Ogni uomo, nella sua vita, prova sentimenti o passioni: prova dolore, amore, vergogna, orgoglio e altro. Sono sentimenti naturali di cui ognuno prende atto e fin da quando è piccolo viene educato a limitare le passioni troppo intense perché il suo agire non diventi pericoloso per gli altri.
La filosofia sembra assecondare tale modo di fare, soprattutto quando, in nome della ragione, invita l’uomo a non farsi trascinare dall’emotività.
La filosofia, nelle sue ricerche, fin dalle origini ha considerato le passioni come un qualunque altro oggetto d’indagine. Nel corso di questa, si discute soprattutto se sia necessario difendersi e respingere le passioni o accettarle e cercare di creare un punto di equilibrio con la ragione.
Nel dialogo platonico Gorgia, si parla di Callicle, un uomo politico ateniese che deride coloro che pensano di poter limitare con la ragione le passioni. Queste, a suo dire, sono parte della vita, espressione di coraggio e intelligenza, chi vuole limitarle lo fa perché ha paura di vivere.
Aristotele propone, invece, il “giusto mezzo”, una via di mezzo tra due passioni estreme, per cui il coraggio sarebbe il giusto mezzo tra la temerarietà e la viltà.
Nel periodo dell’ellenismo, si consigliava all’uomo di raggiungere l’apatia, cioè l’imperturbabilità, l’assenza di passioni.
Il periodo in cui la filosofia si interroga più intensamente su questo tema è nell’età moderna, tra il XVII e XVIII secolo. Le posizioni sono prevalentemente due: la prima ritiene che le passioni debbano essere sottoposte alla ragione, unica guida della nostra vita, la seconda ritiene che le passioni siano il motore della vita e la ragione non possa controllarle, al contrario, la ragione dovrebbe servire le passioni.
Baruch Spinoza, filosofo olandese, riteneva che le passioni non siano dovute a debolezze o fragilità dell’uomo ma nascano naturalmente, quindi, non vanno biasimate o detestate ma comprese come tutto ciò che riguarda la natura.
Egli così definisce la passione:
<<L’affetto, detto patema d’animo, è un’idea confusa mediante la quale la mente afferma una forma d’esistere del suo corpo, o di una parte di esso, maggiore o minore di quella che prima affermava, e, data la quale la mente stessa è determinata a pensare piuttosto questo che quello.>>
Le passioni originarie sono la “gioia” che si prova quando l’uomo sente di perseverare nel proprio essere, il “dolore” quando il sentire è contrario; da queste due, in modo irrefrenabile, derivano tutte le altre. Poiché le passioni riguardano la vita dell’uomo e il perseverare o meno del suo essere, Spinoza ritiene che possano essere controllate solo con la conoscenza degli effetti che possono produrre e quindi diventeranno “bene” se saranno utili, “male” se saranno dannosi.
La virtù, quindi, sarà il conseguimento dell’utile, il vizio, il contrario. Spinoza pensa che il mondo sia retto da leggi necessarie che non possono essere cambiate, solo se l’uomo comprenderà e accetterà questa idea potrà gestire le sue passioni in sintonia con il mondo.
David Hume, filosofo inglese del Settecento, pensa che le passioni nascano dall’esperienza sensibile e guidino le azioni dell’uomo. Rispetto ad esse la ragione svolge un funzione strumentale, cioè va alla ricerca dei mezzi necessari a soddisfare la passione.
Se, per esempio, un uomo prova un sentimento di gelosia nei confronti di un altro, la sua ragione cercherà i modi per tenere sotto controllo l’altro e la gelosia finirà solo quando una passione di pari grado la cancellerà. Per Hume, non si riuscirà mai a tenere a freno la gelosia con la ragione, anche se l’individuo fosse convinto che la gelosia è un male, non avrebbe la forza di opporvisi. Leggiamo in Hume:<< Appare così che il principio opposto alle nostre passioni non può coincidere con la ragione. Quando parliamo del conflitto tra passione e ragione il nostro parlare non è rigoroso né filosofico. La ragione è, e dovrebbe soltanto essere schiava delle passioni, né potrebbe mai ambire a qualcosa che non sia servirle e obbedire loro.>>
Ragione, passione, un eterno dilemma nella vita e nella filosofia.
Gabriella Colistra
” In medio stat virtus “: sulle spalle dei nostri Giganti (dai filosofi citati) – Isaac Newton – vedremo più lontano di loro!
(vista l’ora, rinvio).