Schindler’s list: La bambina col cappotto rosso

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“Non è l’incapacità di narrare,

ma l’incapacità della cosa di essere narrata”…

” Come una rana d’inverno”

di D. Padoan

Durante lo sgombero del ghetto di Cracovia da parte dei Nazisti, raccontato in bianco e nero da Steven Spielberg in Schindler’ s List, si intravede una piccola figura con un cappotto rosso.

Tra le urla, la confusione, le marce, i soldati, gli spari, le lacrime, gli sguardi perduti; la bambina cammina con piccoli passi da sola per le strade, smarrita, incurante.

Nessuno sembra accorgersi di lei, come se fosse invisibile.

Eppure, lei si distingue da tutti, perché indossa un cappotto rosso.

“Un rosso non tanto forte da richiamare il sangue, ma quel poco che serviva a distinguerla tra la folla e poterla ricordare.”

Dall’ alto del colle, Oskar Schindler, si ferma ad osservare inorridito.

Ma ciò che i suoi occhi non riescono a smettere di guardare è proprio quella macchia rossa in tutto quel grigiore.

Quel volto innocente, il candore di un corpo ricoperto di rosso, diventano nel film il manifesto dell’Orrore.

Spielberg era riuscito a ritrarre la mostruosità dell’Olocausto in una singola immagine.

E’ l’unica nota di colore dell’intera pellicola. Un cappotto rosso che poi sparisce, un corpo che ricompare solo verso la fine, privo di vita, su un mucchio di cadaveri accatastati dentro una carriola. Un corpo tra i molti, un cuore tra i tanti.

“Ma perché quella bambina portava una giacca rossa?

Molte sono state nel tempo le risposte date a questa domanda. Molti i tentativi di dare un significato a quell’unica macchia di colore, che trafigge come una spada il bianco e nero di tutto il film.

Spielberg fu ispirato da un racconto dell’attrice Audrey Hepburn che, nella biografia del figlio Sean FerrerAudrey Hepburn, un’anima elegante”, racconta dello sfollamento di una palazzina di ebrei a cui aveva assistito, durante la persecuzione nazista. Tantissimi uomini e donne gettati con forza sulle camionette dell’esercito tedesco per essere condotti nei campi di concentramento.

In quella folla disperata, un’immagine la colpì più di tutto: una ragazzina che indossava un cappotto rosso.

Dunque, quella bambina rappresenta per Spielberg  insieme l’ innocenza, la speranza, la sofferenza.

Ma, in particolare, quel dettaglio del film dimostra la tragedia individuale di ogni singola persona e, insieme, quella di tutto un popolo.

Il messaggio che Spielberg vuole trasmettere, è il dolore che singolarmente, ognuna di quelle persone, ha sofferto e sopportato sulla propria pelle, individualmente, in modo personale.

Il dolore consumato dalle atrocità o spento da quanto accaduto, cambiando per sempre la vita di chi vi è sopravvissuto.

Spielberg non voleva solamente portare alla luce un fatto realmente accaduto, ma soprattutto, imprimere nelle nostre memorie e coscienze un “evento disumano” come quello dell’Olocausto, come qualcosa che è necessario ricordare, tramandare, spiegare e insegnare.

Ma è Oskar Schindler a notare quella bambina oppure siamo noi a doverla vedere attraverso i suoi occhi?

Forse entrambe le cose. Forse quella bambina vestita di rosso serve a creare nel cuore di Schindler e nel nostro la consapevolezza.

Forse posso fare qualcosa, forse non posso salvare proprio lei, ma posso salvarne altri…”

Così Oskar Schindler stila la sua Lista di 1200 ebrei, scambiandoli uno per uno in cambio di danaro, facendoli salpare sulla sua Arca provvidenziale.

Così, come si evince dalla locandina del film, la mano di Schindler afferra e stringe quella della bambina col cappotto rosso.

La porta con sé e dentro il suo cuore la salva, salvando 1.200 ebrei, 1.200 esseri umani. Uno per uno.

 “Chi salva una vita

Salva il mondo intero”

                                      Schindler’ s  list

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