Ti sei arresa, dopo aver combattuto le battaglie della vita, vinta da un corpo che aveva deciso di chiudere l’esperienza della Terra.
Racchiudevi, nello sguardo, il dramma dell’esistere, ti allontanavi dalla vita, cosciente del fatto che dopo tante battaglie non avresti vinto la guerra finale.
Non so se hai assolutizzato la tua condizione o se hai compreso che, in fondo, nella guerra finale saremo sconfitti tutti, senza sconti per nessuno.
Hai intrapreso un viaggio, da sola, in un giorno freddo e senza nubi, diventando vapore rarefatto, leggera, hai superato il piombo di cui la vita è costituita.
Le parole non dette restano tali, i gesti non fatti restano tali, la selezione dei ricordi diventa difficoltosa, non si può replicare, buona la prima.
Dopotutto la vita ti ha violentata, la vita ci violenta secondo per secondo, il tuo viaggio non è iniziato con pacifico conformismo e con mediocre poesia, ma nello smarrimento del sublime, tra campi aspri e rocce brulle.
Qui non ci sei e dell’altrove non ne abbiamo il senso.
Portrait inexistant.
Tommaso Cozzitorto
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