Tra le parole più pronunciate ogni giorno oggi abbiamo scelto rispetto e dispetto. ”Esigo rispetto!” oppure: “Il rispetto è tutto! “, e lo dicono con così tanto dispetto.
Rispettare sé stessi, i propri ideali, le proprie emozioni e convinzioni, un accanimento che può portare così al rinunciare agli stessi e quindi a sé stessi, una morte nascosta in una vita apparente; vivere rinnegandosi privi di ogni rispetto.
C’è sempre chi è pronto a giudicare, indirizzare, consigliare; ma ci siamo mai soffermati a chiederci se lo fanno per noi o loro stessi!
Quando esprimiamo un’opinione o un “consiglio”, si parte già dal presupposto che non sia imparziale, ma condizionato dal nostro vissuto e dalla visione personale che abbiamo della vita. Il nostro punto di vista è plasmato da tutte le nostre esperienze, che una dopo l’altra hanno contribuito alla nostra evoluzione e cambiamento; ma la visione acquisita non è una “legge” che vale per tutti. L’esperienza di vita si può solo condividere, non imporre; ogni singolo individuo ha un determinato cammino, fatto di scelte e azioni e conseguenze, preferibilmente consapevoli e soggettive: siamo noi i responsabili delle nostre azioni e reazioni. Un po’ come quando si lancia un sasso in un lago: i cerchi che si disegnano uno dopo l’altro, si manifestano e si dissolvono, prima o poi svaniscono, ma la presenza del sasso nel fondo del lago resta, una presenza costante nel tempo, così come le reazioni alle nostre azioni.
Quindi il rispetto, ovvero la disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi, è un diritto ed un dovere, che non potrà essere accompagnato da un atteggiamento di dispetto, poiché è un atto provocato da stizza e risentimento. No, non possono proprio viaggiare a braccetto, quindi, nel procedere con il rispetto, ricordiamo che è un gesto generoso nei nostri confronti, del prossimo e dell’ambiente che ci circonda, e va curato con amorevole attenzione.
Non facciamoci un dispetto, scegliamo il rispetto. Lasciamo tracce degne di essere trovate.
Simona Trunzo
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