Si muore da soli

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La loro casa è uguale a quella degli anziani di tutto il mondo.

Nelle stanze i mobili sono datati e rovinati a volte per i traslochi fatti, sui comò le fotografie in bianco e nero a testimoniare i tanti momenti di vita felice e poi ricordi di viaggi e quadri religiosi, in un insieme di cose che raccontano la vita passata…

Spesso vivono in mezzo a noi come fantasmi.

E muoiono da soli, abbandonati e dimenticati anche dai parenti.

In Giappone le morti così vengono chiamate “kodokush“: (morte solitaria).

In Italia questo fenomeno, che si ripete purtroppo con frequenza, non ha un nome.

E nessuno si è mai preso la briga di segnare e contare queste morti invisibili.

Diventano poche righe unite ad una foto sui giornali di cronaca, sui giornali locali.

Ci sono le eccezioni se la morte è avvenuta da mesi o addirittura da anni, come è avvenuto mesi fa per una donna ritrovata mummificata in casa. Ci si accorge delle morti invisibili per un cattivo odore sui pianerottoli unito al ronzio delle troppe mosche attaccate alle porte, per la casella della posta troppo piena o per la pensione non ritirata da mesi.

Diventano dei nomi e un necrologio, ma sono persone, hanno storie, hanno vite che avrebbero potuto raccontare ai nipoti, ai pronipoti e – perché no? – anche a chi li avrebbe ascoltati solo per il piacere di arricchirsi di esperienza di vita altrui.

Come la triste storia di Carmelina, che era nata in una famiglia numerosa, una famiglia del secolo scorso. Era l’ultima di otto figli, non si era mai sposata, ma non aveva mai lasciato la casa natale e non aveva mai vissuto sola.

Dopo la morte dei genitori aveva diviso la casa con una sorella, nubile. La sua è stata una vita semplice ma ricca di soddisfazioni. Carmelina ricamava i corredi delle ragazze che si sposavano e lei era felice per loro.

Lei nel cuore aveva un nome, quello dell’unico uomo che aveva amato.

Era morto giovane, prima del loro matrimonio e non si era più innamorata e fidanzata.

È stata circondata dall’amore familiare, dai nipoti e dai pronipoti.

Non si è mai sentita da sola, anche se stava male, sapeva che c’era qualcuno che di sarebbe occupata di lei. Ogni tanto però un velo malinconico offuscava i suoi occhi, quando iniziò a invecchiare. I nipoti cambiarono città, solo una di nome Lina le restò vicina e per qualche tempo vissero insieme.

La sera passavano del tempo insieme chiacchierando davanti una cena, la domenica Lina l’accompagnava in Chiesa e la portava in pasticceria a mangiare una fetta di torta.

Una brutta malattia portò via Lina e Carmelina restò completamente da sola.

La pensione non le bastava, alcuni mesi doveva scegliere se pagare le bollette o fare la spesa. Gli ultimi tre anni, visse quasi in povertà e in solitudine.

Fino a quando una notte, dopo un forte dolore al petto morì, da sola, senza nessuno a cui chiedere aiuto. Furono le suore che, non vedendola più a messa la cercarono e non avendo risposta al telefono, allertarono i parenti lontani e i Carabinieri.

Da tanto tempo mi chiedo se l’indifferenza è il male di questo secolo.

La risposta è sì, è proprio così, è sotto i nostri occhi.

Noi siamo diventati ogni giorno un po’ più indifferenti, insensibili, distaccati, ecco la parola adatta è distaccati dagli altri.

So che non devo fare di tutte le erbe un fascio, ma la maggior parte di noi pensa al proprio orticello, e il resto ci riguarda poco.

Per salvare vite basta poco, basta bussare ad una porta.

E ricordare che tutto ciò che succede all’altro ha conseguenze anche su di noi.

Immedesimarsi negli altri non è difficile ma per farlo occorre avere un cuore.

Angela Amendola

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Intervista a Rossella Gamba

3 COMMENTS

  1. Mi ha rattristato e commosso al tempo stesso questo passaggio amaro della nostra realtà. La ringrazio per aver sollevato un problema cosi forte e che ci riguarda da vicino più di quanto crediamo. Molti vivono come se non Dovessero invecchiare mai e che il problema riguarda solo gli altri eppure basta poco per ritrovarci ad essere tante lina.

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