A volte, certo, capita anche a me
di non avere voce per parlare o per cantare
ma in fondo mi conosco, sbaglio tutti i tempi,
non era questo forse il migliore per i miei silenzi?
Sole – Negramaro
Succede.
Succede che si resti senza parole e che pur avendo interpretato i propri attimi con spontaneità, voglia di vivere, di fare, di divertirsi, di costruire…attorno il mondo non capisca o, addirittura, interpreti in modo “originale”… comunque negativo.
E oggi succede sempre più spesso.
Succede anche quando “un emerito imbecille” appende a testa in giù un manichino che rappresenta Giorgia Meloni piuttosto che Jou Jou de la Cosquette…questo è un sintomo?
Succede anche quando un figlio contesta un genitore salvo poi andarsene a “far casino”, o meglio, a “farsi male” nei cosiddetti “rave party”.
Questo è un sintomo?
Fin dalla sua nascita ogni individuo è inserito in una rete di relazioni e per questo motivo ogni singolo non può essere slegato dal contesto cui appartiene.
È questa la giusta visione che permette di allargare la visuale da cui spesso si guarda erroneamente un individuo “portatore di un sintomo”, spostandosi da una dimensione soggettiva ad una dimensione relazionale.
Nello specifico siamo di fronte a situazioni da inquadrare non più come problematica unicamente individuale ma come l’espressione di un malessere che affligge anche, o forse soprattutto, il contesto delle “moderne relazioni”.
Chi ha appeso il fantoccio a testa in giù, i figli che contestano i genitori e l’intera Umanità fino al punto da buttare la propria vita in festini tutto “sesso, droga e rock and roll”, o giovani soldati costretti a combattere per forza in Ucraina e che sfogano questa loro rabbia con ogni sorta di atrocità,…sono vittime di contesti relazionali drammaticamente fuorvianti se non inumani.
Il problema è quindi quello di restituire benessere non solo all’individuo ma proprio all’intero contesto relazionale moderno.
E come fare?
Come fanno i dittatori, gli ayatollah, i santoni… tutti coloro che uniformano le masse attraverso dottrine e punizioni su questo o nell’altro mondo?
Come facevano i padri di 50 anni fa che alla sola obiezione di un figlio “andavano giù di cinghia”?
O piuttosto “è sempre la somma a fare il totale”?
In sostanza (a mio avviso sì) è sempre la sommatoria di quei comportamenti virtuosi, realizzati da coloro che sono capaci di “mettere in campo la giusta reazione ”, a costituire una speranza di rinascita individuale e collettiva?
Mi spiego.
Come mai pur in contesti relazionali non semplici, un ragazzo affitta terreni, apre una azienda agricola e produce mele biologiche mentre un altro ragazzo, nel medesimo contesto relazionale, si riempie il corpo di tatuaggi, si ubriaca e se ne va in giro “per capannoni di terzi” a farsi le canne?
E come mai il primo non parla mai di colpe mentre il secondo riconduce i propri comportamenti alle colpe degli altri?
A quello che gli altri fanno o non fanno, fanno bene o fanno male, dicono sì ma non dicono come dovrebbero, …
Il 28 ottobre scorso un tale ha aggredito gli avventori del centro commerciale di Assago.
Ha ucciso un dipendente e ferito quattro persone di cui uno è poi morto.
Coinvolto anche il calciatore del Monza Pablo Marì, operato alla schiena.
L’uomo di 46 anni fermato, incensurato ma con disturbi psichici, ha detto:
_” Ho visto tutte quelle persone felici, che stavano bene, e ho provato invidia “.
E quindi chi appende manichini a testa in giù, chi accoltella la gente nei supermercati, chi gira il mondo “per capannoni” a debosciarsi, chi tratta male genitori colpevoli di chissà quali nefandezze, chi si mette a giocare “a blu whale challenge” … è evidente che ha modalità di reazione assolutamente negative, inconcludenti, autolesionistiche, criminali … a fenomeni socio-relazionali che riguardano il mondo intero quindi comuni alla maggior parte della Umanità.
Vediamo ovunque questa necessità di sentirsi liberi non solo nelle varie manifestazioni in piazza, nelle discussioni spesso offensive e maleducate sui social e in tv, nel fatto che per alcuni cittadini infrangere le regole è diventato un motivo di vanto.
Perfino la moda è diventata gender fluid per abbattere “ipotetiche barriere”. Si cerca la libertà di essere sé stessi ma anche quella di essere ciò che – di fatto – non si è.
E quindi?
La libertà ci sta soffocando, da ogni lato. I danni e i vizi che sta producendo hanno superato i pregi e i vantaggi. In occidente siamo giunti a un punto in cui la libertà deteriora il tessuto sociale, avvelena i rapporti umani, peggiora l’Umanità.
È giunto il tempo di rimettere in discussione ciò che non abbiamo mai discusso, dico noi contemporanei occidentali. L’unico dio rispetto a cui non è possibile professarsi atei o solo agnostici.
Non è in discussione la libertà di pensiero, d’azione e d’impresa.
Ma appare evidente e documentato che la libertà come fondamento indiscutibile, ci sta facendo compromettere ogni base su cui regge la vita intima e familiare, pubblica e privata: la libertà come arbitrio, di chi uccide, violenta e ruba nel nome della sua assoluta autodecisione rispetto a cose, uomini e limiti.
La libertà di rompere rapporti, legami e contratti, la libertà di diventare altro da sé, la libertà da ogni limite naturale, da ogni confine, da ogni vincolo esterno, da ogni identità e da ogni appartenenza. Nel suo seno covano l’egoismo, l’egocentrismo e il narcisismo.
E chiunque ostacoli la mia libertà lo abbatto.
La libertà assoluta non tollera neanche le Leggi che pure nascono a sua garanzia.
La libertà si traduce così nel suo contrario, la sua parabola nasce all’insegna della volontà di onnipotenza e finisce all’insegna della volontà di autodistruzione; o sorge dalla liberazione di ogni nostra energia e finisce come schiavitù di ogni nostro impulso nell’intima giustificazione delle presunte colpe altrui.
E tutto diventa discutibile, soprattutto l’autorità che, al contrario, sorregge la libertà, ne bilancia il peso e la misura.
È tempo di esercitare lo spirito critico anche sulla libertà, riportandola da totem e tabù a confine e responsabilità, da feticcio e capriccio a strumento e misura. La libertà assoluta è un male assoluto, anzi il male assoluto è la libertà assoluta, cioè possibilità di disporre di tutto e di tutti, del mondo, degli altri e di noi stessi, nel nome inviolabile della nostra suprema e totale libertà.
La libertà è preziosa, è un percorso di crescita e maturazione e non una meta per adolescenti viziati…non mi fraintendete…io amo la libertà.
Sono solo convinto che in ogni caso, qualunque cosa accada dopo la nostra vita, sarà solo un ritorno…
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
[…] Senza disciplina troppa libertà fa solo male […]
[…] Senza disciplina troppa libertà fa solo male […]