“Tolo Tolo” e l’amarezza di una risata

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Ed eccoci qui, desiderosi di provare a recensire “Tolo Tolo” , il nuovo film di e con Checco Zalone.

Ci accingiamo a farlo con un pizzico di tensione emotiva che induce ad una certa apprensione poiché, senza voler degenerare in eccessi, si tratta probabilmente del film italiano più atteso del momento.

È un film che potrebbe dare una forte scossa economica al nostro cinema, incassando da solo (almeno è quel che si auspica) una cifra che potrebbe far bene a tutta l’industria.

È di certo una pellicola che non va sottovaluta.

E, dopo aver assistito alla sua proiezione, possiamo affermare che si tratta di un’opera a suo modo sorprendente e tutt’altro che scontata.

Una scelta senza dubbio più dura, diretta e coraggiosa rispetto a quelle fatte in seno agli altri film del comico pugliese.

In “Tolo Tolo” , Checco Zalone non smarrisce il suo solito sguardo da “finto ingenuo” sul mondo, al fine di scardinare evidentemente i pregiudizi troppo spesso imposti dalla società.

È un film che non suscita le classifiche risate a crepapelle.

Oserei dire, piuttosto, che in certi momenti si sorride addirittura amaramente, poiché assistiamo ad una riproduzione molto fedele della realtà.

Avventurandoci nei meandri della trama di “Tolo Tolo”, cominciamo sin da subito a comprendere che tipo di film ci troveremo innanzi.

Checco Zalone , a Spinazzola, nelle Murge, ha un sogno: aprire il sofisticato ristorante giapponese “Murgia & Sushi” .

Come sarà andato l’investimento ?

Un vero disastro!

E allora, fuggito dai debiti e dai pignoramenti, lo ritroviamo in un resort a Malindi, in Kenya.

Comincia a lavorare come cameriere, fa amicizia con un ragazzo di nome Oumar e conosce una giovane donna e bellissima donna di colore che lo attrae, Idjaba.

Quando pare che tutto cominci ad andare per il giusto verso, scoppia una terribile guerra e Checco ci si trova in mezzo, seppur continui a mantenere costantemente quall’aria stralunata e da inconsapevole.

Sarà costretto a fuggire e a tornare in Italia, ma senza ricevere alcun aiuto dai propri connazionali.

Deciderà dunque di compiere ” il viaggio” , quello che ogni giorno coinvolge dolorosamente migliaia di migranti: si prefigge di attraversare il deserto, di cercare di raggiungere la salvezza, mettendo in conto tutti gli innumerevoli rischi che comporta, comprese le difficoltà di affrontare il mare su un barcone.

Per poi trovarsi di fronte ai porti chiusi.

A differenza del personaggio che siamo abituati ad apprezzare sul grande schermo, Luca Medici (questo il vero nome dell’attore barese) stavolta ci regala un film molto più coraggioso dei precedenti.

Partendo da uno dei suoi caratteristici capisaldi, ovvero i tipici vizi dei nostri connazionali (l’illegalità, la furbizia, le scorciatoie, l’evasione fiscale), alza nettamente il tiro e lo fa in maniera ancor più incisiva rispetto, per esempio, a quanto accadde nel suo secondo film, “Che bella giornata”, in cui si affrontavano le problematiche relative agli scontri tra civiltà e al terrorismo, e va a toccare un punto nevralgico dei nostri giorni.

“Tolo Tolo” detiene infatti il pregio di mostrare qualcosa  che molto raramente al cinema, e soprattutto in una commedia, si ha l’opportunità di vedere: il viaggio della speranza di tanta povera gente e le prigioni in Libia.

E, cosa che ricorre in tutto il film è sicuramente l’enorme divario esistente tra chi vive in Africa e chi abita in Occidente.

Il tormentone sui medicinali e sui cosmetici (la crema all’acido ialuronico), serve proprio a questo, a far comprendere come ci si smarrisca troppo spesso e futilmente in pseudo problematiche che vertono sull’irrisorio.

Ma il film si pregia di molti istanti inusuali, spiazzanti, sorprendenti.

Da alcuni momenti che vedono un Checco simil Mussolini ad una comparsa esilarante di Nichi Vendola, che recita una brevissima parte, interpretando se stesso.

Da gioiose scene che ricordano il musical , come la canzone cantata da Checco con alcuni africani , all’allegro cartoon sulla cicogna che chiude il film.

Uno degli aspetti certamente più toccanti riguarda le note di “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori , che accompagnano lo sbarco di una nave in Italia tra le proteste della gente.

Poco prima, Checco aveva detto di non volere il porto di Vibo Valentia per sbarcare, preferendone altri.

È un esempio di come il gioco di Checco sia sempre lo stesso: il ribaltamento del punto di vista, il voler fare l’ignorante per smascherare l’ignoranza altrui.

“Tolo Tolo” è un film potenzialmente più efficace e schietto di qualsiasi pamphlet politico. Dice ” qualcosa di sinistra ” (come chiedeva Nanni Moretti a D’Alema in Aprile ), ed esprime, in modo esaustivo, cose che molti leader politici oggi faticano a spiegare.

È un film molto duro e a tratti commovente, anche se filtrato sempre dall’ironia dirompente che caratterizza la commedia.

La sua particolarità è insita nell’evidenza di quanto poco si rida durante il film o, per meglio dire, considerevolmente meno rispetto allo standard dei film di Checco Zalone.

Di certo, tale fenomeno, è da attribuire al fatto che il realismo di certe situazioni colpisce dritto al cuore ed in modo particolarmente efficace e si fatica, dunque, a carpire la discrepanza tra finzione e realtà, cosa che spesso induce in automatico ad una sana risata.

Luca Medici, conscio del tema che sta affrontando, si preoccupa di spiegare troppo certi passaggi.

Il momento in cui, su un camion pieno di africani, si alza in piedi e si atteggia a Mussolini, viene seguito dal dialogo con un africano, un medico, nel corso del quale quest’ultimo spiega a Checco cos’è successo, secondo il suo punto di vista.

” Abbiamo tutti il fascismo dentro, con lo stress viene fuori “.

“Come la candida, risponde Checco.

Questa non è solo una metafora che induce alla riflessione , ma si tratta di un esempio di come ogni cosa, nel film, venga attenzionata e spiegata.

“Tolo Tolo” non nasce come tutti i film di Zalone, da una sua idea, ma da un soggetto di Paolo Virzì , che probabilmente aveva in mente un film più cattivo e decisamente più scorretto di quello di Checco Zalone (che, in questo senso, si ferma sempre un attimo prima di diventarlo.)

Di Virzì resta un progetto sicuramente originale, la scelta di un cinema maggiormente impegnato, a partire dallo splendido personaggio di Oumar – ispirato a un ragazzo realmente esistito e che il regista livornese conosceva – un ragazzo africano che è detentore di una cultura ricchissima, che ama leggere i romanzi e che è profondamente legato al Neorealismo italiano.

Ma cosa vuol dire “Tolo Tolo”?

In una dolcissima scena del film, Checco insegna ad un bambino africano di nome Dudu’ a nuotare.

Zalone lo incoraggia, facendogli notare che sta galleggiando “solo solo”.

Così, il piccolino, non sapendo pronunciare in maniera sicura molte parole della lingua italiana, seguita a ripetere:” Sì, tolo tolo!”

Ci chiediamo, a questo punto, quali saranno le reazioni del pubblico di Checco Zalone innanzi alla visione del nuovo film.

Forse si tratterà di una platea meno pronta ad accogliere uno Zalone che si discosta dai suoi canoni di comicità , un pubblico che magari avrà delle idee differenti rispetto al messaggio del film e che potrebbe rimanere spiazzato.

Una parte potrebbe non capire il film e il suo messaggio.

Un’altra fetta di pubblico potrebbe anche rifiutarne categoricamente i contenuti.

Ma ci sarà di certo chi comprenderà appieno ed apprezzara’, rifletterà, rivedrà le proprie idee.

Sarebbe una bella e grande vittoria!

Una cosa è certa: il tipo di comicità che punta meno sulla risata e più sul sorriso a denti stretti, per uno come Checco Zalone, costituisce un notevole rischio.

Vedremo se sarà premiato.

Personalmente, qualche sera addietro, ho lasciato sulla poltrona del cinema parecchie tracce di frammenti della mia commozione.

Maria Cristina Adragna

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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