di apparenza che lascia tutto in superficie. La vacuità della società odierna, centrata sul benessere e l’apparenza, viene mostrata in tutto il suo splendore senza lasciare spazio ad abbellimenti o falso moralismo.
Il padrone è ricco e potente, dà ordini che appaiono al limite dell’inverosimile dinanzi ad una schiavitù costretta a soccombere e a ripulire gli ‘escrementi e il vomito della nobiltà’.
Dinanzi al naufragio della Power class il povero avrà la sua vendetta agghiacciante abbassandosi egli stesso alla dura legge del più forte e perdendo quell’umanità e dignità con cui prima si distingueva.
Potente il messaggio di Ostlund (il Potere uccide l’anima) in una pellicola che pur durando 140 minuti, si guarda senza cedimenti e mantenendo anzi sempre la giusta dose di tensione, necessaria a reggere il ritmo di una trama così articolata.
Ottimi gli interpreti con un Woody Harrelson convincente nei panni del capitano di nave di idee di sinistra ma completamente staccato dalla realtà, e con una straordinaria Dolly De Leon, terrificante incarnazione della Donna al potere che rivendica amore e rispetto . Si ride, ma con un ghigno amaro.
In streaming su Infinity.
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